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«Io, figlia musulmana di Francesco»

Dagli incontri storici con i leader religiosi ai discorsi e gesti per rilanciare la comune responsabilità umana delle fedi: un pontificato all’insegna della fratellanza

La prima volta che ho potuto incontrare Papa Francesco, l’ho abbracciato dicendogli che ero sua figlia musulmana: davvero lui era il padre di tutti, cattolico nel senso autentico della parola, cioè universale. Da subito ha catturato la sensibilità dei fedeli dell’islam. In un clima segnato da pregiudizi, con notevole coraggio, nella sua prima esortazione apostolica Evangelii Gaudium ha invitato al superamento di generalizzazioni dannose: «Noi cristiani dovremmo accogliere con affetto e rispetto gli immigrati dell’islam che arrivano nei nostri Paesi, così come speriamo di essere accolti e rispettati nei Paesi di tradizione islamica. Di fronte ad episodi di fondamentalismo violento che ci preoccupano, l’affetto verso gli autentici credenti dell’islam deve portarci ad evitare odiose generalizzazioni, perché il vero islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza».

Uomo dai gesti di squisita umanità, la sua scelta di trascorrere il Giovedì Santo nelle carceri, baciando umilmente i piedi degli ultimi, inclusi quelli di fede islamica, ha creato un evidente “stile francescano contemporaneo”.

I suoi primi viaggi in Europa hanno condotto Francesco in nazioni a maggioranza musulmana. Successivamente si è recato in Egitto per incontrare teologi e imam nella millenaria Università di al-Azhar, invitando tutti a superare le chiusure e ad aprirsi al dialogo. Fedele all’esempio di Francesco d’Assisi, ha visitato i sultani del nostro tempo, lasciando un documento storico, inedito per modalità e linguaggio: un testo teologico, spirituale e sociale steso insieme al Grande imam di al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb e firmato con lui nel corso dello storico viaggio ad Abu Dhabi. Già nell’introduzione, il Documento sulla Fratellanza Umana recita: «La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare».

Nell’incontro con i leader del Sud Sudan, supplicandoli di evitare la guerra e inginocchiandosi per baciare i loro piedi, Papa Francesco ha incarnato l’amore puro per i figli dell’unico Padre. Un gesto più materno che paterno. La dedizione del suo Pontificato a Maria testimonia questo spirito. In particolare, la devozione alla Madonna di Fatima acquista un significato profondo, poiché il suo nome unisce i mondi cristiano e musulmano.

Papa Francesco è stato una luce di unità e amore che ha lasciato una scia visibile a tutti. Un momento importante del suo percorso di dialogo è stato il viaggio in Marocco, quando insieme al re Mohammed VI ha sottolineato l’importanza del rispetto e della collaborazione tra le fedi. Un altro incontro straordinario è stato quello, in Iraq, con il Grande ayatollah Ali al-Sistani, guida spirituale per milioni di musulmani sciiti. L’evento ha rafforzato il messaggio che il dialogo interreligioso è possibile e necessario per affrontare le sfide comuni dell’umanità, superando le divisioni settarie e promuovendo l’unità nella diversità. Questi episodi, insieme a tanti gesti e parole del Papa, tracciano una visione di fratellanza che rappresenta un’eredità preziosa per il futuro.

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