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Icona decorativaIcona decorativa22 Maggio 2017 Redazione

India, assalto alla chiesa di Fatima appena inaugurata

Una folla di un centinaio di persone ha preso d’assalto la chiesa di Nostra Signora di Fatima, aperta appena pochi giornio fa ad Hyderabad, in Andhra Pradesh. Il superiore del Pime in India: «Un segnala pericoloso, il governo non può restare indifferente»
  L’aveva inaugurata appena pochi giorni fa il vescovo di Hyderabad, mons. Thumma Bala. Era proprio il 13 maggio, la festa del centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima, a cui è dedicata questa nuova chiesa di Godumakunta, nella parrocchia di Moulali. Una chiesa mariana nel segno di una devozione che in India spesso è un ponte tra i cristiani e i fedeli delle altre religioni. Ma tutto questo non conta nulla per i movimenti più fanatici della destra nazionalista indù. Così ad appena una settimana di distanza una folla di un centinaio di persone oggi l’ha presa d’assalto devastandola completamente.

  Le immagini che pubblichiamo – insieme alle notizie – ci arrivano da padre Vijay Kumar Rayarala, superiore regionale del Pime in India, che ce le ha invi insieme a tutta la sua amarezza per quanto accaduto. Si tratta infattio si un segnale particolarmente preoccupante e non solo per le modalità in cui è avvenuto, ma anche perché Hyderabad non si trova in una delle aree dove questo tipo di violenze finora si erano verficiate. Il che testimonia come – nonostante tutte le rassicurazioni «teoriche» del Bjp, il partito nazionalista indù del premier Narendra Modi – l’ostilità nei confronti dei cristiani negli ambienti del fondamentlismo indù stia crescendo in maniera preoccupante. «Sono sotto shock e pieno di dolore – scrive padre Vijay -. Il Signore ci protegga e perdoni quanti hanno compiuto questo scempio. È un segnale molto pericoloso e noi cristiani dobbiamo essere uniti nel chiedere che siano fermati i colpevoli. Chiederemo alle autorità locali e al governo centrale di New Delhi di occuparsi di questo caso. E se non lo faranno dobbiamo essere pronti a mobilitarci per far sentire la nostra voce».  

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