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«Il nostro Papa è peruviano!»

Una coppia di laici fidei donum della diocesi di Milano, in missione nel vicariato di Pucallpa in Perù con le figlie Letizia e Irene, racconta la reazione della gente all’elezione di Prevost, che è stato missionario per molti anni nel Paese. Tra orgoglio nazionale e meme sui social, ma – soprattutto – tanta fiducia nel suo “carisma prudente”.

Nuestro Papa es peruano”! Dopo neanche mezz’ora dalle prime parole di Leone XIV l’euforia già contaminava i gruppi WhatsApp dove siamo presenti anche noi.

Nessuno qui nel Vicariato di Pucallpa si aspettava di sentire il nome del cardinale Robert Francis Prevost come colui che avrebbe dovuto prendere il testimone di Papa Francesco. Sebbene, paradossalmente, Prevost sia un cognome ben conosciuto dai cattolici pucallpini: infatti, il primo vescovo di questo vicariato della selva amazzonica peruviana, fondato nel 1956, fu tale monsignor Gustavo Prevost, missionario canadese, che guidò la Chiesa di Pucallpa per 33 anni. Anche a noi è molto familiare questo cognome, dal momento che il luogo dove viviamo e del quale siamo responsabili si chiama Casa Juvenil Gustavo Prevost.

E noi eravamo proprio qui lo scorso 8 maggio. A Roma era pomeriggio, in Perù tarda mattinata. Improvvisamente, i nostri telefoni vengono bombardati da numerose notifiche di WhatsApp. Su tutti i gruppi, da quello parrocchiale a quella della Pastorale giovanile, arriva la comunicazione della fumata bianca. La gente freme e i più tecnologici condividono i link per poter permettere a tutti di guardare in diretta la proclamazione.

Successe la stessa cosa anche qualche settimana fa, alla notizia della morte di Papa Francesco e al suo funerale. Un Papa che la gente di qui – soprattutto i giovani – amava tanto e sentiva molto vicino, sia per il suo essere latinoamericano che per il suo sforzo nel mettere in evidenza, dentro e fuori della Chiesa, la questione ecologica e soprattutto l’attenzione verso l’intero ecosistema dell’Amazzonia.

Al momento dell’annuncio, siamo seduti al tavolo, pronti per pranzare insieme alle nostre due figlie: Letizia, 4 anni, e Irene, 10 mesi. E quando, tra una forchettata e l’altra di carbonara, arriva finalmente la proclamazione – cardinale Robert Francis Prevost – ci guardiamo un po’ confusi: come la maggior parte delle persone, ci aspettavamo altri nomi. Ascoltiamo le prime parole di Leone XIV e apprezziamo molto il suo messaggio di pace (in un mondo che sembra ormai divertirsi a fare le guerre) e ancora di più la sua sottolineatura sulla missione e sul costruire ponti, parole che sono da stimolo anche per noi nel nostro stare qui a Pucallpa. Ma ancora di più ci colpisce quel viso emozionato, che lascia trasparire una commozione trattenuta a stento. E poi la “chicca”: il saluto in spagnolo alla diocesi di Chiclayo, città costiera del nord del Perù. «Chissà quale sarà la reazione dei peruviani!», ci diciamo tra di noi.

Tempo un quarto d’ora e già ne abbiamo un assaggio! Le chat cominciano a riempirsi di giubili patriottici (Que bendición para nuestro País) e rivendicazioni scioviniste sul nuovo papato (“El nuevo Papa es peruano!”), sebbene la città natale di Prevost sia Chicago. Tuttavia, una base di verità in queste affermazioni c’è! In quasi tutti i gruppi viene condiviso il DNI (il documento d’identità) peruviano del nuovo Papa, a fondamento di questa rivendicazione e in barba a tutte le leggi sulla privacy. D’altronde, come ci diciamo spesso tra noi missionari milanesi, l’hobby più diffuso a Pucallpa è il chisme, ovvero… il gossip!

