Iran, Khamenei adesso parla italiano

Iran, Khamenei adesso parla italiano

A Natale la «Guida della rivoluzione islamica in Iran» ha aperto un account Twitter ufficiale in italiano. Nel quale (finora) più che parlare di politica propone detti attribuiti a Gesù nella tradizione musulmana

 

Ali Khamenei – la Guida suprema della Repubblica islamica dell’Iran e dal 1989 successore dell’ayatollah Khomeini – da qualche giorno parla anche italiano sui social network. Il massimo esponente del clero sciita iraniano ha scelto infatti la vigilia di Natale per lanciare su Twitter il suo l’account nella nostra lingua, che va ad aggiungersi agli altri undici già attivi: accanto al farsi, all’arabo e all’inglese esistevano già – tra gli altri – anche account ufficiali di Khamenei in russo, in francese, in spagnolo e in tedesco.

Come era ovvio che fosse vista la data del lancio – subito dopo la formula islamica di rito «Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso» – il 24 dicembre il tweet inaugurale era stato dedicato a un augurio «a tutti i cristiani e musulmani del mondo, soprattutto ai connazionali cristiani, per l’anniversario della nascita di Gesù, il Messia, il nobile profeta». Un messaggio proposto uguale anche nelle altre lingue.

Oggi – dopo alcuni giorni di silenzio – l’account italiano di Khamenei è tornato a twittare con due tweet proposti solo nella nostra lingua che prendono spunto da altrettanti «detti di Gesù».

Come è facile constatare si tratta di frasi che non compaiono nei Vangeli, ma sono tratte dai detti riferiti a Gesù nella tradizione islamica. Una scelta che sembrerebbe far pensare all’intenzione dello staff della Guida suprema iraniana di dare un particolare risalto ai rapporti religiosi con il mondo cristiano nell’account twitter italiano.

Al di là di questo aspetto resta comunque significativo il momento scelto da Khamenei per aprire l’account twitter in italiano: in una fase resa estremamente delicata per i rapporti tra l’Iran e l’Occidente dalla transizione alla Casa Bianca e dalla ripresa dell’arricchimento al 20% dell’uranio nel programma nucleare di Teheran. E alla viglia del viaggio di Papa Francesco in Iraq a marzo, che si preannuncia molto importante per le relazioni tra la Santa Sede e il mondo sciita.