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«Quando Papa Francesco ci chiese di benedirlo»

Mentre il mondo attende l’elezione del nuovo pontefice, suor Regina da Costa Pedro – missionaria dell’Immacolata, direttrice delle Pontificie Opere Missionarie in Brasile – ricorda l’emozione vissuta in piazza San Pietro il 13 marzo 2013. E il giorno in cui, anni dopo, davanti al Consiglio dei cardinali, si sentì chiedere personalmente da Bergoglio: «Secondo lei perché c’è tanta resistenza alla partecipazione delle donne nella Chiesa?»

Ero a Roma il 13 marzo 2013. Come molti, sono stata colta di sorpresa dall’elezione del cardinale Bergoglio. Questa sensazione ha presto lasciato il posto alla meraviglia provocata dal suo gesto insolito: il vescovo di Roma si è chinato per chiedere le preghiere dei fedeli prima di benedirli.

In quel momento non potevo immaginare che avrei avuto l’opportunità di incontrare Papa Francesco tre volte nei 12 anni del suo servizio alla Chiesa.

Dio ti benedica

Sono stata nominata direttore delle Pontificie Opere Missionarie alla fine del 2022, ma ho potuto iniziare il mio servizio solo nel marzo 2023. Sono stata la prima donna ad assumere questo ministero in Brasile. Sono stata una delle tante donne che Papa Francesco ha collocato in posizioni precedentemente occupate esclusivamente da chierici. Ci sono circa 130 direttori delle Pontificie Opere Missionarie nel mondo e attualmente siamo solo sette donne.

Il mio primo incontro con Papa Francesco è avvenuto durante l’Assemblea generale annuale delle Pontificie Opere Missionarie a Roma. Era la prima volta che partecipavo a un evento di questo tipo, ero molto nervosa e piuttosto spaesata. Il 25 maggio 2023 abbiamo avuto l’udienza con il Papa. Avevo pensato a molte cose da dire, volevo ringraziarlo per la sua nomina, ma quando fu il mio turno di salutarlo, riuscii solo a borbottare: “Papa Francesco, noi dal Brasile preghiamo per lei”. E lui mi ha risposto, in portoghese: “Deus te abençoe” cioè “Dio ti benedica”. Era una parola paterna e gentile. Ho sentito che stava dicendo una parola di bene, invocando la bontà di Dio su di me, sul lavoro che mi aveva affidato, su tutto il cammino missionario della Chiesa in Brasile. Sono uscita da quel breve incontro confermata, rafforzata e benedetta.

Ciao Regina!

Ho incontrato nuovamente Papa Francesco il 15 aprile 2024, partecipando a una riunione del suo Consiglio di cardinali, il C9, nell’ambito del Sinodo sulla sinodalità.

Alla fine del 2023 ho ricevuto questo invito assolutamente inaspettato. Dopo la chiusura della prima sessione del Sinodo, infatti, nell’ottobre 2023, Papa Francesco ha chiesto a suor Linda Pocher, salesiana, teologa e docente presso la Pontificia Facoltà Auxilium, di organizzare quattro incontri per aiutare lui e il suo Consiglio ad approfondire alcune questioni relative alla partecipazione delle donne alla vita della Chiesa. Suor Linda ha potuto scegliere liberamente i temi, la dinamica degli incontri e gli ospiti.

Gli argomenti trattati riguardavano la necessità di de-mascolinizzare la Chiesa, le possibili strade per il ministero femminile, le questioni culturali alla base della resistenza a riconoscere la partecipazione delle donne e le implicazioni economiche e giuridiche di questa partecipazione. A ogni incontro, suor Linda portava due ospiti. La mia ex professoressa di teologia, Stella Morra, che insegna alla Pontificia Università Gregoriana, era stata invitata a partecipare all’incontro che trattava la questione culturale. Loro due parlavano e pensavano che sarebbe stato importante il contributo di una donna di origine extraeuropea, visto che tutte le altre provenivano dal continente. Quando mi è arrivato l’invito, ho stentato a crederci. L’intera iniziativa mi è sembrata insolita: incontri di donne con il Papa e il Consiglio dei cardinali, organizzati su richiesta del Papa da una suora che aveva la libertà di decidere i temi e gli ospiti e, come se non bastasse, io sono stata invitata a far parte di questa storia.

