Tokyo 2020 tra entusiasmo e risentimento

Tokyo 2020 tra entusiasmo e risentimento

La fiamma olimpica è partita dalla prefettura di Fukushima e arriverà a Tokyo il 23 luglio. Ma secondo i recenti sondaggi, il 32% dei cittadini giapponesi annullerebbe i Giochi. A preoccuparli il potenziale aumento di contagi da Covid-19 e i mancati benefici economici dovuti alle restrizioni

 

La mattina del 25 marzo, la staffetta della torcia olimpica per i giochi di Tokyo è finalmente iniziata. La torcia – arrivata in Giappone dalla Grecia nel marzo 2020 – ha lasciato il J-Village Stadium, situato nelle città di Naraha e Hirono nella prefettura di Fukushima. I giochi olimpici sono stati promossi proprio come simbolo della ricostruzione della regione di Tohoku, devastata dal grande terremoto del 2011, dallo tsunami e dal disastro nucleare della centrale di Fukushima.

La cerimonia si è tenuta a porte chiuse in una struttura al coperto presso il villaggio per abbassare il rischio di nuovi contagi da coronavirus. “La fiamma olimpica è stata tenuta accesa in silenzio e con forza, mentre il mondo intero è stato in una situazione difficile nell’ultimo anno”, ha detto Seiko Hashimoto, capo del comitato organizzatore delle Olimpiadi di Tokyo, alla cerimonia di inizio. “Spero che questa fiamma accenda una luce di speranza in ogni angolo del Giappone, e diventi una banda di luce per collegare un percorso di speranza”.

Azusa Iwashimizu, una stella del calcio femminile, ha acceso una torcia e ha iniziato a correre con altri 14 membri della squadra della Coppa del mondo femminile 2011, la Nadeshiko Japan. Dopo un viaggio di 121 giorni intorno alla nazione, attraverso 859 comuni e con circa 10.000 corridori previsti, la fiamma accenderà il calderone olimpico a Tokyo il prossimo 23 luglio.

Tuttavia, nonostante l’entusiasmo dell’evento, nel Paese circola un’aria di risentimento nei confronti dei Giochi: solo il 9% delle persone in tutto il Giappone – intervistate dal Mainichi Shimbun e dal Social Survey Research Center il 13 marzo scorso – ha affermato che le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Tokyo dovrebbero essere tenute come previsto, mentre il 32% ha detto che dovrebbero essere cancellate; 17% che debbano essere rimandate; il 21% che debbano svolgersi senza spettatori stranieri; il 15% senza alcuno spettatore e il restante 6% degli intervistati rimane indeciso.

Un’opinione prevalente è che questo sentimento sia dovuto alla recente ripresa dei casi di COVID-19 e dal timore del pubblico che l’accoglienza contribuirà ad ulteriori infezioni. Eppure, questo non spiega del tutto perché più del 30% degli intervistati è a favore della completa cancellazione di Tokyo 2020, piuttosto che al rinvio dell’evento fino a quando non potrà essere svolto in sicurezza. Perché il mega-evento, proiettato per portare un impatto economico di più di 275 miliardi di dollari, è diventato impopolare tra i giapponesi?

Il lettore sportivo, Yuhei Inoue, sostiene che la crescente mancanza di sostegno dei cittadini giapponesi verso le olimpiadi riflette i cambiamenti nella loro valutazione dei benefici e costi di ospitare i Giochi. Prima del COVID-19, infatti, la maggior parte dei giapponesi aveva accolto con favore Tokyo 2020, poiché credeva che i benefici – principalmente sotto forma di impatti economici – avrebbero superato i costi, contribuendo all’economia e alla rivitalizzazione del Paese.

Ma i costi finanziari, uniti ai costi intangibili come i rischi di infezione, hanno portato i giapponesi a pensare che i costi di ospitare i Giochi – dovuti alle restrizioni dettate alla pandemia – ne supererebbero i benefici economici, lasciando nella popolazione il desiderio di annullare Tokyo 2020.

Foto: Inside the Games