Padre Mourad, dalle catene dell’Isis alla cattedra di Homs

Padre Mourad, dalle catene dell’Isis alla cattedra di Homs

Papa Francesco oggi ha dato il suo assenso all’elezione come arcivescovo siro-cattolico di Homs di padre Jacques Mourad, co-fondatore insieme a padre Paolo Dall’Oglio della comunità di Mar Mousa, che nel 2015 per cinque mesi fu sequestrato dallo Stato islamico. Dopo la liberazione raccontò a Mondo e Missione: «In quei giorni è cambiato il senso della mia vita». Nell’ultimo anno era già tornato a Qaryatayn dove ha riaperto nel segno della riconciliazione il monastero distrutto dai jihadisti

 

«In quei giorni è cambiato il senso della mia vita. E le parole di Charles de Foucauld “Padre, mi consegno nelle tue mani”, hanno acquisito per me una forza nuova». Nel 2016 – pochi giorni dopo la sua liberazione dalla prigionia – padre Jacques Mourad, sacerdote siro-cattolico co-fondatore con padre Paolo Dall’Oglio della Comunità di Mar Mousa, raccontava così a Mondo e Missione l’esperienza dei cinque mesi trascorsi nelle mani dell’Isis insieme alla sua comunità di al Qaryatayn in Siria. Parole di rinascita, che oggi assumono un senso nuovo alla luce della notizia che padre Jacques è il nuovo arcivescovo siro-cattolico di Homs, l’antichissima sede episcopale locale.

Cinquantacinque anni, originario di Aleppo, padre Jacques è stato eletto dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Patriarcale di Antiochia dei Siri e papa Francesco -come prevede il Codice delle Chiese Orientali – ha dato il suo assenso a questa scelta, affidandogli così la cattedra di una delle regioni della Siria più martoriate dal lungo conflitto. È un segno importante anche per la Comunità di Mar Mousa, dove padre Mourad ha emesso i voti giovanissimo nel 1993, proprio accanto a padre Dall’Oglio, rapito e poi scomparso nel nulla nel luglio 2013.

Dal 2000 padre Mourad – con un percorso parallelo a quello di Mar Mousa – aveva fatto rinascere un altro antico monastero della regione, quello di Mar Elian che custodisce le spoglie di san Giuliano, il grande martire di Emesa (l’antico nome di Homs ndr), nei pressi della città di al Qaryatayn dove vivono 300 cristiani. Ed è insieme a loro che nel 2015 questo sacerdote siriano ha vissuto l’odissea del sequestro da parte dell’Isis, in uno dei momenti più bui della guerra in Siria. Avevano dovuto assistere alla profanazione e alla distruzione di Mar Elian da parte dei fanatici islamisti. «Non ho provato né rancore né tristezza davanti alle rovine, nonostante quindici anni di lavoro nostro e di tante altre persone – ci aveva raccontato il monaco dopo la liberazione -. Durante la Messa per la festa di san Giuliano, il 9 settembre, ho detto ai cristiani che il santo ci aveva salvato e redento, offrendo il suo monastero e la sua tomba per noi».

Con la nomina ad arcivescovo di Homs padre Jacques in qualche modo chiude quel cerchio. Con un ministero all’insegna della ricostruzione dopo le ferite. Significativamente – dopo un periodo trascorso nel monastero di Sulaymanyah nel Kurdistan iracheno (di cui parliamo questo mese in questo articolo su Mondo e Missione)  – Mourad era tornato ad al Qaryatayn dove aveva ricominciato il suo ministero all’insegna della riconciliazione tra le comunità.

Così racconta la recente lettera natalizia diffusa dalla comunità di Mar Mousa: «Il grande impegno di padre Jacques è stato quello di portare avanti i lavori agricoli a Mar Elian e i restauri restauro della tomba del santo e della cappella che la contiene, la grande chiesa del monastero distrutta dall’Isis nel 2015. Tutto questo lavoro è stato coronato dalla riconsacrazione della chiesa e della cappella per mano del vescovo siro-cattolico di Damasco, mons. Jihad Battah, e del vescovo siro-ortodosso di Homs, mons. Matta el-Khoury. La presenza dei due vescovi ha costituito un solenne atto di riconciliazione delle due Chiese di Qaryatayn, che in passato avevano avuto forti contrasti sulla proprietà del Monastero stesso. Erano presenti molti sacerdoti della diocesi di Homs e numerosi fedeli di Qaryatayn e dintorni, oltre a molti amici della Comunità. Al termine della messa del 9 settembre, giorno della festa di Mar Elian, le ossa del santo sono state deposte nel sarcofago restaurato che era stato distrutto nel 2015. Due cristiani e due musulmani di Qaryatayn hanno portato le reliquie del santo, per la gioia di tutti. È stata una vera e propria celebrazione nuziale, in cui la comunità musulmana di Qaryatayn ha offerto il pranzo a tutti i presenti, più di 300 persone».