“Dalle periferie vedremo chi è davvero Bolsonaro”

“Dalle periferie vedremo chi è davvero Bolsonaro”

Dall’Amazzonia il vescovo di Parintins, mons. Giuliano Frigeni, sul “giorno dopo” del voto in Brasile. Persino a Manaus – la metropoli ai confini della foresta – Haddad è uscito sconfitto: “Da presidente sappia assumersi la responsabilità di custodire la bellezza che c’è dentro questa terra”

 

“L’ho detto alla gente alla Messa di domenica, il giorno delle elezioni: noi un Padre ce l’abbiamo già, non abbiamo bisogno né dei paternalisti né dei salvatori della patria…”. Anche a Parintins – nel cuore dell’Amazzonia – è il giorno di Bolsonaro e mons. Giuliano Frigeni, missionario del Pime in Brasile dal 1979 e vescovo di questa diocesi da quasi vent’anni, non sfugge alla domanda immancabile sull’elezione di Jair Bolsonaro alla presidenza del Brasile.

Persino in Amazzonia alla fine Haddad, il candidato del Pt, ha preso meno voti dell’ex militare per cui si è schierata soprattutto Manaus, la metropoli ai bordi della foresta. Anche nelle “invasioni” – gli insediamenti più poveri nelle nuove periferie della città che continua a crescere – campeggiavano alla vigilia del voto le bandiere con il numero 17 e il volto di Bolsonaro. Anche il governatore uscente dell’Amazzonas è stato sconfitto; al suo posto alla guida del governo locale arriverà Wilson Lima, un giornalista che già in campagna elettorale si era schierato con il candidato eletto presidente del Brasile.

“Il popolo brasiliano ha scelto di affidarsi a persone nuove davanti alle quali ci poniamo oggi tante domande – commenta mons. Frigeni in un’intervista a Mondo e Missione e Tv2000 -. Che risposte daranno davvero? Ma a emergere in maniera chiara è soprattutto il sentimento della fiducia tradita da parte di chi ha governato il Brasile in questi anni. Le tante speranze riposte dalla gente in Lula sono finite disperse, l’assistenzialismo e la corruzione le hanno minate alla radice”.

Anche Bolsonaro però – dal 1 gennaio quando entrerà ufficialmente in carica – sarà atteso alla prova dei fatti: “A far paura è la baldanza di certe sue affermazioni – continua il vescovo di Parintins -. Le semplificazioni di una realtà complessa: governare il Brasile non è guidare un Paese, è un continente dai mille volti da rispettare. L’auspicio è che ora sappia andare oltre la superficialità del linguaggio della campagna elettorale; ma molto dipenderà dagli uomini che sceglierà di avere al suo fianco. E chi saranno è un altro aspetto che non è ancora chiaro. Una cosa è certa: sarà dalle periferie del Brasile che vedremo per chi starà lavorando”.

E proprio qui entra in gioco la questione dell’Amazzonia: “Le sue dichiarazioni sulle riserve indigene da limitare o sul tipo di sfruttamento delle sue risorse certamente preoccupano – spiega il vescovo di Parintins -. Ma speriamo che da presidente sappia assumersi la responsabilità di custodire la bellezza che c’è dentro a questa terra e che qualsiasi progetto dominatore correrebbe il rischio di distruggere”.

Per Bolsonaro comunque la sfida vera comincia adesso: “Ha avuto successo perché ha utilizzato un linguaggio simile a quello della gente comune – conclude mons. Frigeni -. Ma farà bene a ricordarsi di quanto dice papa Francesco: se uno parla in nome di un popolo ma non lo ascolta davvero corre il rischio di trasformarsi in un tiranno”.