Tra i giovani non passa troppo tempo che già fioccano i primi meme. Una foto caricaturale del nuovo Papa che mangia ceviche e beve Inka Cola, pietanza e bevanda tipiche del Perù. Il camino del Vaticano con la fumata bianca e rossa, riferimento ai colori della bandiera peruviana. La nuova papamobile in versione motokar, uno dei mezzi di trasporto più comuni del Paese (versione locale del tuk-tuk). Arrivano anche giochi di parole: “Perù tenía 4.000 variedades de papa. Desde hoy 4001”, cioè “il Perù aveva 4.000 varietà di patata (papa in spagnolo), da oggi 4001”.

Per fortuna, iniziano anche a circolare foto di quando Prevost era un giovane missionario nel Paese e poi vescovo a Chiclayo, che immortalano alcuni momenti della sua missione in terra peruviana. La gente fantastica già, per non dire che dà già per certa, una futura visita del nuovo Pontefice in Perù. Nel caso, ci sarebbe già una canzone per lui: sì perché, nel giro di un giorno, è stato già creato un brano musicale a lui dedicato, che ovviamente è diventato subito virale nelle chat di WhatsApp. Il testo della canzone non è male ed esprime accoglienza e sostegno al nuovo Papa, la musica è giovanile: non ci meraviglieremmo se diventasse la hit dell’estate!

In questi giorni abbiamo chiesto alle persone che incrociamo nel nostro essere a servizio qui quale fosse la loro opinione su questa elezione. In realtà, molti come noi non sanno molto riguardo a monsignor Prevost. Alcuni giovani ci confidano le loro prime impressioni, tendenzialmente positive; altri non vogliono sbilanciarsi ancora, anche se sperano in una sua visita in Perù. Il nostro parroco padre José ci confida che anche lui si aspettava altri nomi, ma che è stata una piacevole sorpresa l’elezione di Prevost, che in passato ha avuto modo di incontrare in due occasioni. “Peruano como la papa”, è stato il suo commento finale.

Eric, seminarista del Vicariato di Pucallpa, è un giovane di 25 anni con il quale collaboriamo nella Pastorale giovanile e in quella vocazionale. Nel suo percorso formativo, ha studiato per 4 anni a Trujillo, città della costa nella quale monsignor Prevost è stato formatore degli Agostiniani e docente nel seminario diocesano. Eric ci racconta di aver sentito spesso parlare di lui nei suoi anni a Trujillo, affermando che molti sentissero nostalgia di monsignor Prevost sia come docente che come compagno di fede. Ci parla della stima e dell’affetto delle persone, tra cui tanti che lo ricordano – per usare le sue parole – “come un uomo carismatico prudente”.

Per quanto ci riguarda, è molto presto per poter esprimere opinioni su Papa Leone XIV, non avendolo conosciuto direttamente. Sicuramente, a nostro parere, quel che rende interessante la sua figura è che gran parte della sua vita è stata dedicata alla missione.

Con un tale background ci auguriamo che possa continuare ad avere quello sguardo ampio di Chiesa ad gentes che incarnava Papa Francesco, portando la sua esperienza di uomo che conosce bene realtà e vissuti di contesti sociali ed ecclesiali differenti. Che possa far riecheggiare ancora nei cuori il costante invito del suo predecessore ad essere “Chiesa in uscita”, rafforzando il messaggio che la missione non è solo il “pallino” di qualche cristiano originale ma l’essenza di ogni fedele di Gesù. Che il suo “carisma prudente” sia capace di riportare l’attenzione sull’importanza dell’ascolto della voce degli ultimi, della giustizia sociale e della costruzione della pace. E se la scelta del suo nome, come qualcuno ha già ipotizzato, fosse davvero un riferimento a quel frate “pecorella del Signore”, tanto amico di san Francesco… i presupposti ci sembrano buoni!

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