Messico: un amico e un compagno di cammino
«Anche qui, nella nostra missione tra i mixtechi, abbiamo sentito il Papa davvero vicino perché ha incarnato con molta umiltà e fermezza lo spirito di san Francesco e ha sempre seminato dolcezza, speranza e richiamato al perdono». Il racconto di padre Castrese Aleandro
La morte di Papa Francesco è stata anche per noi missionari che ci troviamo qui in Messico, sulle montagne dello Stato del Guerrero, e per le popolazioni mixteche della nostra parrocchia di Ayutla de los Libres, un evento in cui il dolore e la gratitudine si sono manifestati contemporaneamente. E anche se eravamo in qualche modo preparati per la sua precaria situazione di salute, il suo decesso ci ha colti di sorpresa. All’annuncio, in moltissime chiese della diocesi si è elevato un unico coro di preghiere di ringraziamento per il dono che Francesco è stato per tutta la Chiesa. Molti di noi hanno pianto perché Papa Francesco ha vissuto la sua vocazione di vescovo di Roma e Papa della Chiesa davvero prossimo alla gente di strada. Per tutti è stato un amico e un compagno di cammino. Papa Francesco è riuscito a incarnare con molta umiltà e fermezza lo spirito di san Francesco e ha sempre seminato dolcezza, speranza e richiamato al perdono.
Ha detto a chiara voce sin dalla sua prima Enciclica che la fede consiste innanzitutto nell’incontro con Gesù, vivo e presente tra noi e soprattutto tra gli “scartati” di questa terra. Ha richiamato continuamente a essere Chiesa aperta e disponibile a tutti, non “autoreferenziale” e clericale, donandoci l’immagine dell’“ospedale da campo”.
Ha denunciato con tutte le sue forze l’amore alla vita a partire dal grembo materno fino alla vecchiaia. Ha condiviso la preoccupazione ecologica riponendo al centro di questa la “persona umana”. Ha affrontato in maniera determinata e autorevole il grande problema della “pedofilia” nella Chiesa, riscattando (per quanto possibile) le vittime e punendo severamente quanti hanno commesso questi gravi crimini. Francesco è riuscito a riporre in cammino una Chiesa che, soprattutto in Europa, ha perso il suo vigore e slancio missionario. Ha saputo richiamare a ciascuno la bellezza della vocazione cristiana e soprattutto della vocazione laicale. Ha saputo rinvigorire la gioventù assetata di giustizia e di pace. Ha chiaramente condannato la guerra e la pazza corsa al riarmo. Non ha mai mancato di chiamare la guerra per nome, pregato e fatto sempre pregare per la pace. Per primo aveva criticato le attitudini di quei governi che nel mondo intero non si adoperano adeguatamente a favore della pace e della giustizia e indicato nei vari “fuochi” di guerra, una “terza guerra mondiale a pezzi”.
Negli ultimi anni, infine, si è dedicato con impegno e audacia a richiamare l’essenza della Chiesa in cui, in tutto il mondo, dal più piccolo fedele al più responsabile dei vescovi, siamo tutti corresponsabili e quindi ha indicato e aperto un “processo” al cammino che dovrà percorrere la Chiesa nel futuro: si chiama “sinodalità” sempre e dappertutto.
Grazie Papa Francesco. TI ricordiamo con le lacrime agli occhi eppure ti portiamo nel nostro cuore come l’amico che si è fatto prossimo ai popoli che vivono in Messico e a quanti vivono il desiderio autentico della pace, giustizia e libertà.
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