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Icona decorativaIcona decorativa29 Gennaio 2025 Redazione

Superare l’uomo? Una risposta missionaria

A Ibipora in Brasile i missionari del Pime della Regione America hanno riflettuto con il gesuita padre Carlos Alberto Contieri sulle sfide della missione della Chiesa nel tempo del post-umanesimo

Dalla sera di domenica 19 a venerdì 24 gennaio, nella Casa Regina degli Apostoli di Ibiporá, nello Stato del Paranà in Brasile, i missionari del Pime della Regione America si sono riuniti per un corso di formazione sul tema Le sfide della missione nel post umanesimo, proposto dalla Commissione per la formazione continua dell’istituto in continuità con l’analoga iniziativa tenuta nello scorso mese di novembre ad Hyderabad, in India. Sono stati più di quaranta i partecipanti, in maggioranza provenienti dall’Area Brasile, altri dalle Aree Messico e Stati Uniti.

A guidare la riflessione è stato padre Carlos Alberto Contieri, gesuita brasiliano, che nei cinque giorni di lavori ha aiutato i partecipanti a capire le sfide che attendono la missione della Chiesa in questo tempo della nostra storia, il tempo del post umanesimo, appunto.

Due i momenti che hanno caratterizzato il corso (del quale a questo link è possibile leggere una sintesi più ampia). Il primo è stato un’introduzione necessaria per intendere come la Chiesa dovrà assolvere alle sfide che dovrà affrontare: si è parlato della crisi di identità che sta soffrendo l’uomo, ma anche la Chiesa stessa, chiamata a conversione e a riprendere il primato della Parola di Dio e della vita sacramentale. Chiesa inviata al mondo, a tutti, avendo Cristo come punto di partenza, sua speranza e meta finale. È la Chiesa del Vaticano II che papa Francesco ha ripresentato, in modo consono ai nostri giorni, attraverso il suo magistero.

Per farlo però – ed è stata la riflessione al centro del secondo momento – la Chiesa deve fare i conti con il contesto culturale in cui oggi vive, ed è proprio qui che si inserisce la riflessione sul post-umanesimo. Padre Contieri ha guidato i partecipanti nell’esaminare questa corrente di pensiero che difende il miglioramento e la trasformazione dell’essere umano attraverso uno sviluppo tecnologico illimitato. Si nutre di sogni antichi, che vanno dal superamento di ogni malattia all’evitare l’invecchiamento, dallo sradicare l’infelicità all’estinguere la morte, credendo in un essere umano che perpetuerà la sua vita sulla terra. Dove alla tecnologia è affidato il compito di realizzare questo grande sogno dell’umanità.

In questa visione il nostro presente sarebbe solo un momento di transizione (trans-umanesimo) verso un futuro inevitabile che necessariamente verrà (post-umanesimo).

Se nessuno nega i passi positivi e innegabili che la tecnologia ha portato con sé, non si può però non vedere anche i suoi limiti: la sua visione riduttiva dell’uomo, con i problemi che questo porta con sé. Il post-umanesimo parla dell’ambizione di dare vita a un essere “eterno”, basandosi sull’uso di tecnologie di avanguardia, in primis l’intelligenza artificiale, che in realtà possono dare alla luce solo figure ibride che non saranno mai comparabili all’essere umano. Vorrebbe sconfiggere la morte e incamminarsi verso un’eternità che in realtà è un mero prolungamento della vita. Ma così non si elimina la morte davvero. La vita eterna resta qualcosa di profondamente diverso, che trascende la vita umana essendo una vita in Dio.

Alla fine la domanda di fondo per la missione resta quella su chi sia davvero l’uomo. Senza dubbio è un essere in divenire e dunque aperto alle trasformazioni che la scienza rende possibili. Ma non solo come realtà biologica; il divenire deve riguardare tutte le dimensioni dell’uomo: quella organica, quella psichica, quella spirituale. Di fatto, dunque il Magistero della Chiesa presenta dati antropologici che contrastano profondamente con la visione dell’uomo del post-umanesimo.

L’essere umano rischia di essere ridotto all’ambito dei suoi problemi, che la tecnologia intende risolvere. Mentre l’antropologia teologica cristiana, tratta l’uomo come un mistero che rimanda al suo creatore.

In questo senso padre Contieri ha ricordato come sia la santità l’unica risposta alla domanda sull’uomo, in grado di illuminare anche il futuro della Chiesa. Ha citato in proposito un pensiero di Simone Weil: “Dio è assente dal mondo – diceva -, ma diventa presente nell’esistenza di coloro in cui il suo amore è vivo”. Essere presenti nel mondo con la compassione: cambiare il cuore, per trasformare il mondo.

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