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Missionari nella Resistenza

In un libro di Ezio Meroni le storie di quattro padri del Pime che nei giorni drammatici della Seconda guerra mondiale agirono contro il nazifascismo

Si preparavano a partire (o a ritornare) in missione in Paesi lontani. Ma non chiusero gli occhi di fronte a quanto l’Italia stava vivendo intorno a loro. Si possono riassumere così le storie di quattro padri del Pime protagonisti di “Missionari nella Resistenza”, un romanzo giunto in libreria per l’editrice In Dialogo (pagine 304, euro 24) proprio in queste settimane in cui il nostro Paese ricorda e riflette sugli 80 anni dalla Liberazione dal nazifascismo. A firmarlo è Ezio Meroni, insegnante di Cinisello Balsamo (Mi) con la passione per la storia, che ha ricostruito le vicende di questi quattro sacerdoti dell’Istituto – Ferruccio Corti, Aristide Pirovano, Mario Limonta e Lido Mencarini – che, in modi tra loro diversi, tra il 1943 e il 1945 parteciparono in prima persona alla battaglia per la libertà e la giustizia nel nostro Paese.

Ha la forma del romanzo storico “Missionari nella Resistenza”: le vicende narrate nel libro si basano, infatti, su testimonianze conservate nell’archivio storico del Pime, che con rigore Meroni ha incrociato con altri riscontri raccolti nelle varie fonti che a Milano, in Lombardia e nel Canton Ticino conservano la memoria delle vicende legate alla lotta di liberazione. Quelli che il libro narra, dunque, sono tutti fatti realmente accaduti a cui l’autore ha aggiunto solo il “colore”: il contesto, i dialoghi, le emozioni che in quel tempo difficile dovevano aver provato… Il risultato è un racconto avvincente basato sulle loro storie.

Nella narrazione, accanto ai singoli protagonisti, è il Pime nel suo complesso a emergere anche attraverso la figura di monsignor. Lorenzo Balconi – già missionario in Cina e vescovo di Hanchung, richiamato in Italia nel 1934 come superiore generale – che con la discrezione richiesta dal suo ruolo non mancò di far sentire nei momenti più difficili il suo sostegno e la sua vicinanza a questi missionari. Senza dimenticare le vicende che toccarono direttamente la Casa madre dell’Istituto, in via Monte Rosa 81 a Milano, colpita essa stessa dal bombardamento alleato del 13 agosto 1943 che danneggiò gravemente anche la chiesa di San Francesco Saverio.

Erano quattro figure tra loro molto diverse quelle raccontate nel libro. Tre erano giovani missionari, ordinati sacerdoti da poco ma costretti a rimanere in Italia dallo scoppio della guerra, che impediva la partenza per destinazioni in Paesi controllati da nazioni divenute “nemiche”. Amici inseparabili erano padre Aristide Pirovano (che sarebbe poi diventato vescovo in Amazzonia e superiore generale del Pime) e padre Mario Limonta: in quegli anni erano l’aiuto economo il primo e un cappellano volontario presso la caserma dell’esercito il secondo. Intraprendenti fino al punto di ottenere il permesso di far entrare per la prima volta una motocicletta nella Casa madre del Pime, collaboravano con l’organizzazione vicina al Collegio San Carlo che si adoperava per far fuggire in Svizzera ebrei e ricercati politici.

Dopo l’8 settembre 1943, poi, padre Limonta si sarebbe unito agli ex soldati confluiti nella resistenza con il Gruppo Cinque Giornate, diventando il loro cappellano e partecipando anche alla battaglia sul monte San Martino nel Varesotto. Padre Pirovano subì invece la dura sorte dell’arresto: lo prelevarono proprio al Pime e trascorse due mesi nel carcere di San Vittore, dove subì pesanti interrogatori e torture, prima di essere liberato su intervento del cardinale Schuster. Inviato poi come coadiutore a Erba, la sua città natale, anche lì fu tra i fondatori del locale Comitato di liberazione nazionale e svolse un ruolo determinante nelle trattative per la resa dei nazifascisti.

La prigionia la conobbe anche padre Ferruccio Corti, all’epoca dei fatti sessantenne, lui pure missionario con già alle spalle l’esperienza della Cina. Rimasto bloccato in Italia dalla guerra, chiese di poter andare a Giovenzana, dove era parroco suo fratello don Riccardo. Lì entrambi furono arrestati da una squadraccia fascista, pure loro per aver ospitato in canonica renitenti alla leva.

Cantù fu invece la prima destinazione provvisoria del giovane Lido Mencarini, missionario originario di Lucca che dopo la guerra avrebbe vissuto per tanti anni la sua missione a Hong Kong. Anche lui, probabilmente in collegamento con una rete cattolica toscana che aiutò tanti ebrei a fuggire dalla persecuzione nazista, offrì ospitalità in oratorio e accompagnò diversi fuggiaschi sui sentieri delle montagne del Comasco per mettersi in salvo in Svizzera.

«Nel libro ”Missionari nella Resistenza” – scrive nella prefazione il superiore generale del Pime, padre Ferruccio Brambillasca – ho trovato nomi noti e altri che mi erano meno conosciuti, tutti uomini liberi che hanno lottato per la libertà. Un libro bellissimo, appassionante e stimolante, che narra con stile coinvolgente pagine di storia del Pime ancora poco conosciute. Alcune mi hanno commosso, lasciandomi un sentimento di profonda stima e ammirazione per questi confratelli i quali, sempre accanto ai più deboli e ai più indifesi, hanno lottato in nome della giustizia».

Il video

Al libro “Missionari nella Resistenza” e alle storie dei padri del Pime raccontate nel volume è dedicata l’intervista a Ezio Meroni realizzata in occasione del 25 aprile da “Il tappeto volante”, trasmissione mensile del Centro Pime. Guardala sul nostro canale YouTube:

youtube.com/@centropime

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