Con il Coronavirus più cure anche per i morsi dei serpenti in Orissa

Con il Coronavirus più cure anche per i morsi dei serpenti in Orissa

Nello Stato indiano l’aumento dei posti nelle terapie intensive realizzato d’urgenza per fronteggiare l’epidemia permetterà di curare meglio anche i morsi da serpenti, che negli ultimi cinque anni hanno ucciso 3565 persone

 

Anche l’India come sappiamo sta facendo i conti con l’emergenza Coronavirus: a oggi sono quasi 900 i morti registrati e l’intero Paese fa i conti con le pesanti conseguenze economiche del lockdown che dura ormai da 34 giorni e colpisce soprattutto i più poveri. Eppure anche in questa grande tragedia c’è una notizia positiva che viene dallo Stato orientale dell’Orissa. Tra le azioni messe in campo per l’emergenza anche qui c’è stata infatti un aumento nelle dotazioni di respiratori negli ospedali: ai 297 già presenti – racconta un articolo pubblicato dal quotidiano The Hindu – ne sono stati aggiunti 57. In uno Stato che conta ben 45 milioni di abitantisi tratta di un’eredità che si rivelerà preziosa anche quando la pandemia come tutti ci auguriamo sarà superata.

Ma c’è soprattutto un ambito su cui qui i respiratori potrebbero rivelarsi particolarmente importanti in Orissa: la cura di quanti nelle sue foreste vengono attaccati da serpenti velenosi. Come spiega infatti il dottor Pratyush Mohapatra – professore dello Zoological Survey of India – a rendere spesso mortali i morsi dei rettili è proprio il fatto che la paralisi neuromuscolare acuta provocata dal veleno porta in fretta a una morte per soffocamento. Per questo poter disporre di un’unità di terapia intensiva dotata di un respiratore può aumentare sensibilmente le possibilità di sopravvivenza mentre si somministrano le terapie contro il veleno.

Nello Stato dell’Orissa solo negli ultimi cinque anni sono morte ben 3565 persone per il morso di un bungaro o di un cobra. E l’85% di queste morti avviene nella stagione dei monsoni, cioè proprio durante il periodo tra maggio e ottobre. Il che fa sperare che quest’anno si possano salvare più vite. Ma ci ricorda anche come tante morti dimenticate nel mondo siano dovuti semplicemente all’assenza degli strumenti necessari per una cura adeguata.