È il tipo di situazione in cui l’unica risposta possibile è sì! Ho accettato con timore e tremore. Mi sono venute in mente diverse domande, ma una di queste era: come posso parlare della realtà della partecipazione delle donne nella Chiesa in Brasile attraverso la mia esperienza? È vero che in più di 40 anni di vita consacrata per la missione, ho avuto la possibilità di lavorare su vari fronti pastorali in diversi angoli del Paese e anche fuori. Ma anche così, si trattava sempre e solo della mia voce. Così è nata l’idea di entrare in contatto con altre donne, laiche cristiane provenienti da diverse regioni del Paese. Si trattava di docenti di teologia, bibliste e una giornalista, tutti impegnati nel lavoro pastorale delle loro Chiese locali. Insieme, noi sette abbiamo messo insieme il contributo che ho presentato alla riunione del C9.

Nei mesi precedenti all’incontro, ho avuto modo di parlare con Stella e suor Linda diverse volte. Ogni volta che esprimevo qualche timore, suor Linda mi ripeteva: “Non preoccuparti, Regina, l’incontro è molto semplice”. Era impossibile per me immaginare un incontro semplice con il Papa e il suo Consiglio.

L’incontro si è svolto a Casa Santa Marta, in una stanza con piccole scrivanie disposte in forma rettangolare. Papa Francesco, al centro, affiancato dal cardinale Pietro Parolin e dal segretario del Papa. All’altro capo c’eravamo noi: suor Linda al centro, Stella a destra e io a sinistra. Ai lati c’erano i cardinali.

Appena arrivati, Papa Francesco era seduto e il suo segretario ci ha invitato a salutarlo. Quando ha visto suor Linda ha fatto un gran sorriso e le ha detto: «Vediamo chi avete portato oggi». Ci siamo presentate e abbiamo chiacchierato per qualche minuto. Poi abbiamo iniziato la riunione, che è durata dalle 09 alle 13. Suor Linda ha tenuto il discorso introduttivo, mentre Stella e io abbiamo avuto 40 minuti per parlare. Poiché il tema riguardava l’impatto della cultura sul riconoscimento della partecipazione delle donne nella Chiesa, abbiamo invitato i cardinali a intervenire inizialmente per vedere quale fosse la loro percezione dell’argomento, in base alle diverse culture che rappresentavano.

Papa Francesco ha seguito tutto da vicino. Ancora oggi, a distanza di un anno da questa esperienza, mi sembra di vedere davanti a me quell’uomo che sapeva ascoltare. Ci ha ascoltato con attenzione per tutta la durata del nostro soggiorno. Ha ascoltato senza interrompere e nel momento dedicato al dialogo, le sue due domande hanno rivelato i suoi interessi: “Secondo lei, qual è la ragione principale della resistenza incontrata quando si tratta di riconoscere la partecipazione delle donne?” e la seconda: “Quali sono secondo lei le radici del clericalismo?”. Tra i nostri interventi c’è stata una pausa e in fondo alla sala è stato servito uno spuntino. Ero già più rilassata e sono stata molto felice di vedere il Papa avvicinarsi a me sulla sua sedia a rotelle e iniziare a chiacchierare. Mi ha chiesto di nuovo da dove venivo, che servizio stavo svolgendo e ha detto che gli era piaciuto il mio discorso. Ha scherzato, come era solito fare con i brasiliani, chiedendomi se era vero che per noi la cachaça era acqua! E infine mi ha detto: «Non ti dimenticherò, perché anche la mia mamma si chiamava Regina».

