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Piazze

Gopalgonj, cittadina bengalese del Cento-Sud, è il capoluogo della terra di origine della famiglia di Mujibur Rahman, il “padre della patria” che nel 1971, con il partito “Awami League”, guidò il processo di “liberazione” del Bangladesh (allora Pakistan Orientale), staccandolo dal Pakistan Occidentale; una sua figlia, Sheikh Hasina, è stata più volte primo ministro. Non stupisce dunque che nella zona di Gopalgonj il partito del padre e della figlia avesse molti sostenitori… finché una lunghissima sommossa avviata e animata da studenti, ha costretto Hasina a fuggire in India, nel luglio dell’anno scorso.

L’Awami League è ora al bando, e nel ribollire di promesse e propositi che tutto cambierà e sarà giusto, il nuovo “Partito Nazionale dei Cittadini”, fondato da studenti che avevano guidato la rivolta, si è proposto di “de-mujiburizzare” anche quella zona, per aprire le porte alla democrazia e prevenire un ritorno del “regime fascista”. Per questo ha organizzato per il 16 luglio scorso un programma di manifestazioni di piazza proprio a Gopalgonj. Ma i manifestanti, arrivando, hanno trovato l’area già “occupata” da sostenitori del partito messo al bando, che avevano sfasciato tutto. Lo scontro fra i due gruppi è stato violento: cinque morti, almeno 150 feriti, intervento dell’esercito a fianco della polizia, proclamazione del coprifuoco a tempo indeterminato… A due giorni dall’evento, 164 persone sono state arrestate, e 2.800 accusate.

Questo è forse il caso più evidente del malessere che circola ovunque, e del fatto che lo sbocco democratico che tutti dicono di desiderare non si può dare per scontato…

Sembra che si senta il bisogno di “parlare attraverso le piazze”: si tratta di uno strascico del fatto che il governo di Hasina è stato travolto proprio dalle piazze? Le manifestazioni per motivi più diversi sono pane quotidiano in questo periodo di transizione: non passa giorno – specialmente a Dhaka – senza strade e piazze bloccate, gruppi di protesta che vogliono le dimissioni di uno, la sostituzione di un altro, il trasferimento… ecc. Il partito islamico “Jamaat e Islami”, che era stato messo al bando, e poi nuovamente legalizzato, dopo essersi a lungo limitato a dichiarazioni politiche moderate, per la prima volta ha chiamato i suoi sostenitori a realizzare, il 19 luglio, una “manifestazione mammut” (espressione usata dai mezzi di comunicazione), per mostrare i muscoli a sostegno di 7 punti della sua agenda politica. Quanto a partecipazione non è rimasto deluso, e fra l’altro ha potuto sfoggiare ben seimila volontari in divisa, solo per il servizio d’ordine. Nel discorso fondamentale, il suo leader ha proclamato “una crociata contro la corruzione”.  Che un leader musulmano proclami “una crociata” è paradossale, perciò non garantisco che lui stesso abbia usato proprio questa espressione – che traggo dalla cronaca del quotidiano “The Daily Star”. Mi auguro però che qualcuno prenda davvero di mira la corruzione dilagante che, nonostante le promesse di cambiare tutto, pare non dare segni di essere in diminuzione…

La “dietrologia” non ha limiti. Per un partito è difficile ammettere che ci siano cittadini che la pensano diversamente da loro; meglio sostenere che alcuni stanno “complottando” per contraddire la volontà del popolo. Il Consigliere principale Yunus, dopo avere più volte dichiarato che non parteciperà alle elezioni e non ricoprirà incarichi di governo, s’è sfogato dicendo: “Sembra che la causa di tutti i mali siamo noi…”.

E per concludere, una “curiosità”: il B.N.P., partito che ha una lunga esperienza sia di governo sia di opposizione, insiste perché si organizzino le elezioni al più presto, (cioè – sostengono alcuni maligni – prima che altri partiti si organizzino e mettano a rischio la loro vittoria). Perciò, ritenendo che le manifestazioni in corso allontanino la data delle elezioni, e siano di fatto sostenute dal governo provvisorio, ha organizzato nella Capitale già due grandi manifestazioni di protesta… contro chi? Contro le troppe manifestazioni.

Quanto all’ordine pubblico: furti, sequestri di persona, omicidi, stupri, linciaggi, rapimenti e compagnia… la gente ha l’impressione che tutto ciò sia peggiorato e non ci siano segni di miglioramento; tuttavia, pochi giorni fa un quotidiano ha pubblicato statistiche fornite da vari enti, secondo le quali la situazione è stabile e i dati sono più o meno uguali a quelli che si riferiscono a prima della rivolta. A chi credere?

Franco Cagnasso

Dinajpur, 20 luglio 2025

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