I nuovi volti del Pime

Sei missionari originari dell’Africa e dell’Asia diventano sacerdoti durante l’estate. Con loro anche un prete diocesano del Bangladesh che ha studiato a Monza
Vengono da Ciad, Camerun, India e Bangladesh e si preparano a partire per le loro prime destinazioni in missione. Sono i sei nuovi missionari del Pime che hanno studiato nel Seminario teologico internazionale dell’Istituto a Monza e nell’arco di quest’estate riceveranno l’ordinazione presbiterale nei loro Paesi di provenienza. Insieme a un altro seminarista proveniente dal Bangladesh, Gervas Kisku, che ha condiviso con loro il percorso di formazione e diventerà prete nella sua diocesi a Dinajpur.
I primi a essere ordinati il 14 giugno sono stati in Ciad Jean Taiwe e Jeremie Lemoga. Jean è destinato alla missione in Costa d’Avorio: ha 32 anni ed è cresciuto in una famiglia cattolica di nove figli. «I miei genitori non mancavano mai di portarmi ogni giorno in chiesa perché la nostra casa è molto vicina alla parrocchia», racconta. Dopo essere stato catechista nella sua comunità è entrato in seminario a 19 anni e nel suo percorso di formazione è rimasto colpito dall’esperienza dei missionari del Pime, così ha chiesto al suo vescovo nella diocesi di Pala di poter vivere questa vocazione. «Tanti preti, religiose e laici lasciano i loro Paesi, le loro famiglie, i loro amici per venire nella nostra terra – gli ha risposto -. Va’, prego per te ma non dimenticarti della tua diocesi».
Dalla stessa Chiesa locale proviene anche Jeremie, 33 anni, che per il momento dopo l’ordinazione sacerdotale è stato destinato all’approfondimento degli studi teologici in Italia. Anche lui viene da una famiglia numerosa, colpita dal grave lutto della morte del padre a causa del morso di un serpente. «Ero ancora adolescente, sono rimasto l’unico cattolico nella mia famiglia e anche nel mio villaggio. Ero cresciuto in un gruppo dei bambini che si chiama “Kemkogui”, una parola che significa “un solo cuore”. Posso dire che la mia vocazione sia iniziata proprio lì».
C’è però anche un versetto degli Atti degli Apostoli che è stato molto importante nella sua vita, una frase di san Paolo che dice: «Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al Vangelo della grazia di Dio» (At. 20,24). «È così – spiega – che voglio vivere la mia missione».
Il 5 luglio, nell’arcidiocesi di Yaoundé in Camerun, verrà invece ordinato Gaël Sédrigue Kakum Fouda, anche lui 33 anni, destinato alla missione in Papua Nuova Guinea. «Ho fatto i miei primi passi nella fede
nella parrocchia Sant’Agostino di Ngousso, dove ho conosciuto i padri del Pime – racconta -. Ho lavorato per tanti anni con il mio parroco, padre Rino Porcellato, nel gruppo dell’Azione cattolica dei ragazzi. La testimonianza dei missionari ha alimentato in me il desiderio della vita consacrata. Nell’ottobre 2016 poi sono stato mandato a fare un’esperienza in Ciad con padre Marco Frattini che è stata per me un momento significativo e mi ha orientato verso questa vocazione».
Nella diocesi indiana di Vijayawada il 24 luglio si terrà invece l’ordinazione di Ajay Gudapati e Prem Chandu Inti. Ajay, 31 anni, dall’India è stato destinato proprio alla missione in Ciad. «Anch’io sono nato e cresciuto in una famiglia cattolica: la mamma è nata cristiana mentre il papà si è convertito prima di sposarsi. Sono tutti e due molto attivi nella vita della Chiesa e della parrocchia – racconta -. Nel giorno in cui ero pronto a iniziare il mio cammino nel seminario minore in India, mio padre mi ha detto una cosa che ricordo molto bene: “Se vuoi diventare sacerdote dovrai essere sempre contento di donare a Dio la tua vita”. Sono già passati quindici anni da queste parole, ma continuano a risuonare sempre nella mia testa e ho cercato di metterle in pratica».
Prem Chandu Inti, 30 anni, è stato destinato come missionario in Myanmar. «Sono andato alla scuola media a Eluru nell’ostello del Pime, dove sono rimasto cinque anni dal 2005 al 2010: lì ho imparato tante cose sulla mia vita e sulla fede. Sono nato in una famiglia cattolica, però vivendo nel villaggio lontano dalla parrocchia non avevamo la Messa ogni giorno. La vita nell’ostello mi ha aiutato ad avvicinarmi a Gesù e così è cresciuto in me il desiderio di diventare prete e missionario».
Le due ultime ordinazioni saranno quelle che si terranno in Bangladesh: il 22 agosto è in programma quella di Gervas Kisku nella diocesi di Dinajpur, dove è presente il Pime ma che lui servirà come sacerdote diocesano. «Anche il nostro villaggio era lontano dalla parrocchia – racconta -. Non potevamo avere un sacerdote per la Messa ogni domenica, ma ci radunavamo comunque per la preghiera con tutta la comunità cristiana. A Natale e a Pasqua arrivavano i preti e le suore ed era una grande gioia. Li aiutavo e ascoltavo le loro testimonianze: mi affascinava la loro vita e volevo anch’io essere testimone del Signore».
il 29 agosto, infine, nella diocesi di Khulna a diventare prete sarà Limon Albert Biswas, 34 anni, anch’egli destinato alla Papua Nuova Guinea. Anche Limon è cresciuto in una famiglia cattolica in un Paese dove i cristiani sono una piccolissima minoranza (0,03% della popolazione). Entrato giovanissimo in seminario fu costretto da una malattia a lasciarlo presto. Una volta guarito ha studiato economia all’università. «Ero sempre coinvolto nelle attività parrocchiali, ma dentro al mio cuore c’era qualcosa che mi spingeva a cercare la volontà di Dio nelle piccole cose. Poi durante l’ultimo anno dell’università ho deciso di entrare nuovamente in seminario. Mi ha guidato un pensiero: ci sono tanti missionari che hanno portato la buona notizia nel mio Paese; adesso tocca a noi portare il Vangelo dove c’è bisogno».
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