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Con la Dottrina sociale tra Francesco e Port Leo

Per Francesco la salvaguardia del Creato era ben più di una preoccupazione materiale ed economica. E Leone, sarà un Pontefice “sociale”?

Ripensavo nei giorni scorsi ai messaggi di Papa Francesco qui in Papua Nuova Guinea a settembre 2024. Dovevo scrivere qualcosa dal punto di vista della Caritas, per cui lavoro. Ero in ritardo. Non solo Francesco era già stato pianto e sepolto, ma l’annuncio del successore era imminente. Al risveglio il 9 maggio (siamo avanti otto ore su Roma) allo shock del Papa inatteso e americano, si è aggiunto quello sulla scelta del nome. Leone non era più in uso per un Papa da 122 anni. Suonava abbastanza desueto per l’Europa (meno “Leo” per il mondo anglosassone). Ma non poteva che ricollegarsi alla figura innovativa e coraggiosa dell’omonimo Leone XIII (1810-1903), il primo Papa “sociale”, difensore della dignità del lavoro e dei lavoratori, autore dell’enciclica Rerum novarum, pioniere della Dottrina sociale della Chiesa. Era questo infatti ciò che per la Caritas avevo deciso di andare a spulciare nei discorsi di Francesco. Ora con un motivo in più, visto che un intero pontificato ci sta davanti su questa linea e con tali priorità.

Papa Francesco ha concentrato la sua preoccupazione sociale sulla cura del creato e della casa comune con l’enciclica Laudato si’ e l’esortazione apostolica Laudate Deum. Lo ha fatto anche aprendo la visita in Papua Nuova Guinea all’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico, il 7 settembre 2024. Ha sottolineato, tra l’altro, che le risorse naturali del Paese devono andare a beneficio di tutti, non solo delle compagnie internazionali, pur indispensabili per l’estrazione dei minerali, il taglio del legname e la pesca nell’oceano. Sono state parole di sostegno all’azione del governo ora impegnato a rivendicare maggiori benefici e una più significativa percentuale di ritorno sui contratti internazionali soprattutto nell’industria mineraria (oro, argento, rame, nickel, cobalto).

La salvaguardia del Creato è ben più di una preoccupazione materiale ed economica. La distruzione della natura è la condanna a morte dello spirito e della dignità umana. Tanto più se l’attacco a essa è accompagnato da un attacco alla persona. Ci sono diversi esempi, tipici delle comunità del Pacifico, nei discorsi di Papa Francesco: la povertà e la promiscuità urbana, l’isolamento rurale, la violenza tribale, la stregoneria e la criminalità comune. Il rispetto, la giustizia e la pace sono capisaldi pratici della Dottrina sociale della Chiesa, evidenti anche nel saluto iniziale di Leone XIV dalla loggia della basilica di San Pietro.

Alla fine si tratta della questione della vita, che è sacra, e va difesa – ha detto Francesco ai giovani qui a settembre – dalla divisione, dalla confusione e dalla dispersione in favore dell’armonia e dell’incontro. Va difesa anche da comportamenti distruttivi per imparare «a dire “no” alle droghe e all’alcol; “no” alla pornografia, che lascia tristi e vuoti; “no” a ogni forma di violenza».

A Vanimo, il giorno dopo, Papa Francesco ha dato credito «ai consacrati e alle consacrate, catechisti, laici missionari, che non hanno mai smesso di predicare la parola di Dio e di offrire aiuto ai loro fratelli e allo loro sorelle attraverso la cura pastorale, l’istruzione, la sanità e in molti altri modi». Evangelizzazione e azione sociale. Dalla fine del diciannovesimo secolo. Proprio durante il pontificato di Leone XIII. Port Leo (Porto Leone) infatti è ancora oggi il nome della piccola baia sull’isola di Yule dove i missionari francesi del Sacro Cuore sono sbarcati e hanno attraccato per decenni durante le missioni nel sud dell’attuale Papua Nuova Guinea.

https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/con-la-dottrina-sociale-tra-francesco-e-port-leo?

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