Skip to main content
Icona decorativaIcona decorativa21 Maggio 2025 Chiara Zappa

«Ripartiamo dall’amicizia»

Parla il Patriarca ecumenico Bartolomeo: «Al dialogo teologico deve unirsi quello delle relazioni. L’obiettivo? La piena comunione, come nel primo millennio». Guarda qui la sua intervista

Le vie strette di Fener, ricoperte di sampietrini ultracentenari, si inerpicano sulla collina a picco sul Corno d’Oro all’interno delle antiche mura bizantine di Istanbul. Attraversare lo storico quartiere greco della città, tra vecchi caffè e variopinte case di legno ottomane, è come fare una passeggiata nel passato. Anche la cinta di cemento che compare dietro l’ennesima salita, da cui spunta la cima di una chiesa, racchiude un pezzo di storia che però, a dispetto di tante traversie, è ancora viva. Al di là di questi muri presidiati costantemente dalla polizia sorge infatti il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, luogo di riferimento dell’antica comunità greco-ortodossa turca, ma anche sede del Patriarca ecumenico Bartolomeo I, primus inter pares dell’intera ortodossia mondiale.

Il carismatico arcivescovo, nato 85 anni fa sull’isola di Imbro, all’imbocco dello stretto dei Dardanelli, è una personalità molto rispettata anche dalle autorità civili del Paese che dalla sua elezione, nel 1991, gli hanno garantito concessioni negate ai suoi predecessori, dalla possibilità di celebrare la liturgia in luoghi di culto vuoti da un secolo fino al diritto a restaurare decine di chiese in rovina. Proprio dal presidente Erdoğan (allora in qualità di primo ministro) Bartolomeo, al secolo Dimitrios Archontonis, ha ottenuto il conferimento della cittadinanza turca ai membri del santo sinodo patriarcale provenienti da Stati esteri: dettaglio fondamentale per garantire la sua successione, visto che ancora oggi il passaporto turco è una condizione necessaria per l’elezione a Patriarca ecumenico.

Prendono quasi di sorpresa dunque, per un capo spirituale di questo spessore, la spontaneità e la cordialità con cui mi riceve nel suo studio all’interno del grande edificio di legno adiacente alla cattedrale di San Giorgio. «Sono molto affezionato a Roma, ho trascorso lì tre anni da giovane studente al Pontificio Istituto Orientale e conservo ricordi bellissimi di quel periodo», esordisce in un perfetto italiano (lingua che padroneggia insieme non solo al greco e al turco ma anche a inglese, francese, tedesco e latino). D’altra parte, lo sguardo sovranazionale e la visione aperta alle questioni più urgenti di questo nostro mondo globale sono sempre stati la cifra del suo patriarcato, dall’attenzione alla cura del creato al dialogo tra i credenti: quelli di religioni diverse e quelli che fanno riferimento alle varie confessioni della galassia cristiana. E proprio questo è il tema al centro della nostra conversazione: a 1700 anni dal Concilio di Nicea, il primo Concilio ecumenico della storia, a che punto è oggi il cammino dell’ecumenismo?

«Direi che ci troviamo a un punto molto soddisfacente», afferma il patriarca passando all’inglese. «Abbiamo una Commissione bilaterale per il dialogo teologico, co-presieduta dal cardinale Kurt Koch e dal metropolita Job di Pisidia, che si riunisce quasi annualmente, o in plenaria o a livello delle sottocommissioni per discutere temi specifici, e ci capiamo molto bene. Affrontiamo le questioni che ci differenziano, come il primato e la sinodalità, per chiarire su cosa non siamo d’accordo e perché. L’obiettivo è tornare allo stato del primo millennio quando, nonostante le posizioni diverse, eravamo uniti e condividevamo la stessa Eucarestia». Lo scopo di questi incontri quindi – Bartolomeo lo sottolinea – «non è solo parlare, fare ricerca teologica e scientifica, ma raggiungere nei fatti il punto in cui potremo avere di nuovo l’intercomunione». Cioè, per un cattolico, fare la Comunione durante una celebrazione ortodossa, e viceversa. Un obiettivo che definisce «sacro» e sul quale – afferma – «con Papa Francesco ci capiamo molto bene». Proprio il suo rapporto con Francesco, insieme al quale spera di poter celebrare i 1700 anni dal primo Concilio di Nicea nella cittadina di Iznik nonostante i recenti problemi di salute del Pontefice, è l’occasione per sottolineare l’importanza dell’amicizia come base del dialogo ecumenico. «Io e Francesco siamo grandi amici, ci siamo incontrati molte volte e abbiamo una relazione fraterna. Ma anche nel passato ho avuto esperienze molto positive: Paolo VI, protagonista dello storico abbraccio con il Patriarca Atenagora a Gerusalemme nel 1964, era solito incontrare noi studenti ortodossi a Roma alla fine di ogni anno scolastico, mentre al tempo di Giovanni XXIII ho avuto l’occasione unica di partecipare a due sessioni del Concilio Vaticano II, che ha introdotto aria fresca nella Chiesa cattolica. Quando andai a Roma la prima volta da Patriarca, poi, Giovanni Paolo II mi accolse con grande cordialità in Vaticano, mentre Benedetto XVI mi invitò al Sinodo per fare un discorso ufficiale nella Cappella Sistina». Insomma, «oltre a quello teologico c’è anche un dialogo dell’amore» che cresce e dà frutto.

In questo momento di gravi tensioni globali, tuttavia, lo stesso mondo ortodosso è attraversato da una grave frattura, legata al conflitto in Ucraina. «Nel 2018 abbiamo concesso lo stato di autocefalia alla Chiesa ucraina, perché credevamo che fosse un suo diritto essere indipendente da Mosca: una cosa che però non è stata accettata», spiega Bartolomeo, che nel 2016 a Creta riuscì a convocare per la prima volta un Concilio panortodosso. «Dopo l’invasione da parte di Putin, il Patriarca Kirill ha benedetto e approvato questa guerra, che per noi è ingiustificabile e diabolica. È una vergogna: la Chiesa è diventata uno strumento nelle mani del potere. Ora speriamo che le trattative appena iniziate possano porre fine al conflitto, perché la guerra non è mai il modo per risolvere le controversie internazionali».

Articoli correlati

Aiutiamoli a casa loro, anzi no!

Icona decorativa26 Maggio 2025
Icona decorativaAnna Pozzi
Dopo la chiusura di Usaid, la grande agenzia umanitaria statunitense, molte realtà che operano in contesti di emergen…

Un piccolo gesto che illumina il pianeta

Icona decorativa26 Maggio 2025
Icona decorativaVeronica Rimoldi
Il 5xmille alla Fondazione Pime ha permesso di realizzare numerosi progetti in varie parti del mondo soprattutto a fa…

La fragile bellezza di Saint-Louis

Icona decorativa20 Maggio 2025
Icona decorativaAnna Pozzi
La città senegalese, patrimonio dell’Unesco, è diventata un luogo-simbolo delle gravi conseguenze dell’erosione delle…