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Se il piatto è sacro

Un ciclo di incontri organizzato dalla Biblioteca Pime approfondisce il valore spirituale e rituale del cibo nelle tradizioni religiose di Cina, India e Giappone

Mangiare – si sa – non significa soltanto nutrirsi: il valore relazionale e culturale del pasto è evidente a tutte le latitudini e nei contesti sociali più diversi. Ma c’è di più, perché il cibo incarna un aspetto simbolico così rilevante da trasformarsi spesso anche in linguaggio del sacro e strumento di relazione con il divino. Basti pensare alle offerte poste sugli altari – ancora oggi tipiche di diverse religioni -, ai rituali legati alle festività, alle prescrizioni alimentari – con l’opposizione tra puro e impuro -, fino all’astensione dai pasti per motivi spirituali.

È partita da queste suggestioni, e da un ricco patrimonio di conoscenze relativo in particolare ai contesti di missione, la scelta della Biblioteca del Pime di dedicare un ciclo di incontri proprio al rapporto tra la sfera alimentare e quella del sacro in Asia: «Si tratta di un invito a un viaggio tra India, Cina e Giappone, per scoprire come la dimensione spirituale e quella quotidiana si intreccino nella preparazione, nell’offerta e nella condivisione del cibo», spiega la responsabile della Biblioteca Isabella Mastroleo. «Un modo diverso per perseguire l’obiettivo di tutte le nostre attività, cioè favorire la conoscenza reciproca e l’incontro tra culture diverse».

È nato così, grazie alla collaborazione con Associna, AsiaTeatro e O barra O edizioni, il ciclo “Cibo, linguaggio del sacro”, apertosi il 30 ottobre con l’intervento di Marilia Albanese, docente di lingua e cultura hindi, dedicato ai rituali nel contesto indiano, in cui la presentazione di offerte alimentari è il perno di un complesso sistema religioso, sociale e politico che risale agli albori della civiltà locale.

Ci si sposterà invece in Cina giovedì 6 novembre (h 18), con Sarah Manganotti, sinologa vicepresidente di Associna: «L’alimentazione degli dei è affascinante anche perché vi si associano significati simbolici a seconda delle credenze che popolano il Paese – spiega -. I buddhisti seguono diete vegetariane e promuovono la consapevolezza nel mangiare; alcuni alimenti, come pesche e vino, assumono valore mitologico e rituale; ci sono figure leggendarie che incarnano l’ambivalenza tra sacro e profano e si muovono tra i mondi attraverso il cibo. Feste tradizionali e culti domestici rafforzano il legame tra pasti, stagioni e spiritualità, mentre il cibo è mezzo per onorare gli antenati e trasmettere auspici».

All’ultimo incontro (13 novembre, h 18) interverrà la scrittrice Carmen Covito, studiosa di cultura giapponese. «Nello shintoismo – spiega -, gli alimenti offerti ai kami e condivisi con i fedeli sanciscono il legame tra uomini e divinità. Nel contesto dei matsuri, le feste che scandiscono il calendario comunitario, piatti rituali e specialità stagionali sono strumento di coesione sociale e memoria collettiva. Nel buddhismo giapponese la cucina vegetariana e la cerimonia del tè sublimano l’atto del nutrirsi in gesti di meditazione, rispetto e armonia». Proprio una degustazione di tè concluderà ogni incontro, a cui sarà presente anche Francesca Giorgetti, autrice del libro Tutte le spezie del mondo (Mondadori), che approfondirà l’apporto delle spezie ai caratteristici sapori d’Asia. 

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