La Brexit dell’Oceano Indiano

La Brexit dell’Oceano Indiano

Mentre in Europa si stanno seguendo le sorti della Brexit con il fiato sospeso, nell’Oceano Indiano le isole dell’arcipelago di Chagos domandano da anni di “uscire” dal Regno Unito per riunirsi alle Mauritius. Ma, nonostante una sentenza della Corte di giustizia dell’Onu che dà loro ragione, la richiesta rimane inascoltata.

 

Mentre a Londra impazza il caos legato alla Brexit dall’altra parte del mondo c’è qualcuno che vorrebbe uscire dalla Gran Bretagna. Ma la sua richiesta rimane inascoltata. È il caso delle isole che formano l’arcipelago di Chagos, che chiedono di riunirsi alle Mauritius e porre fine al dominio britannico cominciato nel 1965. In questa data infatti, da una parte la Repubblica di Maurizio ottenne l’indipendenza a stato sovrano; dall’altra gli atolli più esterni andarono a formare il Territorio Britannico dell’Oceano Indiano, che è ancora oggi sotto il controllo inglese.

L’isola più grande in cui si concentra tutta la popolazione è l’atollo di Diego Garcia, che dal 1966 ospita una base militare americana. Incuranti delle richieste della popolazione, gli inglesi trasferirono forzatamente una parte dei chagossiani (o ilois), alle Mauritius e alle Seychelles, e venne poi loro negato il diritto al ritorno.

Oggi a farsi portavoce delle richieste degli abitanti del piccolo arcipelago è la Chiesa anglicana locale che, riferendosi a una risoluzione della Corte di giustizia dell’Aia del 25 febbraio scorso, “ha consigliato che il Regno Unito restituisca agli abitanti delle isole Chagos e alla Repubblica di Mauritius questo territorio di loro appartenenza”.

La situazione di separazione di cui fanno quotidianamente esperienza gli abitanti è definita “disumanizzante” dai vescovi anglicani, secondo quanto riportato da ION News. Secondo la Chiesa inglese tutte le parti coinvolte dovrebbero rispettare l’autorità giuridica dell’Onu.

La diocesi anglicana è particolarmente sensibile al “clima di insicurezza” delle isole, facendo particolare riferimento al traffico e all’uso di sostanze stupefacenti che coinvolgono soprattutto le fasce più giovani della popolazione.

Inoltre, la Chiesa anglicana ha lanciato un appello di aiuto a seguito della devastazione causata dall’arrivo due cicloni nell’arco di tre settimane. Il settore agricolo è in ginocchio e risulta sempre più necessario un intervento esterno.