Addio Carlo, seminatore in Bangladesh

Addio Carlo, seminatore in Bangladesh

Il ricordo di Carlo De Bernardi – ex alunno del Pime e a lungo volontario accanto ai lebbrosi in Bangladesh – scomparso in questi giorni

 

Il 3 giugno scorso è scomparso Carlo De Bernardi, ex alunno dei seminari del PIME e per tanti anni volontario nelle missioni del Pime in Bangladesh. Pubblichiamo il ricordo letto da Guglielmo Colombo alla cerimonia funebre.

 

Ciao Carlo, chi avrebbe potuto sapere che sabato scorso ci saremmo parlati per l’ultima volta al telefono? Eri sollevato dal fatto che avevi terminato l’ultima chemio. Eri contento di esserti incontrato coi consuoceri di tua figlia. Chi avrebbe saputo che la video conferenza di sabato 25 maggio sarebbe stato l’ultimo incontro con alcuni amici del gruppo “Chi” (Pime)?

Ci rammarichiamo adesso di non aver considerato le tue ultime parole con maggior cura. Ancora una volta tu, persona di poche parole e molti fatti, ci sproni a cogliere le cose vitali quando ci sono e a non rimandarle al dopo, perché del dopo non siamo noi i padroni .

Ti ho conosciuto nel seminario del Pime a Monza e a Milano, dove le personalità si vedevano fuori dalle aule scolastiche. Tu eri il fotografo, quello che sviluppava le negative a suon di acidi nella camera scura (gli smart phone non erano nemmeno immaginabili). Facevi un lavoro nascosto, ma utile, fatto senza appariscenza e con la modestia che ti ha sempre caratterizzato.

Ti ho poi conosciuto al corso internazionale di Lebbra a Fontilles in Spagna. Ho avuto la grande fortuna e il dono di conoscerti in Bangladesh dove hai organizzato il programma di controllo della lebbra, trasformando un lazzaretto dedicato alla cura e residenza di pazienti lebbrosi, esclusi dalle famiglie e dalla società, in un centro di cura della malattia e stabilendo una rete di cliniche sul territorio. Lo so che non è stato facile: hai creato programmi di informazione e presa di coscienza nei bazar del distretto, finalizzati  a spiegare che la lebbra è curabile da casa, che un paziente trattato è un paziente immune. Lavoravi in un ambiente culturalmente diverso e a maggioranza islamica con ricorrenti  pregiudizi derivanti da motivi storico-culturali o religiosi. La tua praticità, la tua concentrazione su quello che era importante fare scientificamente e pragmaticamente e non sulla motivazione che ognuno aveva per farlo, ti apriva le porte ovunque anche nelle strutture Governative più prevenute sia sulla malattia che sul fatto che degli stranieri “cristiani” operassero nel loro Paese.

Sei venuto in Bangladesh motivato dalla formazione ottenuta al Pime e preparato su un campo medico come la lebbra. Non sei venuto all’interno di una istituzione che ti proteggeva, ma eri intenzionato comunque ad operare secondo la preparazione e la motivazione che avevi ricevuto nel Pime. Sei venuto in Bangladesh per fare due anni di servizio civile in alternativa al servizio militare. Ti sei dedicato al programma di controllo della lebbra con così tanta passione che hai continuato il lavoro da volontario per 10 anni. In Bangladesh hai conosciuto Giovanna con cui ti sei sposato e ci sei rimasto lavorando con lei e con altri operatori  fino alla nascita della tua figlia Sriti (nome che significa memoria appunto). Hai piantato un Baobab alla sua nascita davanti alla casa che abitavate. Tu e Giovanna avete reso Sriti così consapevole dell’importanza della vostra esperienza in Bangladesh, che anche lei ha voluto con Roberto, celebrare un matrimonio in stile Bangladesh in Bangladesh con la presenza di parenti e suoceri.

Non ci siamo mai persi di vista e di contatto neanche quando eravamo lontani e in Paesi diversi. Tu, tornato in Italia con Giovanna, ti eri subito rimboccato le maniche lavorando per mantenere la famiglia e iniziare la vita economica a 37 anni. Mi raccontavi gli eventi importanti della tua famiglia, il percorso di Sriti negli scout, la nascita di Manuele, i suoi progressi musicali, l’assunzione di Giovanna come infermiera all’ospedale.

È arrivato poi il momento della pensione. Prima ancora che suonasse l’ora del riposo, eccoti con la prima terribile malattia. Operato nell’ospedale di Cuggiono e con l’assistenza anche di Giovanna l’hai superata. Poi sono arrivate anche le soddisfazioni, le lauree dei figli, il matrimonio di Manuele con Sara, il loro lavoro.

Durante la pensione ti sei dedicato ad un gruppo formatosi durante gli studi al Pime e che è sempre rimasto in contatto per riflettere sui temi dell’inculturazione, della Chiesa nel mondo, delle Chiese nei Paesi di missione, degli immigrati. Tu sei stato l’organizzatore di molte sessioni che ci hanno rallegrato nel ritrovarci fra noi, nel raccontarci le varie esperienze di vita in diversi Paesi e in diversi contesti, nell’ascoltare dai missionari del Pime  che ritornavano in Italia per vacanza l’evoluzione ed i problemi delle Chiese locali. Anche questo lavoro organizzativo lo hai sempre fatto con modestia, quasi senza farti notare, ma con gusto e col piacere di presentare le foto di ogni incontro.

Quando tutto sembrava rispondere al prototipo della persona socialmente appagata e del nonno felice coi cari nipoti Paolo e Shanti, eccoti alla tua seconda malattia. L’hai affrontata con determinazione, con lucidità e con la speranza di guarire fino all’ultimo. La tua famiglia ti si è stretta attorno con grande amore. I tuoi amici ti hanno seguito con ansia.

Non ti dimenticheremo mai!!! Aspettaci, veniamo anche noi a continuare quelle lunghe serate senza elettricità a Dhanjuri, a parlare di come meglio fare per contribuire a risolvere i problemi dei poveri, o a continuare quei lunghi viaggi in Bangladesh o nel ritorno interminabile dal Bangladesh in Italia col treno. Continua a ispirarci con la tua modestia e con la tua giovialità. Gli amici del gruppo “Chi” conoscendo te si sono ricordati la frase del vangelo “Beati i miti…Beati i pacifici…Beati i puri di cuore…”. Negli incontri avuti con te ti hanno riconosciuto fra queste categorie di persone e quindi hanno riconosciuto che beato sei tu . Continua a guidare la tua famiglia e i tuoi amici senza farti accorgere come hai sempre fatto.

Grazie Carlo e ciao.