Padre Fausto ancora tra i manobo

Padre Fausto ancora tra i manobo

Dieci anni fa veniva ucciso nell’Arakan padre Tentorio missionario del Pime. L’associazione voluta dalla famiglia ne continua l’opera tra i ragazzi locali. «Sosteniamo 400 ragazzi nelle scuole dei manobo nelle Filippine – spiega il nipote Andrea Tentorio -. Ma è altrettanto importante che il messaggio di padre Fausto non venga dimenticato qui in Italia»

«I vostri sogni sono i miei sogni. Le vostre battaglie per la libertà sono le mie battaglie per la libertà, voi ed io siamo compagni nella costruzione del Regno di Dio». Scriveva così nel suo testamento padre Fausto Tentorio, missionario del Pime nelle Filip­pine, riassumendo il senso dei suoi 32 anni donati ai manobo e alle altre popolazioni indigene dell’isola di Mindanao.

Sono passati dieci anni dal 17 ottobre 2011, quando alla mattina – mentre stava salendo in auto per recarsi a un incontro del clero a Kidapawan – un killer gli sparò a bruciapelo a due passi dalla chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, dove viveva nell’Arakan Valley. Dieci anni durante i quali la giustizia filippina – tra depistaggi e verità solo parziali – continua a faticare a fare luce davvero su esecutori materiali e mandanti del suo omicidio. Intanto alcune delle scuole per i bambini tribali volute da padre Tentorio come luogo di recupero della dignità e dell’identità di queste popolazioni sono finite di nuovo nel mirino dell’esercito filippino che – sulla scorta delle indicazioni ricevute dal presidente Duterte – non fa troppe distinzioni nella sua campagna militare contro la guerriglia comunista. Così a Mindanao chiunque si batte per la difesa delle comunità indigene sulle montagne finisce nuovamente nel mirino.

Se dunque le ferite che padre Tentorio ben conosceva restano ancora tutte aperte nell’Arakan, anche la sua opera non si è comunque conclusa con la sua morte. E non solo per la memoria del suo impegno che i manobo custodiscono nel cuore, ma anche per il legame di solidarietà che con una concretezza tipicamente brianzola l’associazione “Non dimentichiamo padre Fausto” di Santa Maria Hoè – il paese d’origine del missionario – continua a portare avanti. A volerla è stata proprio la famiglia Tentorio, che recandosi nell’Arakan per il funerale capì che quei ragazzi così tanto amati da padre Fausto non potevano essere lasciati soli.

«La sua morte non l’ho accettata subito – ci raccontava già qualche anno fa suo fratello Felice -. Mi dicevo: se lui fosse stato più prudente, la pelle se la sarebbe salvata. Poi, però, quando sono arrivato là ho capito: ha fatto bene a spendere la vita per ciò in cui credeva». Oggi l’anima dell’associazione, nonché il suo presidente, è Andrea Tentorio – il nipote di padre Fausto – che non manca mai a banchetti con il riso della solidarietà e le tante altre iniziative a sostegno dei ragazzi dell’Arakan. E soprattutto, ogni anno in concomitanza con l’anniversario dell’uccisione, propone a Santa Maria Hoè una marcia nei luoghi più cari al missionario. «Sosteniamo 400 ragazzi nelle scuole dei manobo nelle Filippine – spiega -. Ma è altrettanto importante che il messaggio di padre Fausto non venga dimenticato qui. Perché la sua vita donata ha ancora molto da dire anche a tutti noi». MM

Per informazioni sulle iniziative dell’associazione “Non dimentichiamo padre Fausto”: www.padrefausto.org oppure www.facebook.com/padrefaustoonlus