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Volontari senza confini

Un viaggio tra Africa e America Latina alla scoperta dell’impegno dell’Associazione Laici Pime a fianco dei missionari e al servizio delle persone più vulnerabili, come i bambini orfani o malati

Ci sono persone che, mosse dal desiderio di mettersi al servizio degli altri, scelgono di partire e dedicare il proprio tempo portando speranza e opportunità laddove ce n’è più bisogno. È il caso dei missionari laici dell’Alp (Associazione Laici Pime), volontari che intraprendono un cammino di condivisione nei contesti in cui è presente il Pime, affiancando i missionari nelle loro opere.

Che si tratti di un breve periodo o di anni di servizio, l’impegno di questi laici – singoli, coppie o famiglie – si concretizza in progetti di educazione, assistenza e inclusione sociale, in cui si offre tempo, supporto e competenze a chi vive situazioni di fragilità.

In questo ideale viaggio tra Camerun, Guinea-Bissau fino al Brasile, incontreremo allora storie di volontariato che intrecciano dedizione e solidarietà, dimostrando come il dono di sé possa diventare un ponte di crescita e cambiamento per intere comunità.

Partiamo dall’Africa. Il Camerun da sempre ospita diversi volontari Alp coinvolti attivamente in programmi di sostegno sociale ed educazione. Qui incontriamo Silvia Derna, che opera a Mouda, dove collabora da tre anni con il Centro Betlemme, che dal 1997 propone servizi e attività volti non solo a contrastare le discriminazioni, l’esclusione sociale e l’indifferenza verso giovani e adulti indigenti e con disabilità, ma anche ad accogliere ed educare bambini orfani o abbandonati. Silvia gestisce il progetto K846 – “Una scuola per tutti – Sostegno educativo a bambini con deficit uditivo e in condizioni di fragilità”, con l’obiettivo di garantire l’inclusività di 60 alunni della scuola materna e 40 bambini della scuola primaria con deficit uditivo.

Sempre al Centro Betlemme di Mouda un’altra volontaria, Ornella Gregori, gestisce il progetto K865 – “Sostegno educativo e sviluppo sociale a bambini e giovani in difficoltà in Nord Camerun”. Ornella, arrivata nel Paese da poche settimane, insieme a padre Danilo Fenaroli si occupa di supportare quotidianamente l’accoglienza, i programmi educativi e i servizi di assistenza sanitaria messi a disposizione dal Centro Betlemme per bambini in stato di vulnerabilità provenienti da tutto l’Estremo Nord del Camerun e dal Ciad.

Rimanendo in Africa, arriviamo in Guinea-Bissau. Qui troviamo Chiara Goisis e Filippo Gatti, una giovane coppia Alp che, insieme alla figlia Abene, vive a Catió e da tre anni collabora con padre Naresh nella gestione del progetto K796 – “Sostegno alle scuole di Catió in Guinea-Bissau”, con l’obiettivo di supportare l’educazione dei bambini. Il progetto di Chiara e Filippo si sviluppa su cinque scuole diverse e garantisce a circa 2.000 ragazzi un’istruzione primaria adeguata e di qualità, in strutture sicure e accoglienti.

Nello stesso Paese incontriamo un’altra coppia di volontari, recentemente arrivati in missione: Melissa Pellizzoni e Davide Pietro Caroni. Melissa è fisioterapista e Davide informatico: insieme stanno iniziando il loro servizio presso la Casa de Acolhimento Bamba­ran nella capitale Bissau. Giunti a gennaio, gestiscono il progetto K857 – “Due volontari alla casa Bambaran di Bor. Aiuto e sostegno ai bambini orfani e in difficoltà”. La Casa ha l’obiettivo di offrire accoglienza a piccoli in situazioni di fragilità nella zona di Bissau, inclusi ragazzi orfani, abbandonati e con disabilità. Melissa e Davide, in particolare, si occupano di formazione professionale del personale, della gestione dell’organizzazione, della fisioterapia per bambini con malattie neurologiche e della digitalizzazione dei dati dell’istituzione.

Cambiamo infine continente per spostarci in America Latina e arrivare fino al Brasile, dove troviamo Micol Riva e Giovanni Nassi. A Ibiporã, una cittadina nello Stato meridionale del Paraná, Micol e Giovanni insieme ai loro figli, Elia e Adele, si occupano del progetto K851 – “Assistenza sociale e animazione missionaria a Ibiporã”. Il progetto prevede diverse attività, tra cui l’impegno presso il Centro di animazione missionaria del Pime e la collaborazione con la Fazenda da esperança, una realtà nata 40 anni fa con lo scopo di favorire il recupero di persone affette da tossicodipendenza e che oggi conta 168 centri in tutto il mondo. A Ibiporã la Fazenda accoglie una quindicina di donne, per favorire il loro percorso di riabilitazione in particolare attraverso attività formative.  

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