Ha vissuto nella città siriana tutti gli anni della guerra. Ma ora il Coronavirus l’ha portato via. La morte del francescano libanese fra Edward Tamer, un simbolo dell’avanzata del Covid-19 in Siria
L’epidemia sta entrando in maniera sempre più allarmante anche nei Paesi dove si concentrano il numero più alto di rifugiati nel mondo. Cioè quelli che da casa loro sono stati costretti a scappare. Come sta già cambiando la vita a queste persone già provate dalla sofferenza?
La Federazione della Stampa missionaria (Fesmi) promuove un appello lanciato insieme a un gruppo di associazioni per un gesto da compiere domenica 8 marzo in piazza San Pietro a sostegno degli appelli lanciati da Papa Francesco in questi giorni per la tragedia che si sta consumando in Siria e al confine con la Grecia
Al Centro Pime di Milano in centinaia ad ascoltare la testimonianza di padre Jihad Youssef: «Quando hanno rapito Paolo Dall’Oglio e poi anche Jacques Murad abbiamo chiesto: Dio dove sei? Ma abbiamo scelto di credere e abbiamo sperimentato la fraternità. La pace con le armi? Non può durare, occorre cambiare il cuore»
La fuga dalla guerra a Daraa, il barcone dall’Indonesia, la lunga detenzione sull’isola-lager di Nauru, il «ricollocamento» a Phnom Penh, nuovi scogli burocratici per far arrivare la famiglia: nella storia della famiglia Zalghanah l’intero repertorio dell’odissea globale dei rifugiati
Nelle aree tornate sotto il controllo del governo, i combattimenti sono cessati. E così francescani, gesuiti e focolarini hanno attivato alcuni progetti per aiutare i bambini a superare i traumi di guerra