Skip to main content
Icona decorativaIcona decorativa6 Dicembre 2017 Redazione

Le famiglie ferite a Trump: «Non seppellisca la speranza di pace»

Tra i tanti appelli di queste ore che il presidente americano Donald Trump non ha ascoltato riconoscendo Gerusalemme capitale di Israele senza prima un accordo di pace, il più toccante è quelle delle 600 famiglie del Parents Circle, l’associazione che riunisce le famiglie delle vittime tanto israeliane quanto palestinesi del conflitto
  Sono tanti gli appelli giunti in queste ore da tutto il mondo al presidente americano Donald Trump – che riconoscendo ufficialmente questa sera Gerusalemme come capitale di Israele senza un accordo di pace tra israeliani e palestinesi  rischia di aprire una nuova spirale di scontri e violenze in Medio Oriente. Oltre all’appello del Papa e a quello dei capi delle Chiese di Gerusalemme, ci sembra particolarmente significativa una terza voce: quella delle famiglie del Parents Circle, l’associazione che riunisce le famiglie tanto israeliane quanto palestinesi che hanno vissuto la tragedia di perdere un proprio caro a causa di questo conflitto. Un’esperienza che era molto cara al cardinale Carlo Maria Martini, che amava indicare il loro incontrarsi e provare a comprendere ciascuno il dolore dell’altro come un segno di pace importante nella Terra Santa. In queste ore seicento di queste famiglie – che raccontano di aver perso «figli, sorelle, mariti, e mogli in questo conflitto che sarebbe già dovuto essere finito da tanto tempo» – avevano scritto queste parole a Donald Trump: «La preghiamo di riconsiderare la sua decisione di riconoscere Gerusalemme come la capitale di Israele e di spostare l’ambasciata a Gerusalemme solo dopo la firma di un accordo di pace e con l’accordo di entrambe le parti. Ci siamo uccisi l’un l’altro in nome dell’amore per Gerusalemme ma noi, che conosciamo le conseguenze della violenza, capiamo che se ci scontriamo sul terreno a vincere saranno solo le tombe. Lei ha espresso il desiderio di porre fine a questo conflitto e di cercare la via per portare alla pace entrambe le parti, ma le conseguenze di questa sua decisione sarebbero molto gravi. Non rovini il nostro ultimo residuo di speranza che nutriamo nella possibilità di proteggere i nostri figli, piantando un altro chiodo nella bara della pace».    

Articoli correlati

Non c’è nessun’altra terra dove andare

Icona decorativa15 Gennaio 2025
Icona decorativaMaria Tatsos
Il documentario “No Other Land”, scritto e diretto da due palestinesi e due israeliani, racconta le vicende di un vil…

Libano, una speranza oltre la guerra

Icona decorativa18 Dicembre 2024
Icona decorativaRedazione
Con il cessate il fuoco, quasi un milione e mezzo di sfollati hanno fatto ritorno alle loro case. E molti giovani vol…

Noi giovani, a fianco del nostro Libano ferito

Icona decorativa17 Dicembre 2024
Icona decorativaChiara Zappa
Nel Paese dei cedri, trascinato nel conflitto mediorientale, duemila volontari della Caritas si prendono cura degli s…