AL DI LA’ DEL MEKONG
La vita non è solo Covid-19

La vita non è solo Covid-19

Si esalta l’autodeterminazione delle minorenni, con l’accesso alla pillola dei cinque giorni, ma poi si vieta loro un’ora di movida in più? Se ci tieni alla vita e al futuro di un Paese, conta la curva dei contagi, ma conta anche la curva degli aborti

 

«Io sento il piangere delle cose
… come sforzo di crescita
nelle gabbie umane, come slancio
nel soffoco… col non avere il latte dentro il petto…» M. Gualtieri (1)

Sono un missionario in Cambogia, non un negazionista in Italia. Io non nego il virus, tanto più perché mi ha portato via persone care. Vorrei solo riflettere sull’estensione dello stato di emergenza e sulla opinabilità di alcune disposizioni che sembrano partire dal presupposto che gli italiani siano un pò immaturi e che debbano essere, come in altri tempi e sotto altri colori, “rieducati”.

Tutti comprendono la gravità del momento e il rischio di una crescita esponenziale dei contagi. Da mesi l’intero Paese si è predisposto con mascherine, distanziamento sociale, didattica a distanza, turni per evitare assembramenti. I notiziari non danno tregua sulla curva dei contagi e il numero di morti. Ho però il timore che anche la geografia dei focolai o dei positivi a-sintomatici, il luogo in cui abitano, il ruolo che rivestono, non siano irrilevanti nel confezionare la notizia perché abbia il giusto impatto sulla popolazione e crei il giusto imbarazzo, scoraggiamento, senso di colpa, paura, ritiro sociale.

È difficile parlarne, ma urge da dentro. Nessuno nega il virus o la verità dei contagi. Ma vi sono troppi numeri e troppo oscillanti ché in mano ad alcuni possono essere utilizzati come strumento politico, cioè di governo. Dimenticando tutto il resto. La vita dell’Italia non è solo Covid-19. Dobbiamo monitorare anche altro e seguire con attenzione le tante derive in corso, spesso favorite dal clima che il Covid-19 ha generato.

Queste norme sono giustamente pensate dal Governo per contenere pandemia e morte. Dovrebbero essere un inno alla vita. Ma la vita è fatta di relazioni umane, pesantemente inibite da quelle stesse norme. Allora sarebbe interessante ragionare, dati alla mano, sul consumo di psicofarmaci in questo lungo periodo di chiusura e paura. O di alcool. E che dire del consumo di droghe, compresa la dipendenza dall’online e dall’azzardo, favorite da periodi di inattività e crisi occupazionale. Dovremmo registrare, numeri alla mano perché qualcuno li conosce, anche questi fenomeni di cui nessuno parla. E riflettere insieme.
Ebbene, che senso ha limitare a 6 il numero di ospiti, se non si arriva nemmeno a fine mese? O se l’usura attanaglia milioni di famiglie italiane. E poi la beffa. Circolano video e immagini con le quali ci si prende gioco dei decreti. Quanti pastorelli saranno ammessi nel prossimo presepe di Natale? Certo è buffo. Ci penserà Crozza con la signora Azzolina ad aiutarci a trasformare la rabbia che cova dentro, in una risata collettiva. Ma non sempre va così. L’esito di tutto ciò potrebbe essere il contenimento del virus… ma anche il dilagare della disaffezione, del fare di tutto una satira. Con un progressivo sgretolarsi del patto sociale, frantumato da decreti che sembrano acefali, salvo il volto pulito di chi li proclama. Che concede molti bonus ma poco lavoro. E alla fine premia gli opportunisti che in Italia non mancano.

Quanto “alle attività dei servizi di ristorazione, sono consentite fino alle 24 con servizio al tavolo” e solo “sino alle 21 in assenza di servizio al tavolo”. Inutile continuare, vi saranno ragioni sufficienti a giustificare una simile disposizione e tante altre. E nondimeno percepiamo qualcosa oltre la scienza e i numeri del contagio. Attenti bene, non è la paura per il virus bensì la paura per chi ci governa e per come ci governa. Per la tempestività con la quale si emanano decreti e divieti quasi noi cittadini fossimo birilli. Immagino famiglie con figli diversamente abili, famiglie numerose o a chi è senza lavoro. In un clima di progressivo sgretolarsi del patto sociale, «nelle gabbie umane, come slancio / nel soffoco… ».

