Ruanda, l’ex prigione che diventerà una cattedrale

Ruanda, l’ex prigione che diventerà una cattedrale

Gli abitanti di Kigali la conoscono come “1930”, anno in cui è stata costruita dai belgi. Ma la prigione di Nyarugenge avrà presto nuova vita come una cattedrale che si annuncia la più grande del Ruanda

 

La più antica prigione ruandese, situata a Kigali, sarà presto trasformata in una cattedrale ultramoderna. Il nome ufficiale è Nyarugenge Prison ma è da tutti conosciuta come “1930”, anno in cui venne costruita dai belgi, anche se le fondamenta furono poste dai coloni tedeschi.

Sorta per ospitare 2.500 carcerati, nel corso degli anni arrivò a racchiuderne in realtà più di 10.000. Le condizioni dei detenuti erano terribili e molti sono rimasti rinchiusi in cella per decenni sebbene non avessero commesso reati particolarmente gravi.

Già nel luglio 2018 tutti i carcerati presenti erano spostati all’istituto penitenziario di Mageragere. Inizialmente si pensava di trasformare la prigione in un museo, visto che nel distretto di Nyarugenge sono già presenti altri edifici religiosi con significato storico, come la chiesa della Sainte-Famille, la chiesa presbiteriana di Saint Michel, la chiesa di Saint Étienne e la moschea di Alfath. In più nell’area c’è anche il memoriale belga a Camp Kigali, dove le forze di pace belghe furono uccise al tempo del genocidio.

Poco si conosce sui primi anni di vita della prigione. I coloni introdussero un metodo punitivo sconosciuto alle popolazioni ruandesi. Prima dell’introduzione delle prigioni, infatti, secondo quanto spiegato dallo storico Bernard Noel Rutikanga, i trasgressori venivano puniti a seconda della gravità dei loro reati. Alcuni delinquenti venivano semplicemente messi in guardia dal ripetere lo stesso reato, altri venivano messi in imbarazzo davanti a tutti e derisi con canzoni composte appositamente per segnalare i torti commessi.

«Le condanne a morte erano inflitte alle persone che avevano commesso omicidi o tradimenti. Il re o i capi di spicco potevano anche punire alcuni gravi reati espropriando i colpevoli del loro bestiame o della loro terra, oppure costringendoli all’esilio» ha poi aggiunto Rutikanga.

Con la costruzione della prigione le cose cambiarono, perché «i coloni avevano bisogno di estrarre risorse senza dover affrontare problemi di instabilità o ribellioni. Qualunque forma di resistenza o di nazionalismo era stroncata sul nascere».

Ausi Majuto, che a 104 anni ricorda ancora il tempo della presenza dei belgi nel Paese, rammenta che prima della prigione esisteva solo un campo spianato, un’area chiamata Muhima per la presenza di iene tutt’intorno.

Fino al 1959 i detenuti provenivano da ogni angolo del Paese, ma la fama delle prigioni coloniali era così terribile che molti, per evitare di andare in prigione fuggivano nei Paesi vicini, perché spesso chi ci entrava non vi usciva più.

Negli anni ’90 il Fronte patriottico ruandese (FPR) cominciò una lotta di liberazione contro il governo che sfociò nel ben noto genocidio dei tutsi nel 1994. Chi collaborava con l’FPR prendeva l’appellativo di “ibyitso”, che significa “complice” del nemico. Laurent Nkongoli è un avvocato e un attivista per i diritti umani, ma anche un ex-ibyitso che è riuscito a fuggire dalla prigione di Nyarugenge. Venne «torturato senza sosta», e ha raccontato le indicibili sofferenze dei suoi compagni.

La riqualificazione della prigione rientra in un programma di miglioramento di tutto il sistema carcerario del Ruanda. Ora infatti gli ex-detenuti della prigione 1930 si trovano in una struttura più spaziosa dove sono previste una serie di attività tra cui una scuola di formazione professionale.

La decisione di trasformare l’ex penitenziario in una cattedrale, invece, fa parte di una campagna municipale per riqualificare le infrastrutture di Kigali. Per la fine di febbraio dovrebbe essere svelato il piano di ricostruzione completo e la cattedrale potrebbe essere pronta già per il 2021, secondo quanto riportato dal giornale locale The New Times.

Il direttore del centro di pianificazione urbana e costruzione di Kigali, Fred Mugisha ha sottolineato che la Chiesa «ha mostrato interesse a sviluppare una cattedrale all’avanguardia», ma «intendiamo fare in modo che il patrimonio sia preservato e che sia realizzato in modo da divenire anche un’attrazione turistica».

Un desiderio che si avvera quindi per l’arcivescovo di Kigali Antoine Kambanda, che alla messa di Natale dell’anno scorso aveva annunciato che il piano per una nuova cattedrale stava procedendo bene. A sua detta Kigali si è sviluppata sorprendentemente negli ultimi anni e il sogno ora è quello di «costruire una cattedrale in linea con le tendenze attuali» della città.