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Icona decorativaIcona decorativa21 Luglio 2016 Stefano Vecchia

Le donne corriere, il nuovo volto della droga in Laos

Sfruttate per il traffico di stupefacenti perché, secondo i signori della droga, si mescolano con maggiore facilità nella folla e passano inosservate ai controlli. Mentre secondo l’Unodc o sequestri di metanfetamine sono quadruplicati in Asia meridionale e sudorientale tra il 2009 e il 2014
  Tra le ombre del Laos, Paese che per scelta e per le sue condizioni continua a restare defilato dalle cronache, vi è quello della diffusione degli stupefacenti e del ruolo che le donne in particolare hanno in questa come in altre attività criminali gestite perlopiù da bande agguerrite con basi locali ma anche nelle confinanti Cina e Thailandia. Come segnalato dall’agenzia AsiaNews, sempre più donne vengono sfruttate per il traffico di stupefacenti perché, secondo i signori della droga, si mescolano con maggiore facilità nella folla e passano inosservate ai controlli rispetto agli uomini. Nessuna statistica ufficiale sul fenomeno ovviamente, ma indicazioni arrivano dagli arresti effettuati dalla polizia. Secondo alti funzionari della polizia di Vientiane interpellati da Radio Free Asia – ricorda AsiaNews – vi sarebbe un ‘forte aumento’ di arresti fra le donne per reati legati al narcotraffico, in particolare di anfetamine. “Le donne si trasformano in corrieri – afferma una fonte, dietro anonimato – perché sembrano andare per i fatti propri, passando il più delle volte inosservate”. Sarebbero inoltre prezzolate per smistare le sostanze stupefacenti anche oltreconfine. Tra le persone fermate, conferma la polizia, vi sono “rivenditrici e spacciatrici”. Alle donne, a volte incinta perché meno sospettabili, viene affidato il trasporto nelle aree di smercio e oltre la frontiera thailandese. Questo contribuisce a spiegare il gran numero di arresti di donne laotiane in Thailandia (in parte anche oggetto di traffico per i “mercati” della prostituzione e delle “braccia”): 1.352 attualmente in carcere, contro 581 birmane e 552 cambogiane. Nonostante la cessione progressiva di percentuali di produzione di oppio all’Afghanistan, oggi di gran lunga maggiore produttore e esportatore, il Laos, come pure gli altri Paesi parte del famigerato Triangolo d’oro (Thailandia e Myanmar) resta al centro del traffico di oppiacei, ma anche di droghe sintetiche che localmente hanno soppiantato l’oppio in molte aree, facendo di questa regione la maggiore al mondo per produzione e traffico di anfetamine e metanfetamine esportate in buona parte del continente e anche al di fuori di esso. Il Laos rappresenta però un’eccezione. “la domanda resta a un livello elevato in modo inaccettabile e i gruppi criminali transnazionali continuano a trarne grande profitto”, segnala il Rapporto 2015 dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la droga e la criminalità (Unodc). Il rapporto indica anche che la coltivazione dell’oppio è cresciuta di tre volte tra il 2009 e il 2014 e si è consolidata lo scorso anno, ma mentre in Myanmar e Thailandia si è registrato un calo, il Laos ha invece visto un aumento. Come l’oppio, anche le droghe sintetiche sono diventate fonti integrative di reddito, in particolare per i gruppi di popolazione delle aree meno raggiungibili, sia di etnia Lao, sia di altri gruppi minoritari. “I sequestri di metanfetamine sono quadruplicati in Asia meridionale e sudorientale tra il 2009 e il 2014”, ricorda ancora il rapporto Unodc.

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