I campi di sterminio del Messico

I campi di sterminio del Messico

La Commissione nazionale di ricerca ha confermato l’esistenza di almeno 7 centri di esecuzione ed interramento di vittime della guerra tra le bande dei narcotrafficanti. Mentre l’ong Semáforo Delictivo denuncia: 15 dei 32 Stati del Messico sono controllati dalla criminalità organizzata

 

Almeno 15 dei 32 stati del Messico in vari settori, a partire dal commercio, sono controllati dalla criminalità organizzata: hanno i più alti tassi di omicidi, rapimenti, estorsioni, traffico di droga e furto di veicoli. Lo scrive Semáforo Delictivo, un’organizzazione no profit che periodicamente analizza e pubblica i dati relativi alla criminalità in Messico. L’organizzazione si sforza di agire seguendo i valori dell’informazione e della denuncia, in particolar modo in Paesi dove la criminalità sta diventando parte della normalità di un popolo, piegandosi così a logiche violente e pericolose. Uno stile di vita che condiziona serie tv, musica e il pensiero soprattutto dei più giovani e meno istruiti abitanti della popolazione di piccole e grandi città.

In una dichiarazione, Semaforo Delictivo ha specificato che i centri più pericolosi sono gli stati di Zacatecas, Colima, Baja California, Morelos, Sonora, San Luis Potosí, Stato del Messico, Chihuahua, Tlaxcala, Quintana Roo, Querétaro, Nayarit, Michoacán, Jalisco, Guanajuato e Baahuila California Sur, praticamente in tutte le aree del Paese, dal nord al sud del Messico. Il numero di omicidi rimane molto simile allo scorso anno, registrando una leggera diminuzione dell’1%, mantenendo così il tasso di 28 vittime di omicidio ogni 100.000 abitanti. “Uno dei più alti al mondo – scrive Semaforo Delictivo -, superato solo da El Salvador, Honduras, Venezuela, Sudafrica e Brasile”. Santiago Roel, direttore dell’organizzazione, ha spiegato che l’omicidio è l’indicatore di maggiore preoccupazione e rilevanza perché direttamente correlato alle esecuzioni per traffico di droga. Ha sottolineato che non si tratta di crimini ordinari poiché “l’80% o più degli omicidi in Messico sono dovuti al mercato della droga. Le aree del Paese con i più alti tassi di violenza sono quelle in cui due o più cartelli si contendono il posto per produrre, importare, trafficare o vendere qualsiasi sostanza proibita.

La teoria di Roel è stata avvalorata il 27 luglio quando la Commissione Nazionale di Ricerca (Cnb) ha confermato l’esistenza di ‘cantieri di sterminio’ per persone scomparse in diversi Stati della Repubblica, scoprendo un livello massimo di crudeltà e un sistema operativo che poteva funzionare solo con complicità o il silenzio delle autorità. Un numero enorme di resti umani conferma la violenza subita dal Messico negli ultimi anni, parliamo di 867,556 resti umani ritrovati nello stato di Nuevo Leon, ai confini con gli Usa. Fanno riferimento ad almeno sette “campi di sterminio”, ossia centri di esecuzione ed interramento di vittime della guerra tra le bande dei narcotrafficanti che da decenni si uccidono per il controllo del territorio, di uomini e donne sequestrate e mai più liberate, di persone ammazzate per il traffico di organi.

L’area di ritrovamento non è lontana da Monterrey, metropoli tra le più ricche e popolose del Messico. Il territorio, circondato da montagne e aree semidesertiche, è il campo di azione delle bande dei narcos, prima fra tutte quella de Los Zetas che da anni non vuole avere concorrenze nel traffico della droga, dei migranti e del crimine in genere. Non è stato facile per Leticia Hidalgo, la portavoce di Fundel (Fuerzas Unidas por Nuestros Desaparecidos) – il movimento che ha richiesto allo stato messicano la pubblicazione delle macabre scoperte – ricevere la trasparenza dei dati dalle autorità: si tratta di un braccio di ferro che da anni Fundel sta portando avanti con chi dovrebbe proteggere la popolazione e informare sulla violazione dei diritti umani impunemente compiuta.