Siamo in otto miliardi sulla Terra

Siamo in otto miliardi sulla Terra

Oggi, martedì 15 novembre, la popolazione terrestre ha raggiunto gli 8 miliardi. L’India sarà il Paese più popoloso nel 2023, superando la Cina. Ma in quasi tutto il mondo diminuisce il tasso di fertilità, a cominciare dall’Europa. Guterres, Onu: «Colmare l’abisso tra chi ha e chi non ha».

E da oggi siamo in 8 miliardi! Otto miliardi di persone che vivono sulla Terra. Secondo le stime delle Nazioni Unite, cade proprio oggi, 15 novembre, il giorno della nascita dell’otto miliardesimo abitante del nostro pianeta. Ci sono voluti solo 11 anni per superare questo nuovo traguardo: quello precedente, infatti, risale al 31 ottobre 2011 quando a Manila, nelle Filippine, è nata Danica, la sette miliardesima donna della Terra.

Negli ultimi settant’anni la popolazione mondiale è praticamente triplicata: si è infatti passati da 2,5 miliardi nel 1950, a 4 miliardi nel 1974, 6 nel 1999, 7 nel 2011 sino agli 8 miliardi di quest’anno, con tutte le conseguenze e le grandi sfide che questo pone agli equilibri del pianeta, in un tempo di gravi diseguaglianze economiche e di crisi climatica.

«È il momento di celebrare la nostra diversità, di riconoscere la nostra comune umanità e di meravigliarci dei progressi nel campo della salute che hanno allungato la durata della vita e ridotto drasticamente i tassi di mortalità materna e infantile», ha dichiarato per l’occasione il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. Che ha ricordato, inoltre come questo traguardo che ci proietta verso un picco di 10.4 miliardi nel 2080, rappresenti «allo stesso tempo, un promemoria della nostra responsabilità condivisa di prenderci cura del nostro pianeta e un momento per riflettere sulle aree in cui stiamo ancora venendo meno ai nostri impegni reciproci».

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato in occasione della Giornata mondiale della popolazione, l’India – che già oggi ha un miliardo 400 mila abitanti – è destinata a diventare nel 2023 il Paese più popoloso al mondo (e con più della metà della popolazione sotto i 25 anni), superando anche la Cina che invece conosce un calo dei tassi di crescita. Ma più della metà dell’aumento entro il 2050 verrà dall’Africa sub-sahariana, in particolare da Egitto, Etiopia, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo e Tanzania. Altri Paesi ad alta crescita sono Pakistan e Filippine.

«La relazione tra crescita della popolazione e sviluppo sostenibile è complessa e multidimensionale – ha fatto notare il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari economici e sociali, Liu Zhenmin -. La rapida crescita della popolazione rende più difficile sradicare la povertà, combattere la fame e la malnutrizione e aumentare la copertura dei sistemi sanitari e scolastici. Al contrario, il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), in particolare quelli relativi alla salute, all’istruzione e all’uguaglianza di genere, contribuirà a ridurre i livelli di fertilità e a rallentare la crescita della popolazione globale».

Ma sino a quando la popolazione mondiale continuerà a crescere? E sino a quando il pianeta Terra riuscirà a sostenerne il peso?

Gli scenari delle Nazioni Unite preconizzano una duplice tendenza. Da un lato, un cambiamento della piramide dell’età in molti Paesi in via di sviluppo, compresi quelli dell’Africa subsahariana, di alcune regioni dell’Asia, dell’America Latina e dei Caraibi, in cui la quota della popolazione in età lavorativa (tra i 25 ei 64 anni) è aumentata e si è ridotta recentemente la fertilità. Un trend che si consoliderà nei prossimi anni quando si passerà dai 2,3 figli per donna attuali, a 2,1 nel 2050 a 1,8 nel 2100, con l’Europa che già oggi conosce un preoccupante “inverno demografico”. Dall’altro, si preconizza il raggiungimento di un picco di 10.4 miliardi attorno alla fine del secolo che rimarrebbero sostanzialmente stabili almeno sino alla fine del secolo.

La questione demografica, tuttavia, non può essere disgiunta dalle tante sfide che il pianeta si trova ad affrontare oggi, come ha fatto notare lo stesso Guterres: «Se non colmiamo l’abisso tra chi ha e chi non ha, ci troveremo in un mondo di 8 miliardi di persone dominato da tensioni, sfiducia, crisi e conflitti».