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Icona decorativaIcona decorativa16 Febbraio 2016 Davide Maggiore

Tagliati i fondi per la sanità, in Malawi a pagare sono i poveri

Reparti chiusi, trasfusioni difficili, farmaci che mancano: le difficoltà degli ospedali pubblici colpiscono i cittadini comuni. Ma sulla sanità del paese africano pesa anche l’impegno diminuito dei donatori internazionali.
Meno risorse per la salute significano vite a rischio. A ricordarlo nelle ultime settimane, in Malawi, sono stati media, attivisti e anche la Commissione giustizia e pace della conferenza episcopale, mentre creano sempre più preoccupazione le conseguenze della mancanza di fondi per la sanità pubblica. L’episodio più emblematico è forse quello avvenuto a Blantyre: un importante ospedale ha dovuto chiudere il suo reparto dialisi e organizzare il trasporto dei pazienti che utilizzavano i macchinari nella capitale Lilongwe, a oltre 300 chilometri di distanza. Anche la struttura di destinazione, il Kamuzu Central Hospital, ha però le sue difficoltà: a mancare è il sangue per le trasfusioni, al punto che Chrispine Sipande, avvocato locale impegnato nella difesa dei diritti umani, ha lanciato su Facebook un appello alle donazioni. Forse meno eclatante, ma di grande impatto, è invece il fenomeno denunciato dai vescovi: la scarsità di farmaci essenziali (in particolare antimalarici e antibiotici di base) che colpisce soprattutto i più poveri. “La sanità pubblica è gratuita e per questo è quella utilizzata dalla maggior parte dei cittadini, per i quali rivolgersi alle strutture private sarebbe troppo costoso. ­- chiarisce infatti Bertha Magomero, segretaria della locale Commissione cattolica per la salute – La mancanza di farmaci, per i malawiani comuni, significa quindi non poter usufruire del servizio sanitario”. Chiedendo nei giorni scorsi l’intervento delle autorità, la conferenza episcopale aveva sottolineato soprattutto il peso che, in questa situazione, ha la corruzione. Che qui prende la forma dei furti di medicine, organizzati spesso da dipendenti degli stessi ospedali. Già alcuni anni fa, in effetti, era stata scoperta e bloccata una rete criminale a cui partecipavano anche commercianti che rivendevano i farmaci fuori dalle strutture sanitarie. A questo fenomeno, oggi si aggiunge la situazione economica difficile, fattore che secondo Bertha Magomero pesa persino più dell’altro. “Il bilancio del Malawi – spiega la donna – dipende ancora pesantemente dall’aiuto dei donatori, che ultimamente hanno ridotto gli stanziamenti: le conseguenze si sentono non solo sulla disponibilità di farmaci ma anche sui fondi a disposizione degli ospedali stessi”. Proprio alla comunità internazionale, dunque, guarda il paese, nella speranza di un intervento che possa prevenire, e non semplicemente affrontare a cose fatte una possibile emergenza sanitaria. Intanto, sono a rischio anche i risultati già raggiunti: come la convenzione grazie alla quale le strutture sanitarie della Chiesa cattolica, capaci di accogliere il 25% dei pazienti malawiani, potevano fornire cure gratuite in vari settori. Ora però, nota la responsabile della Commissione per la salute “il governo impiega più tempo per rimborsare, come prevede l’accordo, i costi che sosteniamo e cominciano a mancare le risorse per far funzionare i nostri ospedali”.    

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