Vicino alla piccola Chiesa d’Algeria

«Papa Francesco ci ha confermato che stavamo andando nella direzione giusta, noi piccolissima comunità cattolica in un Paese quasi esclusivamente musulmano, dove cerchiamo di essere una Chiesa del dialogo, della vicinanza e anche della speranza». Ecco il messaggio del vescovo di Orano, Davide Carraro, missionario del Pime
Papa Francesco ha sempre mostrato attenzione e vicinanza alla nostra piccola Chiesa d’Algeria e, in particolare, ad alcune sue figure, che ne hanno segnato la spiritualità. Penso in particolare a Charles de Foucauld, che Francesco ha citato in alcuni suoi documenti e specialmente al termine dell’enciclica “Fratelli tutti”, dove lo ricorda come una «persona di profonda fede, la quale, a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti». E aggiunge: «Egli andò orientando il suo ideale di una dedizione totale a Dio verso un’identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano. In quel contesto esprimeva la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello… Voleva essere, in definitiva, “il fratello universale”. Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti».
Non solo: Francesco ha ricordato in più occasioni Christian de Chergé, il priore del monastero di Tibhirine, rapito e ucciso con i suoi sei confratelli nel 1996 e beatificato con gli altri 18 martiri d’Algeria – tra cui il vescovo di Orano, Pierre Claverie – nel 2018. E ancora, durante la Messa crismale del 2023 ha regalato a tutti i presbiteri una lettera di padre René Voillaume, che con altri tre giovani sacerdoti partì per l’oasi di El-Abiodh, dove fondò la prima fraternità dei Piccoli fratelli di Gesù. Sono tutte figure che hanno profondamente segnato il nostro modo di essere comunità cristiana in questo Paese musulmano.
Papa Francesco, inoltre, ci ha sempre fatto sentire parte della Chiesa universale, con tanti segni, tra i quali la nomina del nunzio Kurian Mathew Vayalunkal, che in molti modi ci ha manifestato la vicinanza del Vaticano. Lo stesso per quanto riguarda la visita del cardinale Paul Richard Gallagher e la creazione a cardinale dell’arcivescovo di Algeri Jean-Paul Vesco. Segni di vicinanza molto importanti, come ci ha ribadito lui stesso durante l’ultima visita ad limina lo scorso novembre. In quell’occasione, gli ho chiesto se avesse un messaggio per la nostra Chiesa. Papa Francesco ci ha detto: «Siate il lievito nella pasta». Credo che sia un bel messaggio per la nostra Chiesa, che ho trasmesso qui a Orano ai nostri fedeli e che ritrasmetterò quando celebreremo una Messa in suo suffragio. Del resto, molte delle sue parole e delle tematiche che ha messo al centro del suo Pontificato sono sempre state importanti anche per la nostra Chiesa, perché toccavano nel profondo il nostro vissuto e parlavano al cuore del nostro essere una piccolissima comunità cattolica.
A questo proposito, la sua attenzione per il dialogo con l’islam è stata per noi di ispirazione e ci ha confermati nel cammino che stiamo facendo da tempo. Il documento sulla “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, siglato ad Abu Dhabi nel 2019, insieme al Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, ci ha ribadito che stavamo andando nella direzione giusta, noi Chiesa minoritaria per numero di fedeli in un Paese quasi esclusivamente musulmano, dove tuttavia abbiamo un nostro posto. E dove cerchiamo di essere una Chiesa del dialogo, della vicinanza. E anche della speranza.
Già nel 2015, i vescovi del Nordafrica avevano scritto una lettera pastorale dal titolo: “Serviteurs de l’espérance” (Servitori della speranza). Un tema su cui abbiamo continuato a lavorare in questi anni e che ci ha collocati immediatamente nel cammino del Giubileo di quest’anno, che vogliamo continuare a vivere con questo anelito di speranza.
Per la gente di qui, tuttavia, quello che ha colpito di più di Papa Francesco è stata la sua semplicità, il suo modo molto umano di esprimersi. Molti lo hanno percepito come un Papa buono, un Papa del dialogo e dell’ascolto. E molti ci stanno facendo arrivare le loro condoglianze. Anche questo è un segno che Papa Francesco è riuscito davvero a parlare proprio a tutti.
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