Quella mattina ho conosciuto due aspetti del poliedrico Papa Francesco. In primo luogo, il suo spirito profondamente ignaziano di ascolto serio alla ricerca del discernimento. Tenere riunioni come quella sembrava essere un modo potente per indicare come rimediare al «debito di ascolto» che la Chiesa riconosceva di avere nei confronti di tante persone. Nel cammino della sinodalità, si è detto spesso che abbiamo bisogno di ascoltarci a vicenda per sentire insieme ciò che lo Spirito ci dice. Ascoltare tutte le voci, raccogliere elementi di discernimento più ampi, per costruire una Chiesa che va in missione, fedele a Gesù Cristo. Ho incontrato anche lo spirito francescano del Papa, in questa capacità di essere semplice, di andare incontro alle persone in modo cordiale e profondamente umano.

Al momento delle foto, quando l’incontro è finito, ha voluto alzarsi in piedi senza l’ausilio della sedia a rotelle, ha accettato che scattassi un selfie con lui e mentre uscivamo dalla sala mi ha salutato dicendo: «Ciao Regina!».

I colori mi hanno dato gioia!

Il terzo incontro con Papa Francesco – ora, con tristezza e gratitudine, dico l’ultimo – è avvenuto durante l’udienza dell’Assemblea Generale delle Pontificie Opere Missionarie il 25 maggio 2024. Era passato poco più di un mese da quando avevo partecipato all’incontro con i cardinali. Quando Papa Francesco entrò nell’aula e guardò l’assemblea, fissò il suo sguardo su di me, sorrise e annuì leggermente. Ho cercato di contenere la mia emozione, ma una sorella che si trovava lì vicino si è girata e ha esclamato: «Ti ha riconosciuta!».

Era la vigilia della solennità della Santissima Trinità e nel suo discorso Papa Francesco ha parlato di tre caratteristiche della missione divina che sono ancora molto attuali per la Chiesa in stato di missione permanente. La prima caratteristica è la comunione d’amore della Trinità su cui si basa la missionarietà della Chiesa, che ci spinge a vivere la missione essendo testimoni di questo amore. In secondo luogo, ha parlato della creatività di Dio e ci ha invitato a vivere la creatività missionaria dell’amore, perché solo l’amore crea; una creatività che scopre nuove vie per raggiungere tutti, specialmente i più poveri. Infine, ha sottolineato la tenacia di questo Dio che non si stanca mai di andare incontro all’umanità; è questa stessa fermezza e perseveranza negli intenti e nell’azione che deve caratterizzare la Chiesa missionaria, portandola anche al martirio se necessario.

Durante i saluti, quando mi sono avvicinata, il Papa ha detto: «Queste donne brasiliane sono sempre qui!».  Gli ho offerto un libro sulle esperienze missionarie dei seminaristi in Brasile, mi ha fatto alcune domande mostrando interesse per l’iniziativa e, mentre mi stavo salutando, il Papa mi ha preso le mani, si è avvicinato e mi ha detto: «Sai cosa, qui in Vaticano, in mezzo a tanto bianco e nero, i colori del tuo vestito mi hanno messo allegria!». Io ho sorriso sorpresa e lui mi ha regalato un grande sorriso rilassato. Comunione, creatività e tenacia. Caratteristiche che potrebbero essergli attribuite anche nell’esercizio della sua missione, nel suo desiderio di incontrare tutti, soprattutto i più poveri, quelli che non vengono ascoltati. Nella sua capacità di rimanere fermo, difendendo profeticamente i valori e la libertà del Vangelo. Se n’è andato, ma ha lasciato la testimonianza della santità missionaria di chi, come lui, ha vissuto in profonda intimità con la Trinità, Dio amore in costante uscita missionaria verso il mondo. Per Papa Francesco è stato quindi naturale benedire la vita delle persone, accoglierle con un ascolto attento e comunicare gioia e speranza nei suoi gesti e nelle sue parole.

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