Chicago, la Rerum Novarum e Leone XIV

Le radici “sociali” di Robert Francis Prevost nel South Side della terza metropoli degli Stati Uniti. Dopo la Buenos Aires di Francesco, la città dei migranti (dove morì santa Francesca Cabrini) e culla del capitalismo “stelle e strisce” (tra lavoro sfruttato, cartelli finanziari e il primo grattacielo al mondo). Tuttora nella città dove il Papa è nato ha sede la borsa dove con criteri economicisti si fanno i prezzi globali delle materie prime agricole.
Insieme con la scelta del nome Leone XIV, chiaramente un’indicazione programmatica, la provenienza geografico-culturale è il dato più eloquente del nuovo Pontefice, che val la pena di indagare ulteriormente, anche per cogliere il nesso profondo tra i due elementi citati. In altri termini: è un caso che il pontefice originario di Chicago, la “Windy City” (“citta ventosa”) – terza per abitanti fra le metropoli degli Stati Uniti, dopo New York e Los Angeles – abbia scelto di mettersi nella scia del Papa della “Rerum Novarum”?
Chicago, dunque. Dopo Buenos Aires – la “Parigi del Sudamerica”, città natale di Bergoglio – ora è la volta della metropoli che, negli anni scorsi, ha assistito alla parabola di Barack Obama, primo presidente nero degli Usa. Due grandi città, dopo una sfilza di paesini e cittadine, quali Sotto il Monte, Concesio, Canale d’Agordo, Wadowice, Markt am Inn (le località di origine rispettivamente dei papi Roncalli, Montini, Luciani, Wojtyla e Ratzinger). Un segno dei tempi, specie se si considera il processo di continua urbanizzazione in atto a livello globale.
Leone XIV è nato a Chicago, cresciuto nella parrocchia di Santa Maria Assunta sulla 137ª strada, nel South Side. Grazie a un’indagine del “New York Times” si è scoperto che l’attuale Papa ha una storia emblematica alle spalle che, come nel caso di Bergoglio, si intreccia con i grandi movimenti migratori di fine ‘800-inizio ‘900. Robert Francis Prevost discenderebbe, infatti, da una popolazione creola di colore di New Orleans: i nonni materni dell’attuale Papa, descritti come neri o mulatti in vari documenti storici, vivevano in un quartiere a maggioranza cattolica, accanto a persone con radici africane, caraibiche ed europee. Joseph Martinez e Luois Baquie si trasferirono a Chicago agli inizi del ‘900; dalla loro figlia Mildred Martinez, sposatasi con Louis Marius Prevost, di origini francesi e italiane, è poi nato nel 1955 il Papa e i due fratelli, Louis Martín e John Joseph. Commenta il NTY: «Leone XIV proviene da una famiglia che riflette i numerosi fili che compongono il complesso e ricco tessuto della storia americana». Non è un caso che proprio durante l’ennesimo viaggio a Chicago, una delle città dove fu più attiva, morirà nel 1917 madre Francesca Cabrini, l’apostola dei migranti. Canonizzata nel 1946, è stata la prima cittadina statunitense ad essere proclamata santa.
Chicago, dunque, terra di contraddizioni, di masse in movimento. Chicago è, però, anche la culla del capitalismo a stelle e strisce, molti decenni prima che arrivassero i finanzieri di New York oppure i guru delle Big Tech californiane. Il Papa che, una volta eletto, prenderà il nome del grande pontefice “sociale” di fine ‘800, ha quindi fatalmente respirato la cultura e le problematiche di una metropoli che, sul finire dell’Ottocento, era già all’avanguardia: è lì che è stato edificato, nel 1885, il primo grattacielo del mondo, l’Home Insurance Building.
Sei anni dopo, nel 1891, Leone XIII scrive la “Rerum Novarum”, la bussola che guiderà la Chiesa cattolica in un momento storico affascinante e delicatissimo, segnato da una mole di scoperte e innovazioni scientifiche, dal cinema all’Aspirina, dall’aereo ai raggi X. Sono i decenni nei quali in tutta Europa si sta diffondendo il verbo marxista e i socialisti danno vita ai primi partiti di massa (l’anno dopo la pubblicazione dell’enciclica di papa Pecci nasce a Genova il PSI, conosciuto come “Partito dei Lavoratori Italiani”). Sul finire del secolo, nel 1899, a Torino (uno dei vertici del Triangolo industriale che comprendeva anche Genova e Milano) decolla la Fiat, seguita nel 1903, anno di morte di Leone XIV, dalla statunitense Ford, dove nel 1913 verranno impiantate le prime catene di montaggio al mondo, immortalate anni dopo da Charlie Chaplin nel suo meraviglioso “Tempi moderni”.
Ma torniamo a Chicago. La condizione sociale degli abitanti di Chicago, in particolare lo sfruttamento dei lavoratori nei grandi macelli, proprio nell’epoca della “Rerum Novarum”, è raccontata in “The Jungle” (“La giungla”, da poco riedito in Italia per PGreco), a firma di di Upton Sinclair. Parliamo di un classico del giornalismo di denuncia sociale, datato 1906. Siamo in un’epoca in cui stanno prendendo forma le prime concentrazioni industriali e i monopoli, su tutti quello di John D. Rockefeller. Sinclair appartiene alla categoria dei reporter investigativi, denigrati dal potere con l’etichetta di “muckracker” (ossia “spalatori di letame”), della quale fa parte anche una coraggiosissima giornalista: Ida Tarbell. Nel 1911, grazie a una sua approfondita inchiesta sull’ascesa tutt’altro che virtuosa della Standard Oil Company, la Corte suprema statunitense obbligherà l’azienda di Rockefeller a smembrarsi in 34 società. L’opera di Tarbell, diventata poi un libro di successo (ancora oggi studiato nelle facoltà di giornalismo oltreoceano), contribuì a rafforzare le leggi antitrust. Per capire quanto dinamico fosse l’ambiente di Chicago del tempo si può aggiungere che Tarbell era, a sua volta, legata a personalità come Jane Addams, sociologa e filosofa, profondamente coinvolta nel movimento di riforma sociale di Chicago, che nel 1931 sarebbe stata pure premiata col Nobel per la pace. Jane Addams, proprio a Chicago, fondò nel 1889 la Hull House, un esperimento urbanistico innovativo, uno spazio concepito per fare comunità.
Per finire: è a Chicago – in un grattacielo alla cui sommità troneggia una statua di Cerere, la dea greca dell’agricoltura – che ancora oggi viene scambiato quasi l’80 per cento dei prodotti agricoli dell’Occidente; lì si decidono i prezzi del grano, del frumento e di migliaia dei suoi derivati. E Dio sa, lo abbiamo visto in particolare dal 2015 in poi, quali effetti devastanti provochi un approccio esclusivamente economicista al mercato dei beni alimentari.
Infine, non è un caso che proprio all’Università di Chicago, negli scorsi decenni, abbia preso forma la scuola di pensiero liberista dei “Chicago Boys”, agli antipodi della dottrina sociale della Chiesa. Un sistema di pensiero e una visione del mondo e del mercato (non a caso abbracciato da un dittatore quale Pinochet) che tanti danni ha prodotto, specie nel Sud mondo. Molto probabile lo stesso Prevost, nei suoi anni in Perù, ne abbia fatto diretta, amara esperienza.
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