Viviamo in una società che ha esaltato l’autodeterminazione e che ora con tutti questi decreti sembra voglia fare marcia indietro, «come fuga / troncata nello sbattere», arrivando a normare la vita privata. Qualcuno suonerà il campanello con olio di ricino e manganello e conterà gli ospiti della serata? Non lo so.

Permettetemi un altro passo. Per una strana concomitanza di notizie. Non possiamo discutere sul numero di ospiti a cena o al chiuso e far finta di niente con la pillola dei 5 giorni, erroneamente chiamata “contraccettivo d’emergenza”, che un adolescente può tranquillamente acquistare in farmacia senza ricetta medica. Abbiamo un governo che ci complica la vita, ops, ci tutela di fronte agli ospiti-amici quasi fossero la minaccia da cui guardarci e non ci tutela, non tutela i nostri figli, di fronte a scelte non meno mortali, facilitando l’accesso a quelle “caramelle abortive”. Perché? Quali immensi proventi dalla vendite di queste pillole? Forse ciò che accomuna fenomeni apparentemente lontani, ma entrambi di salute pubblica, potrebbe essere il business farmaceutico? E allora, quali immensi proventi attorno alla gestione del virus, fra tamponi e commesse varie? Che fa il governo rigido con gli amici e tollerante con le pillole? Due pesi, due misure, ma un unico gran guadagno.

Detto altrimenti, da una parte si esalta l’autodeterminazione delle minorenni, con l’accesso a simili “farmaci”, ma poi gli si vieta un’ora di movida in più? O meglio, se seduti, sì, se in piedi, no! Che progetto ci sta dietro? Inibire il legame sociale ed erotizzare il legame amoroso? Tanto poi c’è la pillola! Che cosa farebbe la ricetta medica in questi casi, quella che per Aifa ora non è più necessaria? Farebbe relazione con un adulto, con un medico, un papà, una mamma, dentro una storia. Costituirebbe un’occasione di dialogo su un aspetto della vita ben più grave del numero di ospiti che avremo a cena o al chiuso questa sera. Eppure per Aifa e il suo direttore, quella pillola è «uno strumento etico in quanto consente di evitare i momenti critici che di solito sono a carico solo delle ragazze» (2). Che stupidità, una pillola di quel tipo è diventata uno strumento etico. Chi è quell’uomo che dispensa con tanta faciloneria simili pillole (di saggezza/morte)?

Non sentite voi tutti «il piangere delle cose»? E come questa faciloneria sia la vera grande minaccia alla vita al pari e più di un virus? Se non lo sentite, allora la minaccia più grande non sarà il covid, ma il vostro modo d’essere. Inutile negarlo, in una simile atmosfera la gravidanza, con la sua natura e simbolismo, e la vita dell’altro tout court, vengono intese come una malattia e il nascituro come un ospite indesiderato, una minaccia da risolvere nelle 72 ore successive. Quel «non avere il latte dentro il petto e – scrive M. Gualtieri – avere solo veleno, solo veleno». In futuro, di fronte a un ostacolo, ci sembrerà normale eliminarlo con una pillola. Forse le cronache dei prossimi anni ci diranno, come hanno fatto le cronache passate. Quelle passate da Cogne e da tanti altri paesi e vie d’Italia. Compresa via Fani.

Ecco il paradosso. Su alcuni fronti si mortifica l’iniziativa privata. Sembra non esserci più autodeterminazione o sussidiarietà e lo Stato scende pesantemente in campo, mentre su altri fronti, si lascia la persona in balia di se stessa e delle circostanze, per un presunto rispetto della libertà del singolo, a cui si da il bonus/pala per scavarsi la fossa. Oh, stolto! Se ci tieni alla vita e al futuro di un Paese, conta la curva dei contagi, ma conta anche la curva degli aborti. Non mentiamo a noi stessi, la seconda curva è di gran lunga più importante e più indicativa della prima su come sarà la (povera) Italia del futuro. Paese di morti, povera di figli mai nati. Andrà tutto bene!

 

  1. Qui il testo della poesia, https://awakeat4am.wordpress.com/2011/10/19/lamento-di-re-anfortas/
  2. Si legga il pezzo di E. Boffi, https://www.tempi.it/caramelle-abortive-dagli-sconosciuti/