Rapita in Mali dal 2017, suor Cecilia ora è in gravi condizioni

Rapita in Mali dal 2017, suor Cecilia ora è in gravi condizioni

Venne sequestrata da una cellula di Al Qaeda il 7 febbraio 2017. Un gruppo di persone sarebbe riuscito a scappare dal luogo di prigionia, ma le gravi condizioni di salute non avrebbero permesso alla suora colombiana di fuggire. Famigliari e consorelle chiedono l’aiuto del governo

 

Venne rapita in Mali più di 4 anni e mezzo fa da una cellula di al Qaeda a Karangasso. Oggi, suor Gloria Cecilia Narváez, 57 anni e francescana della comunità di Maria Immacolata, si trova in gravi condizioni di salute e di infermità che le avrebbero impedito di fuggire dai suoi sequestratori. Questo è ciò che hanno riferito a Blu Radio le sue consorelle sempre più preoccupate per la situazione precaria di suor Cecilia.

Secondo la versione riportata dalla superiora, Aylem Yela Romo, un gruppo di persone – il cui numero e la cui nazionalità sono ancora sconosciuti – sarebbe recentemente riuscito a scappare dallo stesso luogo di prigionia in cui è tutt’ora sequestrata la religiosa colombiana. Dalle ricostruzioni offerte dalla madre superiora, gli ostaggi sarebbero riusciti a fuggire in un momento propizio provando a portare con sé anche la suora senza però riuscire nell’intento a causa delle sue precarie condizioni di salute.

Il 7 febbraio 2017 il Gruppo di Sostegno all’Islam e ai Musulmani (GSIM), il ramo di al-Qaeda basato in Mali, aveva rivendicato il rapimento di sr. Narváez. “Lei e la sua congregazione hanno come unica intenzione di spogliare i musulmani del Mali delle loro convinzioni e di sostituirle con delle menzogne”, fu il messaggio lanciato nel video dal gruppo terrorista. Da quel momento non si ebbero più notizie della monaca colombiana fino al 15 ottobre 2020 quando l’operatrice umanitaria, Sophie Petronin, liberata dai sequestratori, rivelò che “Suor Gloria è viva, ma ha bisogno di cure”.

A febbraio di quest’anno, i suoi aguzzini le hanno concesso il permesso di scrivere al fratello, Edgar Narváez, una lettera che i suoi cari resero pubblica solo nel luglio scorso. “Sono prigioniera da quattro anni e ora sono con un nuovo gruppo. Possano tutti pregare molto per me” scrive suor Cecilia. “Spero che Dio mi aiuti a ritrovare la mia libertà”.

La francescana viveva da 10 anni in Mali nella località di Karangasso, nel sud del Paese, lavorando in una zona di confine con il Burkina Faso dove operano dal 2015 cellule jihadiste. Lì si occupava di assistere i bambini orfani e di lavorare per la promozione umana all’interno della comunità. Al momento del raid di Al Qaeda presso la comunità di Karangasso, una delle sue consorelle venne presa dal gruppo di terroristi. “In quel momento suor Gloria uscì dal suo nascondiglio chiedendo ai sequestratori di prendere lei anziché la sorella più giovane” raccontò poi suor Noemi, ex superiora generale.

A quattro anni e mezzo dal suo rapimento, le nuove voci circa le condizioni di salute della religiosa fanno preoccupare consorelle e famigliari. “Supplichiamo il presidente Duque e il governatore del dipartimento di Nariño affinché ci aiutino in questo momento di difficoltà e non ci lascino sole” ha dichiarato la superiora, Aylem Yela Romo. Anche il fratello di suor Cecilia, si è unito all’appello, aggiungendo anche che da quando il governo ha deciso di richiamare dal Mali la sua squadra di agenti dei servizi segreti e di investigatori, la sorella si trova sola alla mercé dei suoi sequestratori.