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Centrafrica: leader religiosi siate più coraggiosi!

L’appello di un sacerdote centrafricano, che – a un mese dall’annunicato viaggio del Papa – invita i responsabili cattolici, protestanti e musulmani della piattaforma interreligiosa a un impegno più vicino alla gente. Di profezia e di denuncia
  «Ammiro il vostro coraggio e la vostra determinazione. E tuttavia…». È stato reso noto solo pochi giorni fa il programma di viaggio di Papa Francesco in Africa. E dal Centrafrica, il Paese più “critico” tra i tre che visiterà dal 25 al 30 novembre – gli altri due sono Kenya e Uganda – si leva una voce controcorrente. O meglio, una che esprime apertamente un disagio che molti stanno vivendo. Non tanto contro le istituzioni che sono incapaci a gestire la crisi; o i gruppi di ribelli e criminali che continuano a confrontarsi e a seminare morte e distruzione; e neppure contro le forze internazionali – la missione Onu Minusca e quella francese Sangaris – che la gran parte della popolazione vorrebbe veder partire. Ma contro la piattaforma interreligiosa, composta dall’arcivescovo cattolico di Bangui, mons. Dieudonné Nzapalainga, il presidente del Consiglio islamico centrafricano, Imam Oumar Kobine Layama e il presidente della Alleanza evangelica, pastore Nicolas Guérékoyaméné-Gbangou. Molto apprezzata all’estero – tra i tanti riconoscimenti, le è stato assegnato anche il Premio Sergio Vieira de Mello lo scorso agosto a Ginevra -, non è altrettanto popolare all’interno del Paese. Molti vorrebbero che facesse molto di più. L’abbè Freddy Mboula Wamok si è fatto interprete di questo anelito, diffuso nella comunità cattolica. «Le vostre parole sono troppo “leggere” e non adeguate alla realtà che vive il Paese. Vorrei che usaste le parole di Papa Fancesco: “Smettetela di fabbricare armi; mettete fine al traffico di armi”». «Avrei voluto sentirvi dire – continua il sacerdote – alle Nazioni Unite e alla Francia di smetterla di ingannare e sfruttare il nostro Paese e di metter fine al sacrificio di tante vite umane per fini politici e di interesse (oro e diamanti). Avrei anche voluto che diceste alla presidente di transizione Catherine Samba-Panza di smettarla di essere ingenua e di negoziare su quisquiglie a scapito di molte vite umane. La popolazione reclama il diritto a sopravvivere».
Emergenza umanitaria. Un gruppo di sfollati. In Centrafrica l’emergenza umanitaria coinvolgerebbe 4,6 milioni di persone su una popolazione di 5 milioni e mezzo
Un gruppo di sfollati. Più di 4 milioni di persone (su una popolazione di 5,5) vivono nella precarietà più assoluta
Secondo questo sacerdote centrafricano, non basta essere profeti che predicano astrattamente perdono e riconciliazione, ma è necessario anche denunciare l’oppressione, l’ingiustizia, le prevaricazioni e la violenza che devastano il Centrafrica. «Certo, dobbiamo gridare e lavorare infaticabilmente per la riconciliazione e il perdono. Ma dobbiamo anche chiedere ardentemente che venga creato uno Stato di diritto che garantisca a tutti le libertà individuali e collettive».  

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