Quando sono i poveri a dare lezioni di fede

Nelle Filippine, molte persone vivono una fede semplice, talvolta devozionale, ma autentica: e così anche nelle difficoltà sperimentano ogni giorno l’amore provvidente di Dio
Nella mia missione nelle Filippine ho avuto la grazia di sperimentare sia la vita delle povere parrocchie rurali di Mindanao sia quella delle popolose – ma pur sempre povere – parrocchie della periferia di Manila. Ci sono diversità di riti e tradizioni, ma ho scoperto alcuni denominatori comuni.
Uno di questi riguarda sicuramente la devozione per il Nazareno nero. Si tratta di una statua di legno di Gesù con la croce, portata dai frati agostiniani spagnoli dal Messico alle Filippine il 31 maggio 1606. Sistemata dapprima in una chiesa all’interno delle antiche mura di Manila, con l’accrescersi della devozione, questa statua miracolosa viene trasferita il 9 gennaio 1787 nella più grande basilica del quartiere di Quiapo. Ogni anno, nella stessa data, milioni di filippini partecipano alla processione della statua che, di nuovo, viene portata in strada anche il Venerdì Santo.
Quando stavo a Tanza Navotas, nella parte più settentrionale di Manila, mi sono meravigliato di trovare all’incrocio di alcune strade secondarie una vetrinetta con dentro una statua a grandezza d’uomo del Nazareno nero, insieme a quella del Santo Niño e una della Madonna. La gente, passando di là per andare al lavoro o a scuola, si fermava qualche minuto e pregava con grande cuore e devozione soprattutto il Nazareno. Una volta ho chiesto a un uomo che avevo già visto durante le mie visite nelle baraccopoli: «Come mai ti fermi qui tutti i giorni e tocchi questo vetro con profonda devozione?». «Padre – mi ha risposto -, il Nazareno nero è come me! Portando la croce, soffre la povertà e l’ingiustizia come le patisco pure io. Per questo, mi conosce e mi capisce. Allora io vengo qui tutti i giorni e affido a lui la mia sofferenza quotidiana». Quell’uomo mi ha spiegato che pure quel giorno doveva andare a cercare un lavoro: «Devo procurarmi qualcosa da mangiare per la mia famiglia, ma so che non sono solo. Il Nazareno nero sicuramente pensa a me e non mi abbandona nel mio bisogno».
Che lezione! È facile giudicare ingiustamente queste persone come “fanatici religiosi” solo perché vogliono toccare una statua o anche solo un vetro. A me ricordano quella donna del Vangelo che aveva perdite di sangue e diceva tra sé: «Se anche solo potessi toccare il lembo del suo mantello sarò guarita». Gesù, cercandola nella folla, invece di rimproverarla per aver reso “impuro” il suo mantello, la elogia per la sua grande fede.
Nelle Filippine molta gente vive questa fede semplice, ma vera e forte. In queste persone il sorriso e la speranza non vengono mai meno perché possono toccare ogni giorno il mantello dell’amore provvidente di Dio per loro.
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