Malaysia: un novantaduenne il premier della svolta

Malaysia: un novantaduenne il premier della svolta

Sconfitto il partito al governo da sessant’anni a Kuala Lumpur. Grazie al suo vecchio leader Mahathir che ha sostenuto le forze dell’opposizione contro il suo ex delfino Najib, accusato di corruzione, nepotismo e pugno di ferro contro gli avversari

 

Inattesa nella sua estensione – anche se perseguita da anni – la vittoria dell’opposizione nelle elezioni del 9 maggio cambia radicalmente il quadro politico della Malaysia e apre a un orizzonte nuovo. Ancor più perché mette fine a un sessantennio di dominio quasi incontrastato della coalizione Barisan Nasional che ha al centro lo United Malay National Organization (Umno) guidata dal premier uscente Najib Razak, in carica dal 2009.

L’Umno è crollato a 79 seggi in un Parlamento che ne conta 222, mentre la coalizione avversaria, Pakatan Harapan, ne ha raggiunti 122 insieme al movimento alleato del Warisan con roccaforte nello Stato di Sarawak, sull’isola del Borneo.
Una vittoria trasversale tra etnie e fedi, pur con un apporto sostanziale dei malesi musulmani che hanno disertato in massa il Barisan, tradizionale referente dei malaysiani di etnia malese e fede islamica. La svolta è stata trainata dal novantaduenne Mahathir Mohamad, a cui il sovrano Muhammad V ha dato l’incarico di formare il nuovo governo.

Una delle personalità più carismatiche del Paese dall’indipendenza nel 1957, quella di Mahathir, premier ininterrottamente dal 1981 e il 2003. Il decano della politica malese ha sconfitto in un voto teso e aperto a timori di brogli e ritorsioni quello che era stato il suo prescelto quindici anni fa tra le guide dell’Umno, Najib Razak, sulle cui capacità di governo e moralità si era ricreduto col tempo. Fino al punto di accettare all’avvio della campagna elettorale la guida del Pakatan Harapan.

Una premiership prevista a termine, la sua, dato il suo impegno a lasciare presto la guida a Anwar Ibrahim, suo ex avversario politico e rivale di Najib. Un personaggio con alti e bassi quanto a ruolo e influenza, con una lunga storia di vicende legali legate al suo impegno, che da tempo accentra le speranze di cambiamento anti-Najib. Ibrahim, sta scontando una condanna a cinque anni per sodomia che i suoi sostenitori ritengono risultato di una congiura politica nei suoi confronti. La liberazione di Ibrahim l’8 giugno siglerà non solo il cambio epocale di gestione del Paese, ma anche il tramonto dell’ “era Najib” che si è sempre più caratterizzata per corruzione e nepotismo, oltre che per la crescente pressione sulle minoranze e sugli oppositori. Una situazione diventata insostenibile per molti in un Paese tra i più vari al mondo per geografia e popolazione, diviso amministrativamente in 16 Stati e Territori federati con un crescente predominio dei malesi di fede musulmana – poco più del 50 per cento per cento dei 31 milioni di abitanti – che fa temere la crescita dell’integralismo, dell’applicazione indiscriminata della legge coranica e dell’emarginazione di altri gruppi.

Davanti al silenzio dell’ex premier sconfitto, Mahathir ha promesso di non puntare a una rivincita sugli avversari, ma piuttosto a smantellare il sistema di potere dell’Umno per avviare il Paese lungo direttive di condivisione, convivenza e modernità, garantendo uguaglianza davanti alla legge e nessuna discriminazione.