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Il Dio-amore che rinnova il mondo

Abbiamo una bella missione qui nelle Filippine: aiutare la gente a credere nella risurrezione. Perché dopo il Venerdì santo viene sempre il Sabato di gloria

Quando sono stato a Lakewood e celebravo il triduo pasquale mi stupivo di quanta gente partecipasse alla via crucis del venerdì santo. Molti venivano da lontano a piedi, camminando sotto il sole, anche protestanti, tribali animisti, e tanti andavano scalzi durante tutta la via crucis, portando cilici ai fianchi per soffrire di più. Poi arrivava la veglia pasquale della sera del sabato e in chiesa c’erano solo i cattolici più fedeli e attivi. Come mai? Perché il venerdì santo ci sono tutti e il sabato di gloria e risurrezione solo pochi? Nelle zone rurali spesso il sacerdote visita i villaggi al massimo una volta l’anno, con un calendario fitto di battesimi, matrimoni, benedizioni di malati e di morti già seppelliti. In mancanza del prete, per la gente la confessione annuale è diventata la penitenza corporale della via crucis e la loro preghiera e comunione con Dio passa attraverso la devozione ai santi e alla Madonna, di cui custodiscono gelosamente le statue.

A Tanza Navotas, nella periferia popolosa di Manila, le cose sono un po’ diverse. C’è poca partecipazione al triduo pasquale, ma tutti i cattolici si recano alla Messa in strada delle quattro del mattino di Pasqua, chiamata Messa del “Salubong”, cioè dell’incontro tra Gesù risorto e sua madre Maria col velo nero per la morte del figlio. Hanno forse capito la portata spirituale della risurrezione di Gesù nella loro vita? Non credo. Penso che sono lì per quel velo nero di sofferenza, povertà e ingiustizia che il Signore risorto rimuove per sempre dalla vita di sua madre. In passato, quel velo veniva tagliato in mille pezzettini e lanciato alla folla che si accalcava pericolosamente per prenderne anche solo un brandello. Era convinzione generale che Maria li avrebbe protetti da tutte le sofferenze e le disgrazie della vita quotidiana sino alla Pasqua successiva.  

Insomma, il popolo cattolico filippino si identifica in modo spontaneo e naturale con il Cristo povero, sofferente e ingiustamente punito, con il Cristo della croce, perché vi leggono la loro vita di ogni giorno, fatta di tanti sacrifici. Mentre la Pasqua sembra quasi un’utopia.

Penso che abbiamo una bella missione qui nelle Filippine: aiutare la gente a credere nella risurrezione, a credere a un Dio che dona la vita nuova a ogni suo amato figlio. Dopo il venerdì santo viene sempre il sabato di gloria che dura ben cinquanta giorni nella liturgia, simbolo di una vita intera. Aiutiamo allora i cattolici filippini a credere che ogni Sua parola non ritornerà a lui senza aver compiuto ciò per cui l’aveva mandata, ed ogni sua parola è Gesù, il Dio-amore che rinnova per sempre il mondo.

Padre Stefano Mosca è missionario del Pime nelle Filippine e superiore della Regione Sud Pacifico.
La sua rubrica “Pasasalamat” (ringraziamento) rientra nella Campagna Pime Filippine25 – Un ponte per ogni isola

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