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L’unità tra i cristiani essenziale per la missione

A Nicea (oggi in Turchia), 1700 anni fa si sono riuniti per la prima volta i vescovi dell’Oriente e dell’Occidente. Dovevano rispondere a una domanda: chi è Gesù? Quest’uomo viene da Dio? Era un mistero difficile da indagare e soprattutto da esprimere in parole. Il Concilio di Nicea fu la prima e fondamentale tappa di un cammino che portò alla “professione di fede” proclamata anche oggi nella Messa domenicale. A Nicea si parlò in greco e la dottrina che ne è scaturita fu espressa nel linguaggio e nel contesto culturale del tempo e del luogo. Non c’è da sorprendersi: non c’è altro modo di dire la fede che attraverso parole che appartengono a una specifica lingua e un determinato ambiente culturale. A quel tempo negli ambienti della lingua e cultura greche si amava ragionare in termini filosofici, e così si fece a Nicea. Tuttavia non fu la fede a essere sottomessa alla filosofia, piuttosto la sovvertì per aprirla a esprimere nuovi e sorprendenti significati circa il mistero di Gesù.

Oggi il compito dei suoi discepoli non è tanto ripetere le parole di allora, per quanto esse siano un patrimonio della fede della Chiesa, ma impararne il metodo. Ovvero narrare la storia di Gesù nel tempo dell’oggi perché sia comprensibile a donne e uomini nei contesti così diversi e complessi della contemporaneità e della mondialità.

Tutte le scuole e riviste teologiche dedicano studi approfonditi a questo anniversario. Mondo e Missione legge il Concilio di Nicea ecumenicamente, come lo definisce Eusebio di Cesarea, il primo storico della Chiesa che ce lo racconta. Era ecumenico perché universale, ovvero dell’intera Chiesa cattolica, allora indivisa. Le grandi Chiese cristiane si riconoscono in Nicea: oggi l’ecumenismo è il movimento che aspira a ricomporre quell’unità perduta.

Nicea era vicina a Costantinopoli, oggi Istanbul, dove risiede il Patriarca ortodosso che ci ha ricevuto. Bartolomeo ha avuto parole importanti per l’unità con la Chiesa cattolica e per Papa Francesco. E dunque l’anniversario di Nicea è una sfida: ritrovare l’indispensabile unità, senza la quale l’annuncio del Vangelo perde credibilità. La divisione dei cristiani è uno scandalo che inibisce la missione. “Ripartiamo dall’amicizia”, suggerisce il Patriarca Bartolomeo: un invito che raccogliamo con grande convinzione.

Un pensiero accorato va al Myanmar, Paese meraviglioso molto amato dai missionari del Pime, provato dalla devastazione del terremoto. Saremo sempre a fianco della gente di quel Paese, e continueremo a raccontarlo ai nostri lettori. E attraverso la presenza dei nostri operatori umanitari non faremo mancare vicinanza e solidarietà.

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