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Icona decorativaIcona decorativa28 Dicembre 2017 Giorgio Bernardelli

Caso Tentorio, indagati formalmente due militari e un gruppo locale

Dopo le anticipazioni di qualche settimana fa nelle Filippine formalizzata la riapertura delle indagini su dodici persone per l’omicidio del missionario del Pime uccisio nell’Arakan nel 2011
  Adesso non è più solo un’indiscrezione giornalistica: il ministero della Giustizia delle Filippine ha ufficialmente riaperto le indagini per l’omicidio di padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime ucciso nell’Arakan Valley nell’ottobre 2011. E tra le dodici persone formalmente indagate ci sono anche due comandanti locali dell’esercito: il colonnello Joven Gonzales e il maggiore Mark Espiritu. Oltre a loro vi sono poi i due fratelli Jimmy e Robert Ato, membri del gruppo militare Bagani, che già in occasioni precedenti aveva minacciato padre Fausto. A oltre sei anni di distanza sembrano dunque finalmente entrare nel vivo le indagini sull’uccisione del missionario italiano, che per più di trent’anni ha svolto il suo ministero sull’isola di Mindanao, prendendosi cura dei diritti delle popolazioni tribali. A dare notizia dell’incriminazione formale è stato l’assistente procuratore Peter Ong, a cui il ministro della giustizia Vitaliano Aguirre ha affidato la riapertura del caso. Parlando ai giornalisti Ong ha detto che almeno venti soldati del 57° Battaglione della Fanteria di stanza nella città di Makillala avrebbero a vario titolo collaborato all’omicidio Tentorio, eseguito poi da un solo killer che aspettava il missionario fuori dalla sua casa, nella parrocchia di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso. Ha anche aggiunto che si è trattato di «un puro e semplice omicidio» e che le voci su presunti legami tra padre Tentorio e gruppi di sinistra non sarebbero «un elemento importante» ai fini dell’inchiesta. Dai profili delle persone indagate quello che sembrerebbe emergere è un legame tra i militari e interessi legati ad alcuni politici e commercianti dell’Arakan. Il quotidiano Philippines Inquirer, dando la notizia del provvedimento, ricorda che i due fratelli Ato erano già stati chiamati in causa nella prima inchiesta; e in quell’occasione erano stati difesi da un avvocato procurato loro da Nancy Catamco, che è la deputata del distretto di North Cotabato, comprendente l’Arakan. L’assistente procuratore Ong ha precisato che ora si aprirà nuovamente un’indagine formale prima di arrivare a un eventuale rinvio a giudizio. La strada per ottenere giustizia per la morte di padre Fausto resta dunque ancora lunga.  

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