Nepal sulla scia dell’India: rischio pandemia fuori controllo

Nepal sulla scia dell’India: rischio pandemia fuori controllo

Il Nepal – che ha registrato un’impennata nei contagi da Covid-19 a causa di provvedimenti tardivi e pellegrinaggi in India per i festeggiamenti religiosi indù – ha imposto un lockdown generale lo scorso 29 aprile. Attualmente i casi positivi sono 10.000 e quasi 400mila quelli totali. A preoccupare è la possibilità che la situazione vada fuori controllo

 

La crescita esponenziale della pandemia in Nepal assedia ormai anche le pendici dell’Everest e il contagio si è esteso dalla capitale Kathmandu, dove dal 29 aprile è imposto un lockdown generale come in altre regioni particolarmente interessate dalla diffusione dei contagi da Covid-19, al campo-base da cui partono le spedizioni per l’ascesa alla più alta vetta del mondo.

Non è bastato chiudere le frontiere terrestri e gli scali aeroportuali, per quanto consentito dalle esigenze di un Paese che non ha sbocchi sul mare e che dipende per i propri approvvigionamenti dal lasciapassare di India e Cina. In tanti casi il passaggio del confine meridionale è rimasto facile e i flussi di persone per e dall’India non si sono di fatto mai fermati del tutto. Attualmente 13 dei 35 posti di confine sono aperti e, attraverso questi, ma non solo, nelle ultime settimane sono passati tanti che dall’India hanno cercato in Nepal assistenza o anche solo la possibilità di transitarvi per potere ripartire verso un Paese terzo, mentre cittadini nepalesi si recavano nei luoghi sacri dell’India settentrionale per partecipare ai grandi eventi religiosi indù di questo periodo dell’anno.

Le autorità hanno intensificato i controlli frontalieri e la quarantena è obbligatoria per chi sia trovato positivo al Covid-19, ma si tratta di provvedimenti che per esperti locali sono stati tardivi per evitare una diffusione del contagio all’interno. Propiziata invece, questa, da ricorrenze religiose e sociali, da raduni di carattere politico che come nella confinante India sono stati determinanti nella diffusione del coronavirus, contrastato con poca convinzione delle autorità che hanno mancato di sensibilizzare adeguatamente la popolazione, sponsorizzando “terapie” fantasiose.

Prossimo ai 400mila casi di contagio e a 4.000 decessi su 29 milioni di abitanti, il Paese si situa a un livello intermedio nel rapporto popolazione/contagi, tuttavia molti sono i dubbi sulla reale incidenza degli effetti del Covid-19 sulla popolazione, da un lato, dall’altro la situazione della vicina India chiama a maggiori cautele e preoccupa per la sua apparente ingestibilità.

Il Paese himalayano vede in questi giorni una diffusione del contagio simile a quella di due settimane fa nel grande vicino, con una ventina di casi giornalieri per 100mila abitanti. Preoccupante è il fatto che i casi siano cresciuti dai 2.400 registrati il 24 aprile ai quasi 10mila attuali, ancor più colpisce che i test effettuati la scorsa settimana abbiano restituito un tasso di positività del 44 per cento sul totale, un dato allarmante riferito ufficialmente alla Federazione internazionale delle Croce Rossa e alla Mezzaluna Rossa.

A confermarlo il presidente della sezione nepalese dell’organizzazione umanitaria, dottor Netra Prasad Timsina: “Ciò che sta accadendo in India al momento è un’anticipazione terrificante del futuro del Nepal se non saremo in grado di contenere l’ondata di contagi in corso che vede un numero crescente di vittime”.  Di “situazione in peggioramento giorno per giorno e di “possibilità che sfugga in futuro al controllo” ha parlato anche il portavoce del ministero della Salute e della Popolazione, Samir Adhikari.

Davanti a una pressione ormai insostenibile sul sistema ospedaliero e sanitario già in condizioni precario in tempi normali, con un numero percentuale di medici sulla popolazione inferiore a quello indiano e un numero di vaccinazioni percentualmente inferiore, il governo ha chiesto aiuto all’estero, ma le forti limitazioni ai trasporti oltre che la ridotta disponibilità di vaccini anche per il blocco dell’esportazione dall’India, maggiore produttore mondiale, rendono difficile un intervento rapido e decisivo.

 

Foto: Flickr.com