Sanità per tutti  in Bangladesh

Sanità per tutti in Bangladesh

Nell’odierna Giornata mondiale del malato papa Francesco invita a mettere al centro la fiducia nella cura della salute. Un esempio di questo stile è il progetto che la Fondazione Pime sostiene nella missione di Kodbir: un modello di sviluppo sanitario territoriale a beneficio della minoranza etnica santal e della maggioranza bengalese

 

Sin dall’inizio della sua missione nel Bengala, nel 1855, il Pime si è prodigato per affrancare socialmente le minoranze etniche escluse dai diritti di base nella società indiana (e successivamente pakistana e bangladese).

Un esempio di come i missionari siano stati in grado di promuovere, oltre a ideali di solidarietà e pace, anche valori come il dialogo, l’inclusione sociale e la mediazione multiculturale è facilmente riscontrabile nella missione di Kodbir. Nata nel 2013 dalla suddivisione di quella di Dhanjuri (da cui si sono originate pure le presenze a Khalipur e Radhanogor), la missione è situata nel Nord-Ovest del Bangladesh ed è caratterizzata da una popolazione molto variegata, a maggioranza bengalese ma con diverse minoranze etniche tra cui i santal.

Prima ancora che la missione fosse costituita a parrocchia, padre Sandro Giacomelli aveva vissuto nel villaggio per 17 anni, in condizioni che permettevano il minimo essenziale per sé, assicurando però assistenza a tutta la popolazione e garantendo una supervisione diretta delle attività educative, pastorali e di formazione. Grazie a padre Sandro è stato possibile dar vita ai primi comitati locali che si dedicavano alla valorizzazione delle terre (livellamento di terre alte per migliorare la produzione di riso), ma ancor di più a unire e coinvolgere tutti i membri della comunità, senza alcuna distinzione.

Questa è stata la prima forma di dialogo e “unione” tra le diverse minoranze etniche della zona, che ha portato ad avere oggi una situazione di solidarietà e comunione tra i vari gruppi. Il rispetto della lingua e della cultura etnica di ognuno, l’alfabetizzazione e l’inserimento delle minoranze nei percorsi scolastici, il sostegno sociale e la valorizzazione dei principi di ogni comunità sono stati solo alcuni degli elementi essenziali per raggiungere questa co-esistenza e questo dialogo all’interno della missione.

A Kodbir l’applicazione di questi metodi e interventi si è realizzata con grande qualità negli ultimi 35 anni. A livello sanitario sono stati essenziali i contributi di padre Giacomelli e dei suoi successori, i padri Adolphe Ndouwé e Michele Brambilla.

Alla fine del 2018 le attività per la formazione dei catechisti, le iniziative e i programmi rivolti ai giovani, le riunioni tra i soci della cooperativa e i numerosi corsi di formazione potevano contare sulla disponibilità di un Centro di formazione, aperto in quel periodo e dedicato proprio a padre Giacomelli. In questo stesso periodo la cooperativa di risparmio di Kodbir è stata inclusa fra le cooperative di Credito (Credit Union) della Diocesi, animate da padre Giulio Berutti.

A livello educativo gli studenti della missione si sono avvalsi e si avvalgono ancora oggi della formazione tecnico-professionale del Pime a Dinajpur o della scuola per infermieri attualmente gestita insieme all’ospedale San Vincent nella stessa città da padre Brambilla.

Attività educative, sociali, di formazione personale e di dialogo sono andate così, via via, sempre più crescendo, ma la disponibilità limitata di spazi non ha permesso una crescita parallela di interventi sanitari. Proprio per permettere la prevenzione e la cura della salute nel territorio è nato così, su iniziativa di padre Emilio Spinelli, il progetto K736 – “Costruzione del dispensario Nirmola a Kodbir”, che punta a garantire adeguata assistenza a tutte le famiglie della missione, presso una struttura che abbia spazi idonei e fruibili ai pazienti e al personale sanitario. Padre Spinelli, in Bangladesh dal 1975, nelle diverse missioni in cui ha operato ha sempre perseguito un approccio inclusivo, con un’attenzione speciale proprio all’accesso dei poveri alle cure, oltre che all’educazione dei giovani.

Ora a Kodbir, grazie alla presenza di una comunità di tre missionarie dell’Immacolata con formazione infermieristica e alla costruzione del nuovo dispensario, la missione si propone di provvedere a un servizio sanitario che superi i confini culturali delle minoranze etniche, per includere fra i beneficiari anche la maggioranza bengalese. L’obbiettivo è offrire una risposta immediata e ambulatoriale ai bisogni di assistenza sanitaria della popolazione, ma anche servizi di prevenzione soprattutto a vantaggio dei bambini, inclusi i casi di pandemia, oltre all’erogazione di vaccinazioni governative obbligatorie in coordinamento con l’ospedale di riferimento di Phulbari.

La costruzione del nuovo dispensario è prevista su due piani: al piano terra, con accesso diretto dal villaggio, verranno realizzati il locale dispensario con accettazione pazienti dalla veranda, il locale per le visite, il magazzino per i medicinali e le toilette. Al primo piano, con accesso dalla veranda del convento, saranno costruite due stanze per i volontari che lavorano al dispensario e una ad uso delle missionarie dell’Immacolata. A beneficiare del progetto saranno ben cento villaggi, di cui una ventina cristiani, per un totale di 20 mila persone.

Alcuni amici di padre Spinelli e il recentemente deceduto don Franco Resinelli della diocesi di Milano, che nel 1986 aveva fatto visita in Bangladesh al missionario, hanno già generosamente contribuito alla costruzione del dispensario. Per concludere i lavori e terminare l’opera sono però ancora necessari 13.394 euro: ringraziamo in anticipo chi vorrà sostenere il nostro impegno.

 

SOSTIENI IL PROGETTO

Per sostenere l’impegno di sviluppo sanitario a Kodbir, nel Nord-Ovest del Bangladesh, è possibile fare una donazione al progetto “K736 – Costruzione del dispensario Nirmola a Kodbir”