Anthonius, un volto per il Sinodo

Anthonius, un volto per il Sinodo

Era un giovane cattolico dell’Indonesia il controllore di volo che sull’isola di Sulawesi – durante il terremoto – è restato al suo posto per far decollare in sicurezza l’ultimo aereo in partenza per Bali. Un volto che più di mille parole dice che cosa possano significare oggi per un giovane una fede e una vocazione vissute in pienezza

 

La notizia del suo eroismo ha fatto il giro del mondo nei giorni scorsi: tra le storie del terribile terremoto che ha colpito l’isola indonesiana di Sulawesi – lasciando dietro di sé un gravissimo carico di morte e distruzione – ha colpito tutti l’eroismo di Anthonius Gunawan Agung, un giovane controllore di volo di 21 anni che all’aeroporto di Palu ha scelto di restare al suo posto sulla torre di controllo finché l’aereo che era in fase di decollo per Bali non è partito. A quel punto – mentre tutti gli altri erano fuggiti, perché la scossa si era fatta più intensa – Anthonius ha provato a saltare giù dal quarto piano per mettersi anche lui in salvo, ma le fratture riportate gli sono state fatali: è morto poche ore dopo in ospedale.

L’eroismo di questo giovane non è passato inosservato: l’Indonesia intera gli ha reso omaggio e sui social network – prendendo spunto dal tweet in cui il pilota australiano dell’aereo che ha aiutato a decollare in quel frangente difficile gli ha reso omaggio – circola un disegno che lo ritrae in cielo accanto a un angelo custode. C’è però un particolare che ci sembra bello sottolineare: Anthonius era un giovane cattolico dell’Indonesia. A raccontarlo è l’agenzia asiatica UcaNews (in un articolo in cui parla anche della tragedia di un’ottantina di ragazzi – cattolici e protestanti – morti nel terremoto mentre partecipavano a un ritiro biblico in una casa di spiritualità crollata loro addosso). Ma che Anthonius era cattolico lo si capisce anche da un’altra delle sue foto che circolano sul web: un’immagine in cui è ritratto in divisa davanti a una croce accanto a quella che ha tutta l’area di essere la capanna di un presepe indonesiano all’interno di una chiesa.

Ci sembra importante sottolineare questo dettaglio della fede cattolica di Anthonius in un Paese come l’Indonesia. Non solo per la testimonianza resa dal suo eroismo in un Paese in cui in questi ultimi anni la dottrina della Pancasila – l’armonia e la tolleranza tra le comunità religiose postulata dalla Costituzione indonesiana – ha cominciato a vacillare in maniera preoccupante sotto il vento dell’islamismo radicale.

Ci preme però sottolineare il fatto che questo giovane fosse cattolico soprattutto per un altro motivo: la concomitanza tra questa sua vita donata per gli altri e l’inizio di un Sinodo che ha per tema proprio «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Ecco: ci piacerebbe che il volto di Anthonius entrasse nell’aula del Sinodo, come un modello straordinario di che cosa già oggi sono i giovani nella Chiesa. Intanto per dare respiro a questa riflessione: l’orizzonte del Sinodo è il mondo, non solo le nostre città. E allora sarebbe bello ricordarsi che anche nelle Chiese dell’Asia – dove i cristiani sono una minoranza piccolissima – ci sono giovani che testimoniano la fede con la propria vita con questa pienezza evangelica. Tra l’altro proprio in Indonesia l’anno scorso i giovani cattolici dell’Asia hanno tenuto la loro Gmg: non sappiamo se Anthonius vi avesse partecipato, ma certamente la sua storia e la sua fedeltà al Vangelo di Gesù non erano molto diverse da quelle dei giovani lì radunati.

Ma Anthonius è un’icona preziosa del Sinodo dei giovani anche per comprendere bene l’espressione «discernimento vocazionale» che il tema del Sinodo racchiude in sé. Doveva averla capita bene proprio bene la sua vocazione questo giovane dell’Indonesia, se nel momento in cui tutti hanno lasciato quella torre di controllo lui ha scelto di rimanere fedele al suo lavoro, pur sapendo quello che rischiava. Ce lo immaginiamo cresciuto in una delle tante scuole cattoliche di Sulawesi. Ce lo immaginiamo orgoglioso di quel lavoro alla torre di controllo. Ma ciò che sappiamo è che ha vissuto fino in fondo il suo essere un laico che mette la sua vita al servizo degli altri. E lo ha fatto con il coraggio di cui i giovani sono capaci.

Sì, sarebbe proprio bello se Anthonius diventasse idealmente il trentacinquesimo giovane presente in queste tre settimane nell’aula del Sinodo a Roma. Il suo gesto ha parlato. A noi – oggi – il compito di ascoltarlo proporre ai ragazzi e alle ragazze di tutto il mondo il suo esempio di una vita normale ma donata interamente agli altri.