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Icona decorativaIcona decorativa22 Settembre 2017 Giorgio Bernardelli

Padre Stanley, il primo martire dell’America senza muri

A Oklahoma City la beatificazione di padre Stanley Rother, sacerdote fidei donum ucciso in Guatemala nel 1981, che diverrà il primo martire nato negli Stati Uniti. Una figura che avrebbe tanto da dire oggi al Paese del Make America Great Again
  [kad_youtube url=”https://www.youtube.com/watch?v=CqAm3IoRI1o” ]     Per la prima volta nella sua storia la Chiesa cattolica degli Stati Uniti venera ufficialmente un proprio figlio come martire. Sabato 23 settembre a Oklahoma City è in programma la beatificazione del missionario padre Stanley Rother, sacerdote fidei donum, ucciso nel 1981 a Santiago Atitlan in Guatemala. Vittima insieme alle popolazioni maya tra le quali svolgeva da tredici anni il suo ministero. Nel mezzo di un genocidio che Washington – in nome del contenimento della diffusione del «contagio comunista» – preferiva non vedere, lui aveva scelto di rimanere accanto alle sue comunità, perché – come scrisse lui stesso – «il pastore non può abbandonare il gregge nel momento del pericolo». La storia di padre Rother – dalle sue origini contadine nell’America profonda fino al suo ministero tra gli indios tzutuhil  – l’abbiamo raccontata nel dettaglio in questo articolo pubblicato sul numero di agosto-settembre di Mondo e Missione. C’è però anche un aspetto particolare di questa beatificazione che vale la pena di sottolineare: tenendo insieme l’Oklahoma e il Guatemala, quella di padre Rother è una storia che unisce l’America al di là delle barriere che oggi pretende di innalzare. Mentre centinaia di migliaia di dreamers negli Stati Uniti vivono l’incubo di una possibile espulsione, in uno Stato della Bible belt la Chiesa cattolica mette al centro la storia di un migrante all’incontrario come padre Stanley. Un prete che in nome del Vangelo di Gesù in Guatemala ha donato la vita per quei poveri che la geopolitica del tempo aveva relegato dall’altra parte della barricata. Condividendone la sorte al punto che nemmeno per il suo omicidio sono mai stati individuati dei colpevoli. C’è sempre un grande rischio dietro alle beatificazioni: quello di depotenziare a una sorta di gloria locale la forza di grandi testimonianze evangeliche. Sarebbe particolarmente grave se accadesse oggi per padre Rother. Perché la sua è una figura che ha tanto da dire agli Stati Uniti del Make America Great Again. Con la sua vita indica l’unica declinazione compatibile con il Vangelo di queste parole: «il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve» (Lc.22,26). Il martire Rother è una grande occasione per riscoprire la vocazione all’unità del Continente che Giovanni Paolo II indicava con chiarezza nell’Ecclesia in America, l’esortazione apostolica frutto del Sinodo celebrato in occasione dei 500 anni dell’evangelizzazione. Padre Stanley l’ha detto con il suo martirio che l’America è una. E non c’è muro in grado di fermare la sua testimonianza.  

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