Ricchi di umanità
In occasione della presentazione dell’esortazione apostolica di Leone XIV “Dilexit Te”, piccola sorella Clémence ricorda l’esperienza vissuta per anni con le donne rom nel sud Italia: «Attraverso di loro ho scoperto la capacità di concentrarsi sulle cose essenziali: la vita e il momento presente, nell’abbandono fiducioso nella Provvidenza».
Pubblichiamo l’ntervento di sorella Clémence, Piccola Sorella di Gesù della Fraternità delle Tre Fontane di Roma, alla Conferenza stampa di presentazione dell’esortazione apostolica di Leone XIV “Dilexit Te” che si è tenuta oggi 9 ottobre in Vaticano
Vorrei tanto che in questa occasione al mio posto sedessero Lacri, Pana o un’altra delle donne rom giunte dalla Romania, con le quali abbiamo condiviso la vita per diversi anni in un terreno abbandonato nel sud Italia. Si tratta di donne che, come ci ricorda l’Esortazione, sono “doppiamente povere” a causa della loro situazione di esclusione, ma nelle quali «troviamo […] i gesti più ammirevoli di eroismo quotidiano nella protezione e nella cura della fragilità delle loro famiglie».
Il ricordo di Ancuza, che entrava nella nostra baracca con un sorriso discreto sulle labbra e una pagnotta ancora calda tra le mani, è ancora vivo nella mia mente. Nel vederci, spezzò il pane in due e ce ne diede la metà, dicendo: «Per la vostra cena di stasera». Assistendo con stupore alla loro offerta, ci siamo commossi per l’attenzione che ci hanno dimostrato, ben conoscendo le difficoltà che incontravano nel guadagnarsi da vivere. Pur essendo poveri materialmente, essi sono ricchi di umanità!
Molti di loro non hanno studiato, ma possiedono quella saggezza che si forma dall’esperienza della precarietà, che incoraggia alla condivisione e alla solidarietà. Il Santo Padre ci invita a riconoscere la «misteriosa saggezza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro». Seguendo il loro esempio, noi riscopriamo la solidarietà dato che, nell’ansia di preservare le nostre ricchezze, spesso ce ne dimentichiamo in fretta.
«Io ti ho amato»: Luminiza ha vissuto questa frase dal di dentro, l’ha sperimentata nel profondo del suo cuore. Riesco ancora a vederci sedute sul bordo del letto nella sua baracca, piccola ma curata, mentre ci diceva: «Ero una pecorella smarrita e ribelle, e Lui, il Signore, è venuto a cercarmi, mi ha preso sulle Sue spalle, così, e ha camminato con me».
Quel giorno ho ammirato, ma ho anche invidiato la sua fede! Sentivo chiaramente che il suo rapporto con il Signore era molto più semplice, più diretto e più concreto del mio. Per questo mi ritrovo così tanto in questa frase di Dilexi te: «È un’esperienza sorprendente […] e che diventa una vera svolta nella nostra vita personale, quando ci rendiamo conto che sono proprio i poveri a evangelizzarci».
Non posso ignorare quel momento del giugno 2014, quando un incendio accidentale distrusse metà delle baracche del terreno. Quel poco che avevamo, come circa altre sessanta famiglie, bruciò completamente in pochi minuti. Senza più un tetto, senza più un riparo, senza più vestiti, senza più un posto dove cucinare… Bisognava ricominciare tutto da capo. Eppure, quel giorno, non sentii alcun lamento dai nostri amici e vicini, solo una litania di lode: «Grazie a Dio, siamo tutti vivi!», «Dio ci ha accompagnati fin qui, non ci abbandonerà», «Domani ricominceremo con l’aiuto di Dio». È stato attraverso di loro che ho scoperto questa capacità di concentrarsi sulle cose essenziali: la vita e il momento presente, nell’abbandono fiducioso nella Provvidenza. In questo, essi sono stati e continuano ad essere i miei “maestri spirituali”.
Dico grazie a Papa Leone per il messaggio che ci viene offerto oggi, questo appello a «una Chiesa povera e per i poveri» [5], ma soprattutto «con i poveri». La presente Esortazione Apostolica mi ha permesso di rivisitare tutti questi anni vissuti tra i nostri amici rom e di scoprire quanto ciò che abbiamo vissuto insieme fosse per me di ordine sacramentale, come sottolinea il testo: «Il povero non è solo una persona da aiutare, ma la presenza sacramentale del Signore».
Insieme, con loro, come ci invita il Santo Padre, mettiamoci all’opera per realizzare questa «nuova civiltà in cui i poveri [non siano] problemi da risolvere, ma fratelli e sorelle da accogliere», perché tutti siamo stati amati.
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