Padre Raju, il dono dell’India ai poveri del Brasile

Padre Raju, il dono dell’India ai poveri del Brasile

Il Covid-19 a San Paolo ha portato via anche padre Raju Vandanam Koppula, missionario indiano del Pime di appena 48 anni. In Brasile dal 2006 nella favela di Jardim Itajai era stato in prima linea nel portare gli aiuti del Fondo «Emergenza Coronavirus nel mondo» della Fondazione Pime ai più poveri colpiti dal lockdown. «È un progetto di speranza per gli ultimi tra gli ultimi», aveva raccontato in un nostro video

 

Al triste elenco dei missionari portati via dal Covid-19 tra l’Italia e il Brasile si è aggiunto ieri a San Paolo un nuovo nome, l’undicesimo: si tratta di padre Raju Vandanam Koppula, missionario indiano di 48 anni, parroco della chiesa di Nostra Signora degli Angeli nella diocesi di Santo Amaro, nell’immensa periferia della grande metropoli. Padre Raju era stato ricoverato in terapia intensiva quindici giorni fa per i sintomi della nuova variante del Coronavirus; le sue condizioni sono andate progressivamente peggiorano, fino alla morte.

Padre Raju era nato il 1 luglio 1972 a Eluru, la città dello Stato indiano dell’Andhra Pradesh che è uno dei luoghi più significativi per la presenza del Pime nel subcontinente. E proprio dall’incontro con un missionario dell’istituto, padre Domenico Vivenzi, era nata la sua vocazione a donare la propria vita al servizio del Vangelo. Ordinato sacerdote a Eluru nel 2005, l’anno dopo era partito per il Sud del Brasile, dove aveva già trascorso alcuni mesi durante il diaconato. Aveva svolto il suo ministero a Brusque e a Florianopolis, prima di approdare nella diocesi di Santo Amaro. «C’è un grande lavoro di evangelizzazione ancora da fare nei confronti di una religiosità molto popolare e in generale superficiale”, scriveva descrivendo la sua missione in una lettera del 2009. “Ciò che più mi manca è un po’ di tempo libero per me stesso, per scrivere più spesso a conoscenti e amici, leggere un libro, studiare qualcosa. Ma fa parte del ‘gioco’”. Forse, egli aggiunge, rientra tutto nel significato dell’espressione “questo è il mio corpo offerto per voi”».

Dal 2016 era stato richiamato in India per tre anni per assumere il compito di rettore presso il Collegio Regina degli Apostoli, il seminario propedeutico del Pime che sorge proprio a Eluru. Poi nel 2019 era rientrato in Brasile nella diocesi di Santo Amaro. Come parroco a Nostra Signora degli Angeli la sua frontiera di impegno missionario era diventata la nuova favela di Jardim Itajai, un quartiere povero nato negli ultimi anni dove oggi vivono circa 5mila persone. Qui il Pime nel 2019 ha aperto la cappella di San Josè di Anchieta, che rappresenta l’unico punto di riferimento per la comunità, come raccontava padre Raju stesso in questo video.

 

Negli ultimi mesi a Jardim Itajai padre Raju era stato in prima linea nel portare aiuti alle tante famiglie povere messe ulteriormente in ginocchio dal lockdown. La sua parrocchia era diventata una delle realtà sostenute dalla Fondazione Pime attraverso il Fondo Emergenza Coronavirus nel mondo aperto in Italia un anno fa per non dimenticare le vittime più nascoste della pandemia e tuttora attivo. «Qui – raccontava – vivono gli ultimi degli ultimi. Abbiamo acquistato e consegnato 2.400 litri di latte. Ogni famiglia ha ricevuto 6 litri: c’era una coda lunghissima, quasi 500 persone. Qualcuno ci chiede di comprare una bombola di gas per cucinare, qualcuno ha bisogno di una visita in ospedale, di un frigorifero da mettere in casa, oppure di un abbonamento ai mezzi pubblici per poter andare a lavorare».

In questo servizio padre Raju ha donato se stesso fino alla fine, fino alla morte proprio a causa del Covid-19.