Il Bangladesh verso le elezioni

Il Bangladesh verso le elezioni

Il 30 dicembre il Paese andrà al voto dopo cinque anni di dominio assoluto dell’Awami League. Come andrà a finire? L’opposizione sembra debolissima, ma alcuni sostengono che si sia defilata per sfuggire ai maltrattamenti

 

Cinque anni fa le elezioni parlamentari furono precedute da disordini gravissimi, con bombe incendiarie gettate negli autobus affollati, interminabili blocchi di ogni circolazione, e altre amenità del genere. Ma il partito al potere, Awami League (AL), non cedette di un millimetro, e organizzò le elezioni come le voleva. Il principale partito di opposizione, BNP, per protesta ritirò i suoi candidati, così AL s’impossessò del parlamento, pregando un terzo attore della vicenda, l’ondivago Jonota Party (Partito Popolare), di svolgere il ruolo di oppositore.

Cinque anni al potere senza opposizione organizzata hanno cambiato di molto il quadro politico e sociale. Siamo in pieno boom economico. I leader del principale partito islamico, Jamaat-ul-Islam, sono stati processati e impiccati per crimini compiuti durante la guerra del 1971; la leader del BNP è in carcere. Condannata a 5 anni di reclusione, ha fatto ricorso chiedendo l’assoluzione, e recentemente la Corte di livello superiore ha portato la condanna da 5 a 10 anni, mentre vari altri processi l’attendono, per altre accuse di reati. Ultimamente le retate di membri e leader del BNP non si contano più, le carceri sono stracolme di persone, soprattutto giovani, catturati per impedire manifestazioni e per intimidazione. In non pochi casi, la polizia ha denunciato per violenze persone residenti all’estero da anni, o a letto per sopravvenuta paralisi…

Ma la gente sperimenta una pace relativa, la classe medio-alta apprezza la rapida crescita economica, e diversi servizi pubblici – soprattutto strade – sono in corso di miglioramento. A Dhaka enormi pali di cemento crescono a fianco o al centro di strade affollatissime: reggeranno la nuova lunga metropolitana sopraelevata, che si attende con curiosità e speranza.

Le opposizioni hanno creato una coalizione variopinta di idee e tendenze, promettendo che questa volta – qualunque cosa succeda – dalle elezioni non si ritireranno: un coacervo tenuto insieme dalla paura. In tutto, la coalizione di maggioranza e quella di opposizione, più qualcuno che corre per conto proprio, contano 126 (centoventisei) partiti, molti dei quali ovviamente piccolissimi, e neppure registrati come tali; si accodano ai partiti maggiori per ottenere posti come candidati. Intanto, continua la caccia agli spacciatori di droga: oltre 400 persone uccise negli ultimi 10 mesi, in cosiddetti “scontri a fuoco” con le forze dell’ordine.

La data delle elezioni era stata fissata al 23 dicembre; le opposizioni hanno chiesto di rinviarla di un mese, la Commissione Elettorale ha rinviato di una settimana: 30 dicembre. Severe norme a proposito della propaganda elettorale, emanate qualche anno fa, stabilivano fra l’altro che i cartelli elettorali dei candidati fossero solo in bianconero e di piccole dimensioni; niente colla sui muri. Ne seguì un periodo in cui, per le elezioni locali, sventolavano ovunque fogli con nomi, facce e simboli attaccati a lunghi fili sopra le strade, sui portoni, ai cavi telefonici, di internet, ecc.. Ora sono tornati i colori su grandi fogli appiccicati ovunque e – guarda caso – sono tutti della maggioranza, che può permettersi di non osservare le regole.

Come andrà a finire? L’opposizione sembra debolissima, ma alcuni sostengono che si è defilata per sfuggire ai maltrattamenti; al momento giusto verrà fuori dall’ombra e avrà l’appoggio delle innumerevoli persone stanche della corruzione e delle prepotenze. Le minoranze hanno paura.

 

Foto: Flikr / Vipez