La lezione dell’Amazzonia per un’ecologia integrale
La terra non ci rende ricchi, ma umani, ovvero capaci di un rapporto virtuoso con il dono che Dio ci ha affidato. Le persone e l’ambiente non sono realtà antagoniste ma complementari. Ascolta l’edioriale anche in PODCAST
L’Amazzonia rappresenta un crocevia decisivo del destino della Terra e dell’umanità. A Belém, la porta dell’Amazzonia, una città dove da decenni operano i missionari del Pime, si svolge in questo mese la Conferenza Onu sul clima (Cop30). Un appuntamento importante, seppure le aspettative siano mitigate dall’interrogativo se i leader delle nazioni più potenti siano davvero sinceri nell’impegno per salvare il pianeta.
Nel 2017 Papa Francesco elesse a laboratorio di rinnovamento ecclesiale le comunità che abitano questo territorio di sconfinata bellezza ma devastato dallo sfruttamento, convocando un Sinodo speciale per la regione panamazzonica. La consultazione coinvolse profondamente e in modo partecipativo le comunità ecclesiali. I padri e le madri sinodali, riuniti a Roma nel 2019, proposero riforme importanti, praticabili e concrete, per realizzare il protagonismo delle donne e dei membri del popolo di Dio.
Nell’esortazione apostolica Querida Amazonia (2020), Francesco descrisse quattro sogni, incluso quello ecologico. L’ecologia invocata dal Pontefice promuove le persone e l’ambiente come realtà non antagoniste ma complementari. Non si tratta infatti di sconfessare la presenza umana: ciò che è da contrastare è l’assalto all’ambiente dei potentati economici e politici che stanno dissanguando l’Amazzonia, mettendola in pericolo mortale.
L’azione dei missionari e dei credenti a difesa della terra e dei diritti di chi la vive e la coltiva è radicata nel messaggio evangelico. Non è ecologia ideologica, ma integrale, direi ecologia teologale. La Creazione è dono di Dio: tutto è stato creato per mezzo di Cristo e in vista di lui. L’ambiente che ci circonda ci dice qualcosa della natura di Cristo e di Cristo cosmico. Violando l’ambiente del mondo creato si ferisce l’opera stessa di Cristo che è realizzare il progetto del Creatore. Ce lo ricorda la stessa Liturgia delle Ore: «Ora si compie il disegno del Padre, fare di Cristo il cuore del mondo».
La terra è di Dio, prestata a chi la coltiva per sostenere le proprie famiglie e dare un futuro ai propri figli. Sono cresciuto in una semplice famiglia di lavoratori della terra, e so bene che i contadini sono coloro che più la conoscono, amano e rispettano. I contadini, e come loro i pescatori e chi vive dei beni della natura, non mancano di nulla. Di certo non accumulano ricchezza: la terra infatti non ci rende ricchi, ma umani, ovvero capaci di un rapporto virtuoso con il dono che Dio ci ha affidato. Al contrario i grandi proprietari terrieri, i signori dell’agribusiness e i potenti che li appoggiano diventano sempre più ricchi e violenti. Sfruttano la terra fino a distruggerla, rubandola ai poveri e alle generazioni future. Opporsi a questi progetti criminali e perversi non è politica, ma Vangelo, o meglio ancora, politica evangelica.
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