Annunciatrici di misericordia

Annunciatrici di misericordia

BAMBARAM
Le donne africane hanno un ruolo fondamentale nella Chiesa, ma sono  escluse dai processi decisionali

 

In Guinea Bissau le donne svolgono un ruolo fondamentale all’interno delle comunità cristiane, che però è nascosto e poco riconosciuto. Il loro numero è sempre il più elevato nelle celebrazioni religiose. Sull’altare troviamo chierichette e lettrici. Tra i catechisti, la maggior parte sono donne. In tutta la pastorale sociale, in particolare nella Caritas e nella pastorale della salute, le donne sono la maggioranza. Purtroppo, però, a livello  decisionale, la presenza femminile è limitata. Le donne, il più delle volte, sono chiamate ad eseguire decisioni prese da altri.

La Chiesa ha bisogno della donna che, attraverso la ricchezza dei suoi  doni propriamente femminili come l’amore e la tenerezza, l’accoglienza e la delicatezza, la misericordia, favorisce la riconciliazione degli uomini e delle comunità.

La donna è annunciatrice, portatrice dell’annuncio di salvezza all’umanità, generatrice di pace. La donna africana è aperta  alla Buona Novella, è colei che trasmette ai figli i valori cristiani, ma è ancora molto assente nelle decisioni ad alti livelli nella Chiesa.

Nell’esortazione apostolica post sinodale Africae Munus, nel capitolo dedicato alle donne, troviamo molti  passaggi in cui si riconosce alle donne africane il loro ruolo insostituibile nella famiglia, nella società e nella Chiesa. Le donne, in particolare, sono proprio la “spina dorsale” di questo continente così ricco di valori umani, culturali e religiosi, ma altrettanto impoverito da troppi interessi sia locali che internazionali.

All’inizio della mia esperienza in Guinea Bissau, 26 anni fa, quando arrivavo nei villaggi per incontrare le comunità che cominciavano un cammino cristiano, vedevo le donne sempre dietro. Era l’uomo a decidere nella catechesi. Le donne venivano, ascoltavano, ma ogni responsabilità era degli uomini. Erano i primi passi in una nuova vita. Oggi si vedono donne ben decise che non aspettano l’invito del marito o di altri, ma che sono responsabili della loro scelta di intraprendere un cammino cristiano. Diventano, inoltre, loro stesse annunciatrici. Dove? Alla fonte, al mercato, al momento delle cerimonie. La Chiesa in Africa deve riconoscere alle donne il posto che spetta loro e incoraggiare  la loro formazione, affinché esse assumano «la propria parte di responsabilità e di partecipazione nella vita comunitaria della società e della Chiesa. Esse contribuiranno così all’umanizzazione della società».

In Guinea, purtroppo, non esiste ancora la partecipazione della donna agli studi teologici. Si sta muovendo qualcosa, ma a piccoli passi e con molta timidezza. Anticamente alla maggior parte delle donne non veniva data la possibilità di studiare, ma ora si sono fatti grandi passi e molte donne sono istruite e preparate. Nonostante ciò, a livello decisionale nella Chiesa sono ancora  assenti. È indispensabile l’apporto della ricchezza e delle capacità intuitive insite nel genio femminile.

La Chiesa senza le donne è un corpo mutilato. Dio si è spesso servito dell’elemento femminile come parte fondamentale del suo progetto. Gesù stesso ha avuto molto rispetto delle donne. Ha affidato loro, per esempio, il messaggio della sua resurrezione. Qualche volta si è anche lasciato convincere da loro. La donna cananea con la sua insistenza ha convinto Gesù a guarire i pagani.

La Chiesa non abbia timore a consegnare alla donna  il grande dono  della Parola di Dio, per annunciare a tutti: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Sarà il Cristo?».