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Ritorno a Woodlark

L’inaugurazione di un nuovo centro sanitario sull’isola dove venne ucciso nel 1855 padre Giovanni Mazzucconi potrebbe riaprire la prospettiva di un ritorno del Pime in questo remoto arcipelago della Papua Nuova Guinea

Era un sogno, ma potrebbe diventare una realtà. Tornare sui luoghi in cui venne ucciso il beato Giovanni Mazzucconi, primo martire del Pime, che trovò la morte nel 1855 nei pressi dell’isola di Woodlark, in Papua Nuova Guinea. Ma anche provare a rimanerci. Non è la prima volta che il Pime cerca di riaprire una presenza su questa remota isola del grande arcipelago della Papua Nuova Guinea che ne comprende circa seicento. Ci aveva provato padre Vijay Kumar Rayarala (attuale vescovo di Srikakulam, nello Stato indiano dell’Andhra Pradesh) tra il 2002-2006. Vi avevano fatto brevi soggiorni i padri Giovanni Di Lenarda e Robert Bo. Vi ha effettuato qualche visita padre Giorgio Licini, segretario generale della Conferenza episcopale del Paese. L’isolamento, ma anche le condizioni di sicurezza, non hanno mai permesso di riaprire una vera e propria missione. Negli ultimi anni, padre Homero Marin, vincenziano colombiano, e parroco di un’altra isola, quella di Kirwina, si è preso cura dei pochi cattolici rimasti a Woodlark e dintorni un paio di settimane all’anno per Natale e Pasqua.

Ora – a 170 anni dalla morte di Mazzucconi – uno spiraglio per una possibile nuova presenza del Pime viene dall’apertura, lo scorso 9 gennaio, di un centro sanitario cattolico a Kulumadau, da parte dell’ufficio per la pastorale sanitaria della diocesi di Alotau-Sideia, guidato da suor Nomita Rizario, bangladese, missionaria dell’Immacolata-Pime. All’inaugurazione erano presenti unp ventina di religiosi e religiose, e tre preti, tra cui due missionari del Pime, padre Stefano Mosca, superiore della regione sud Pacifico e padre Gaudencio Pereira della Guinea-Bissau, referente per la PNG, oltre a padre Homero, guidati dal vescovo Rolando Santos, filippino.

«È stato un autentico viaggio missionario con persone proveniente di diversi Paesi e continenti, che si sono recate sull’isola di Woodlark e in quelle vicine non solo per aprire il dispensario, ma anche per compiere un pellegrinaggio sui luoghi del martirio di Mazzucconi», racconta suor Nomita, che ha dovuto portare avanti un lungo, faticoso e paziente lavoro per riuscire ad aprire un centro sanitario. «Siamo molto felici e fieri, non solo per il servizio che possiamo mettere a disposizione alle popolazioni di un’isola così remota, ma anche per la maggiore vicinanza che potremo offrire ai pochi cattolici che vi sono rimasti. È sorprendente ed emozionante come ci dicano sempre che Mazzucconi continua a benedirli!».

Ed è proprio a un cippo, che il vescovo Francesco Panfilo, salesiano, fece erigere per ricordare la sua uccisione, che si sono tutti recati in pellegrinaggio dopo l’inaugurazione del dispensario. «Sfortunatamente – racconta padre Stefano Mosca -, sia il cippo che la vicina sala della comunità oggi si trovano in stato di abbandono e sono ricoperti di vegetazione, ma questo non ha cancellato l’emozione di essere arrivati sin lì, dopo un lungo viaggio in barca. Anzi, ci ha stimolati a guardare avanti».

L’apertura del dispensario, che sarà gestito da due infermiere – scelte dalla diocesi ma pagate dal governo che fornisce anche le medicine – potrebbe essere il primo passo per un ritorno più significativo. «Attualmente i cattolici sono 186, sparsi su tutta l’isola, a volte in località sperdute – continua padre Stefano -. A Gusopa ce ne sono 3 o 4, a Kulumadau 5 o 6, una quindicina in un’altra località… La maggior parte dei cristiani presenti a Woodlark e sulle isolette circostanti appartengono a due Chiese protestanti e principalmente alla United Church, con cui in passato ci sono state alcune difficoltà».

Il viaggio è stato occasione per padre Mosca anche per parlare con i leader di questa Chiesa e con quelli dei clan locali, per provare a immaginare una nuova presenza della missione cattolica sull’isola. «Purtroppo in questo momento non esiste né una chiesa né una casa per il parroco. Quest’ultima è stata occupata dal dirigente della scuola elementare cattolica. Abbiamo chiesto al clan locale di donarci un terreno per costruire una nuova casa. Ci sono delle possibilità…», riflette padre Stefano, che assicura che ci potrebbero essere anche un paio di missionari del Pime disponibili a recarsi sin lì. Tutto però è ancora al condizionale.

Intanto, il viaggio è servito anche per conoscersi e riallacciare dei legami. «Un anziano ha fatto quindici chilometri a piedi per venire a incontrarci e partecipare alla Messa – racconta padre Stefano – e poi ci ha accompagnati sui luoghi in cui è stato ucciso il Mazzucconi. Ci ha raccontato che la sua famiglia aveva conservato per generazioni un’immagine del nostro martire, ma che recentemente è andata persa. Suo fratello, però, l’ha intagliata nel legno e alla prima occasione vuole regalarla al Pime».

«Molti altri, e non solo i cattolici – continua padre Stefano – vorrebbero che tornassimo a Woodlark anche per promuovere l’istruzione. Tante famiglie desiderano che i loro figli non fossero più costretti a lasciare l’isola e ad andare molto lontano per terminare le scuole medie e frequentare le superiori. Vorrebbero che facessimo una scuola secondaria e una professionale come a Watuluma. È un progetto interessante. Dobbiamo rifletterci…».

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