Cina, presto un vescovo a Wuhan?

Cina, presto un vescovo a Wuhan?

Nella città da cui è partito il Covid-19 sono in corso lavori di ristrutturazione alla cattedrale di San Giuseppe. E secondo i cattolici locali sarebbe il segno che presto potrebbe arrivare la nomina di un vescovo, che manca ormai da 13 anni

 

Anche a Wuhan – la grande città cinese dove ha avuto inizio la vicenda della pandemia – la comunità cattolica in questo tempo d’Avvento si sta preparando a vivere un Natale molto particolare. Ma in questa attesa, anche qui velata dal dolore per chi non c’è più, quest’anno c’è una piccola luce del tutto particolare. A raccontarlo è ancora una volta il nostro amico cattolico che in forma anonima da qualche mese sta tenendo sul sito inglese Independent Catholic News il suo diario da Wuhan. Chi segue il nostro sito ha già incrociato altri suoi racconti (ad esempio questo e questo), dove a emergere è sempre la vita quotidiana della comunità locale e i suoi piccoli miracoli nonostante tutte le prove attraversate.

Nell’ultimo racconto – dedicato alla prima domenica di Avvento – senza troppo clamore viene data però una notizia estremamente significativa: alla chiese di San Giuseppe, la cattedrale di Wuhan, sono cominciati dei lavori di ristrutturazione. E per i cattolici locali questo sembrerebbe essere il segno di una imminente nomina di un vescovo che sarebbe frutto anche in questo caso dell’accordo appena rinnovato tra Pechino e la Santa Sede.

«Dall’altra parte della città – scrive il nostro amico – nella cattedrale di San Giuseppe sono in corso dei lavori di ristrutturazione, parte dei preparativi per il giorno in cui la diocesi avrà l’ordinazione del suo nuovo vescovo, cosa che potrebbe avvenire nel giro di poche settimane. La gente si aspetta che questo giorno possa arrivare solo dopo l’accordo tra il Vaticano e le autorità civili cinesi su un candidato accettato da entrambi. Se è vero che su questo approccio esistono pareri discordanti – continua il suo racconto questa voce cattolica da Wuhan – molti in quest’area ritengono che una diocesi senza un vescovo ormai da 13 anni abbia bisogno di trovare una via d’uscita se si vuole dare una direzione pastorale che sia significativa. Come per alcune altre nomine di questo tipo in Cina in anni recenti, occorrerà trovare un accordo anche sull’area geografica della diocesi interessata, dal momento che le aree tradizionali della metà del ventesimo secolo non riflettono più ora la modalità in cui il territorio è amalgamato e amministrato (quella che è oggi l’area metropolitana di Wuhan all’inizio degli anni Cinquanta era ricompresa in tre diverse diocesi ndr)».

«In un Paese dove tutte le chiese erano ancora chiuse poco più di 40 anni fa – conclude l’anonimo cattolico di Wuhan – possiamo forse sperare che il dispiegarsi di un numero simile di altri anni porterà la sua quota di sviluppi positivi. E mentre le autorità civili tengono d’occhio i ruoli di leadership nella Chiesa, le conversazioni della domenica mattina durante questo Avvento sono un pro-memoria del fatto che i ruoli di leadership trovano in larga parte il proprio significato nel modo in cui sostengono la gente le cui vite sono interessate dai venti del cambiamento che ci troviamo ad affrontare ogni giorno. Queste persone dovrebbero prestare molta attenzione a come una comunità cristiana incoraggiante può aiutarli a vedere una stella di speranza che sorge da lontano per annunciare una buona notizia».

Se questa è la lettura di fede che ci arriva da Wuhan in questo Avvento, qualche parola in più la merita il contesto di questa nomina, che se davvero dovesse arrivare sarebbe di grande significato per la vicenda ecclesiale della Cina. Come ricordavamo già qualche mese fa Wuhan è infatti un luogo molto importante per la storia del cattolicesimo in Cina: per la sua posizione sulle rive dello Yangtze la città di Hankou – il cuore dell’odierna Wuhan – fu il crocevia dell’evangelizzazione nell’interno della Cina; gli stessi missionari del Pime nel 1870 partirono da qui.

Ma anche il riferimento agli ormai «13 anni senza un vescovo» è un dato estremamente importante per quanto di specifico accaduto a Wuhan. Nel 1958 proprio qui era avvenuta in Cina la prima ordinazione di un vescovo «ufficiale», senza l’approvazione di Roma: il prescelto da Pechino era stato il frate minore Bernardino Dong Guangqing. Ma il Vaticano continuava ovviamente a riconoscere come candidato vescovo legittimo il confratello incarcerato Odorico Liu Hede, ex vicario generale del vescovo espulso, l’italiano Maurizio Rosà. E quando dopo vent’anni Odorico Liu Hede venne liberato fu ordinato vescovo clandestinamente con il consenso di Roma. Già negli anni Ottanta però –  come raccontava in questo articolo pubblicato su Avvenire padre Angelo Lazzarotto, missionario del Pime e grande conoscitore delle comunità cristiane in Cina – i due frati minori, a partire dalla fraternità tra di loro, avevano tracciato un percorso inedito di riconciliazione dell’intera comunità. Al punto che Dong Guangqing, dopo aver chiesto e ottenuto il ritorno in comunione con Roma, aveva aperto le porte del seminario all’anziano confratello. E nel 2001 aveva presieduto personalmente il funerale di Odorico Liu Hede.

Dalla morte di Bernardino Dong Guangqing, avvenuta a 90 anni il 12 maggio 2007, Hankou/Wuhan non ha più avuto un vescovo. Nel 2011 le autorità cinesi avevano cercato di nominare senza il consenso della Santa Sede un nuovo vescovo, padre Shen Guoan, ma si erano dovute scontrare con l’opposizione della comunità cattolica locale e le perplessità dello stesso candidato vescovo. Così l’ordinazione illegittima non era avvenuta e l’anno successivo padre Shen Guoan era stato fatto decadere da Pechino anche dalla carica di amministratore diocesano.

Se confermata, dunque, la nomina di un vescovo per Wuhan non rappresenterebbe solo un simbolo importante per il mondo scosso dalla pandemia. Segnerebbe un nuovo capitolo in una storia importante per il cattolicesimo in Cina. Dentro a una comunità che proprio per le esperienze che ha vissuto può dire una parola molto significativa sul suo futuro.