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Custodi del creato nella Terra dei fuochi

A dieci anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato Sì, in Campania vescovi e missionari, ragazzi e famiglie stanno attraversando le aree più ferite dal degrado ambientale con un pellegrinaggio giubilare che vuole scuotere e far rinascere la speranza

«C’è stata grande accoglienza da parte della gente, siamo felici per quello che sta accadendo. Abbiamo visti scempi ambientali in luoghi stupendi dove la mano dell’uomo ha deturpato madre natura». Sono le sensazioni dei pellegrini che in marcia, sulle orme della Laudato Si, stanno camminando tra campagne e centri urbani, città e borghi della Campania. Vescovi e missionari, ragazzi e famiglie, percorrono a piedi, in bici e auto, le ferite ambientali che negli anni una terra baciata dal sole e dal mare ha subito.

In occasione dei 10 anni della enciclica di Papa Francesco attenta al rispetto del creato, richiamando tutti a vivere in maniera rispettosa del prossimo, l’iniziativa ricorda gli 800 anni del Cantico delle Creature. Dal 16 al 24 maggio, con tappa finale il 31 maggio al santuario del Carmine di Napoli, il cammino è alla sua prima esperienza. Guidato dai vescovi, il pellegrinaggio sta toccando le diocesi dell’area nord della regione, e cioè Pompei, Castellammare di Stabia, Sorrento, Nola, Acerra, Aversa, Caserta, Sessa Aurunca-Teano-Alife, Capua, Pozzuoli e Napoli. Si tratta di un incontro con chi vive in questi contesti (i sindaci, le parrocchie, le scuole…) e chi difende la terra (i comitati, le madri coraggio, i medici per l’ambiente…).

«I momenti di confronto e le relazioni sono i momenti più belli, con le parrocchie e le associazioni, realtà piccole e grandi con una forte motivazione ad impegnarsi per la loro terra. Non può fermarsi qui, deve continuare per tutti l’impegno di tutela della natura», commenta padre Daniele Moschetti, missionario comboniano, tra i promotori della marcia nella Terra dei fuochi insieme ai vescovi campani.

Cave distrutte, montagne sventrate, discariche abusive, sversamenti e percolato che inquina le falde acquifere, sono parte di una Via Crucis che desidera risvegliare le coscienze, così come aveva fatto l’enciclica di Papa Francesco. Si tratta di un movimento di popolo che parte dal basso, un motivo di speranza per donne e uomini della Campania: «È una lotta che potrà muovere coscienze e tante persone», auspicano i promotori. Il fiume Sarno, lo Stir di Tufino e le cave nel nolano, l’inceneritore ad Acerra, il biodigestore di Gricignano d’Aversa, le discariche di località Lo Uttaro nel casertano, dell’area ex-Pozzi Ginori a Calvi Risorta, sono tra le soste più impressionanti per il danno ambientale presente.

«Dire “speranza” nelle nostre terre significa far riferimento alla sofferenza della gente, che si ammala e muore a causa dell’inquinamento», precisa il presidente della Conferenza episcopale campana, monsignor Antonio Di Donna. «Significa anche gridare che, come ha scritto il Papa nella Laudato Si’ “non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi”». Quello che il vescovo di Acerra ricorda, è un cammino che la Chiesa annualmente propone alle comunità, particolarmente a ottobre, per la festa di san Francesco di Assisi.

A pochi giorni dalla morte di Papa Francesco, il Papa che ha scelto di sottolineare in maniera netta l’importanza della custodia del creato, della giustizia sociale come forma di convivenza fraterna e l’abuso dei beni comuni come peccato che danneggia la natura, la Chiesa campana si è messa in marcia per attraversare le ferite di questa regione.

«All’educazione alla custodia del creato – ha sottolineato monsignor Di Donna – va affiancata l’educazione alla pace e alla giustizia, sono tre sorelle che vanno sempre insieme. Il pellegrinaggio è anche occasione per chiedere perdono per le nostre mancanze, per le nostre colpe per i danni al creato”.

Nella Bolla di indizione del Giubileo Spes non confundit, Papa Francesco evidenziava «l’importanza del pellegrinaggio come metafora della vita umana»; un cammino che include e non esclude, in cui la pace – auspicata da Papa Leone XIV fin dal suo primo messaggio – possa raggiungere tutto il creato.

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